La “Medicina” per le Malattie Neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson, SLA…) e per la Sclerosi Multipla

Suggerisci in questo post tutti i rimedi naturali, i consigli per la prevenzione e le nuove cure per le Malattie Neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson, SLA…) e per la Sclerosi Multipla.

NB: Questo post è solo un’informativa. In caso di problemi di salute bisogna sempre rivolgersi ai medici (in questo caso un Neurologo o un Geriatra) e vanno sempre fatte le cure mediche ufficiali. Magari qualche rimedio naturale presente tra i commenti potrà essere integrato alla terapia ufficiale, sotto la propria responsabilità.

NB2: Indica solo rimedi naturali che hai provato diverse volte e hanno funzionato efficacemente. E’ vietato indicare farmaci.

103 commenti:

  1. Anonimo3/11/15

    Da una ricerca pubblicata su Nature Communications:
    scoperto un meccanismo che potrebbe permettere di promuovere la ricrescita dei nervi danneggiati per ripristinare le connessioni nervose originali dopo un eventuale danno. Una proteina chiamata Retinoblastoma (Rb) è presente nei neuroni adulti che normalmente sembra agire come un freno, impedendo la crescita del nervo. Quello che abbiamo dimostrato è che inattivando Rb possiamo eliminare questo freno e costringere i nervi a crescere molto più velocemente. I ricercatori hanno spento la funzione di Rb per un breve periodo, dimostrando che questa manipolazione non porta a nessun effetto negativo. Questa metodica potrebbe ad esempio essere utilizzata in caso di neuropatia diabetica ma anche molte altre condizioni causate dal danneggiamento di un nervo periferico, spesso associate a sintomi debilitanti come dolori, pizzicore, insensibilità e difficoltà a coordinare i movimenti.

    RispondiElimina
  2. Anonimo3/11/15

    Due farmaci impiegati per trattare il piede dell’atleta e un'altra forma di eczema potrebbero essere efficaci per la sclerosi multipla.

    Il miconazolo e il clobetasolo, queste le due molecole hanno dimostrato di stimolare la crescita delle cellule progenitrici degli oligodendrociti, una classe di staminali da cui originano le cellule nervose che producono la mielina.

    «sono proprio in grado di potenziare la capacità rigenerativa delle staminali nel sistema nervoso adulto»

    RispondiElimina
  3. Anonimo3/11/15

    Allo studio un collirio per cura malattie neurodegenerative.
    Una terapia applicabile per mezzo di semplici gocce per gli occhi, contente Ngf (Nerve growth factor), il fattore responsabile della crescita delle cellule nervose scoperto da Rita Levi Montalcini, è in grado di stimolare la generazione di nuovi neuroni.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anonimo2/3/23

      Spray nasale potrebbe ridurre i danni di un trauma cranico
      Ideata da scienziati italiani una cura a base di uno spray nasale a base di Nerve Growth Factor (NGF, la molecola scoperta dal Nobel Rita Levi Montalcini) per ridurre gli effetti dei traumi cerebrali ed evitare anche il manifestarsi di disabilità di tipo motorio.

      Nell'ambito del progetto, inoltre, è in corso di svolgimento il primo studio clinico autorizzato in Italia che prevede l'uso di NGF veicolato al cervello tramite somministrazione intranasale in bambini con esiti di lesione cerebrale traumatica grave. (ANSA)

      Elimina
  4. Anonimo3/11/15

    Potrebbe arrivare da un farmaco già in commercio da anni per la cura dell'asma, la soluzione contro l'invecchiamento cerebrale e la perdita delle funzioni cognitive, vera e propria emergenza sanitaria e sociale a causa dell'aumento della durata media della vita.
    A dimostrare il potenziale del Montelukast per la cura delle malattie neurodegenerative, caratterizzate da perdita della memoria e demenza, è uno studio su cavie pubblicato oggi su Nature Communications.

    RispondiElimina
  5. Per ogni patologia, la medicina più efficace al mondo, per la prevenzione e la cura, è lo Stile di Vita Sano (segui tutti i consigli).
    Inoltre leggi, scarica, stampa e diffondi il Vademecum della Vera Medicina, con gli stili di vita delle persone ultracentenarie.

    RispondiElimina
  6. Anonimo3/11/15

    Gli antiossidanti presenti nella frutta aiutano a prevenire le malattie legate all'invecchiamento cellulare come il morbo di Parkinson e l'Alzheimer. Lo afferma uno studio condotto dal 2010 dai ricercatori della Fondazione Mach (Fem) nei laboratori di metabolomica di San Michele all'Adige, in Trentino.

    RispondiElimina
  7. Anonimo3/11/15

    L'insulina attraverso il naso arriva alle zone del cervello colpite da Alzheimer e demenza senile con risultati duraturi nel migliorare la memoria e senza finire nel sangue. Lo dimostra un nuovo studio condotto da ricercatori della University of Washington School of Medicine, della Veteran Administration Puget Sound e della Saint Louis University.

    RispondiElimina
  8. Anonimo4/11/15

    Nelle donne con sclerosi multipla c'è una carenza di cinque sostanze antiossidanti o con proprietà antiinfiammatorie. In media le donne con sclerosi multipla hanno mostrato livelli più bassi di folato, vitamina E, magnesio, luteina-zeaxantina e quercetina. La sclerosi multipla è una malattia infiammatoria, quindi avere abbastanza sostanze nutritive con proprietà antiinfiammatorie potrebbe prevenirla o ridurre gli attacchi in chi la ha già, anche se dallo studo non è chiaro se le differenze che abbiamo notato sono una causa o un effetto della patologia.

    RispondiElimina
  9. Anonimo4/11/15

    SCLEROSI: FARMACI SEMPRE PIU' EFFICACI 'ALLEATI' PAZIENTI
    IN AIUTO DEI NERVI DANNEGGIATI: Anti-Lingo 1 è un anticorpo monoclonale in fase precoce di sperimentazione clinica. Dati raccolti in precedenza su modelli animali hanno dimostrato che l'anticorpo favorisce la rimielinizzazione dei nervi danneggiati.
    PER CAMMINARE MEGLIO: La molecola Fampridina è una nuova terapia in compresse per la Sclerosi Multipla approvata nell'Unione Europea e che migliora la deambulazione in pazienti adulti affetti da questa patologia. Nella Sclerosi Multipla, infatti, i nervi danneggiati portano ad uno stato di indebolimento della corrente elettrica trasmessa attraverso i nervi stessi. Gli studi hanno provato che la Fampridina può aumentare la conduzione lungo i nervi danneggiati e portare così ad un miglioramento della capacità di deambulazione.

    RispondiElimina
  10. Anonimo4/11/15

    Uno studio aperto su 137 malati di SM con sintomi non controllati soddisfacentemente con i farmaci standard è stata condotta con uno estratto orale di cannabis (Sativex) per investigare efficacia e sicurezza a lungo termine.
    Gli autori concludono che l’uso a lungo termine di un estratto di cannabis ”mantiene il suo effetto nei pazienti che hanno avuto benefici fin dall’inizio. La precisa natura e frequenza dei rischi a lungo termine, specialmente l’epilessia, richiederà studi su più pazienti e per più tempo.”

    RispondiElimina
  11. Anonimo5/11/15

    I metalli pesanti e i pesticidi aumentano il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative.
    - Un ottimo chelante naturale dei metalli pesanti è la ZEOLITE CLINOPTILOLITE. Va presa a stomaco vuoto e lontano dagli alimenti e dai minerali.
    - Oltre a seguire tutti i consigli del post “lo Stile di Vita Sano”, vi è in particolare quello della “Dieta per disintossicarsi dai metalli pesanti”, suggerita in un servizio delle Iene
    - Infine, per limitare i pesticidi, scegli frutta e verdura solo di stagione e prodotti Italiani, quindi evita: ananas, banane, kiwi, avocado, pompelmi…

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anonimo19/12/16

      Nei casi gravi, di intossicazione dai metalli pesanti, si può ricorre ai farmaci, naturalmente dietro prescrizione medica.
      L'ideale è la terapia chelante tramite supposte, che sono una via di mezzo tra la terapia chelante orale (poco assorbita) e quella tramite EDTA con flebo per via endovenosa, ma è poco pratica.
      E’ opportuno abbinare sia l'EDTA (ottimo chelante di piombo e cadmio), sia il DMPS (ottimo chelante del mercurio).
      Quando si procede ad una terapia chelante con questi farmaci, bisogna bere molta acqua ed utilizzare integratori poichè chelano anche i metalli "buoni" (es. ferro..)
      Purtroppo le supposte chelanti (Ca-EDTA) non si vendono in Italia, ma all'estero: farmacie tedesche, svizzere e americane.
      Ecco il nome di qualche prodotto: Detoxamin, Medicardium, Xeneplex, Endsterol, Glytamins.
      Per quanto riguarda i test per riscontrare la presenza di metalli pesanti vi è il test del sangue: galectina-3 ma poco usato in Italia.

      Elimina
  12. Anonimo5/11/15

    Per queste patologie è utile integrare naturalmente la serotonina (la sostanza che regola il buon umore).
    Scopri come integrare la serotonina naturalmente.

    RispondiElimina
  13. Anonimo30/11/15

    Nuove frontiere di cura per depressione e autismo: risultati incoraggianti arrivano dall'applicazione di deboli correnti sul cuoio capelluto.
    Alcuni studi clinici sono stati condotti sull'uso della tDCS per migliorare deficit di memoria nel morbo di Parkinson e la malattia di Alzheimer.
    La terapia si chiama 'Stimolazione Galvanica a correnti dirette' (Tdcs) e, secondo in dati presentati al convegno veronese, favorirebbe una riduzione dei sintomi del 25% nella depressione maggiore, mentre nell'autismo si arriva ad un miglioramento dei sintomi del 40%. La metodica in particolare viene applicata soprattutto ai pazienti con gravi depressioni che non rispondono alle terapie farmacologiche. La Tdcs non è una scossa, la corrente è più bassa di quella utilizzata per una normale elettrostimolazione nei centri di fisioterapia, e durante il trattamento, i pazienti sono coscienti e vigili, per cui possono leggere, telefonare, fare movimento. Nessuna controindicazione per i cardiopatici o per altre patologie. "Questa corrente - spiega il prof. Carlo Miniussi, Neurofisiologo dell'università di Brescia - va a modificare la capacità di riposta dei neuroni. I circuiti neuronali che stanno alla base dei nostri comportamenti, se sono pigri possono essere riattivati e portare miglioramenti dello stato di umore. I pazienti possono sottoporsi a una o due sedute al giorno, di 20 minuti ciascuna, per una, due o tre settimane".
    "A villa Santa Chiara - sottolinea il dott. Marco Bortolomasi, primario della clinica psichiatrica Villa Santa Chiara, sono stati trattati con Tdcs 500 pazienti con problemi di depressione grave. Età media 50 anni e prevalentemente donne. Siamo riusciti a togliere soprattutto l'ansia con somatizzazioni e a migliorare il sonno, componenti principali della depressione e ottenere una riduzione dei sintomi anche del 25%.

    RispondiElimina
  14. Anonimo1/12/15

    Nell'aspirina o in farmaci derivati potrebbe nascondersi la chiave contro molte gravi malattie degenerative: infatti l'acido salicilico, sostanza che si può ottenere anche dal metabolismo dell'aspirina, è risultato in grado di bloccare un enzima che gioca un ruolo importante in malattie neurodegenerative quali Alzheimer, Parkinson e corea di Huntington, l'enzima GAPDH.

    RispondiElimina
  15. Anonimo2/12/15

    Il cloruro di magnesio cura praticamente tutto… già si sapeva dal 1915, grazie alla scoperta del professor Pierre Delbet… ma nessuno ci ha mai informato, dato il costo irrisorio perché è uno scarto del sale.
    Il Cloruro di Magnesio aiuta a curare “epilessie, distrofie, sclerosi, poliomielite, tumori, asma, bronchite cronica, broncopolmonite, enfisema polmonare, influenza, pertosse, raucedine, affezioni dell’apparato gastrointestinale, malattie cervicali, tensioni neuro muscolari, artriti, sciatiche, dolori ai muscoli, calcificazioni, osteoporosi, depressioni, ansie, paure, mali di testa, febbri, fuoco di sant’Antonio, orticarie, tetano (anche quando il paziente è già rigido), morsi di vipera (lavare anche la ferita), rabbia, parotite, scarlattina, rosolia, morbillo e le altre malattie dell’infanzia”.

    Preparazione:
    - Sciogliere 33g di cloruro di magnesio in 1 litro d'acqua
    - Usare una bottiglia di vetro scura. Non utilizzare bottiglie di plastica
    - 1 dose corrisponde a una tazzina da caffè (circa 62,5 ml)
    - Assumere fino a 3 dosi al giorno, prima dei pasti, per curare patologie

    Prevenzione:
    Dopo i 40 anni l’organismo assorbe sempre meno magnesio, producendo vecchiaia e dolori, perciò deve essere preso secondo l’età:
    - dai 40 ai 55 anni: mezza dose al mattino, prima della colazione
    - dai 55 anni ai 70: una dose al mattino, prima della colazione
    - dai 70 ai 100 anni: una dose al mattino ed una alla sera, prima dei pasti

    RispondiElimina
  16. Anonimo12/12/15

    Promette di essere il primo farmaco a bloccare l'invecchiamento, capace di regalare agli esseri umani ben 120 di vita media, ed e' già a portata di mano, poco costoso ed in uso da decenni: si tratta del prodotto anti-diabete a base di metformina, che ha mostrato di allungare la vita almeno del 40% su topi e vermi da laboratorio, e di mantenere il loro organismo più sano e forte.

    Se l'esperimento avrà successo - spiegano gli esperti - le prime malattie a 'sparire' sarebbero l'Alzheimer, il Parkinson, le demenze senili. "Una persona di 70 anni avrà un'età biologica di non più di 50", ha commentato Jay Olshansky, gerontologo della Illinois university di Chicago. La metformina viene giudicata il prodotto migliore contro l'invecchiamento organico, in quanto aumenta le molecole di ossigeno presenti nelle cellule,e queste a loro volta incrementano forza e longevita'.

    Fonte: http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/medicina/2015/12/01/vivere-120-anni-via-libera-a-studio-su-farmaco-antidiabete_f3525a55-e6c8-40de-b5a7-6343caa4775f.html

    RispondiElimina
  17. Anonimo12/12/15

    Gli Antiossidanti che agiscono contro radicali liberi, sono studiati, in particolare nei trattamenti dell'ictus e delle malattie neurodegenerative.

    Gli antiossidanti si trovano in quantità variabili nei cibi quali ortaggi, frutti, cereali, legumi e noci. Alcuni antiossidanti come licopene e acido ascorbico possono essere distrutti da un lungo stoccaggio o da una cottura prolungata. In generale, i cibi lavorati contengono meno antiossidanti di quelli freschi o non cucinati, poiché i processi di preparazione possono esporre il cibo all'O2

    Composti antiossidanti e Cibi che contengono alti livelli di questi antiossidanti
    Vitamina C (acido ascorbico): Frutta e verdura
    Vitamina E (tocoferoli, tocotrienoli): Oli vegetali
    Antiossidanti polifenolici (resveratrolo, flavonoidi): Tè, caffè, soia, origano, frutta, olio di oliva, cioccolato fondente con cacao amaro e vino rosso.
    Carotenoidi (licopene, carotene): Frutta e verdura

    RispondiElimina
  18. Anonimo11/1/16

    Il metodo Kousmine
    Questo metodo, nonostante non vi sia alcuna evidenza scientifica della sua veridicità, viene diffuso come in grado non solo di guarire le patologie tumorali, ma tra le altre cose la bronchite cronica, le allergie, le malattie cardiovascolari, la poliartrite e la sclerosi multipla.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Metodo_Kousmine

    Il metodo comprende alcuni principi fondamentali, tra i quali la riduzione del consumo di carni e derivati animali, l'eliminazione dello zucchero bianco e di cereali raffinati, nonché l'assunzione di grandi quantità di frutta e verdura, e in generale di alimenti che aiutino l'organismo a mantenere un'acidità controllata.

    Un'altra osservazione della Kousmine è una generale carenza nella dieta moderna di acidi grassi polinsaturi (quasi assenti per esempio nell'olio di oliva), presenti invece negli oli di semi spremuti a freddo (girasole, lino, ecc.) e necessari per il mantenimento integro della mucosa intestinale (importante filtro di virus, batteri, sostanze tossiche) e senza la cui azione protettiva il sistema immunitario si troverebbe in situazione permanente di iperattività che lo porterebbe alla lunga a situazioni di stress e di scarsa efficacia nell'ordinaria attività di difesa del corpo con anche più gravi fenomeni degenerativi.

    Gira e rigira, come sempre la medicina migliore sta nell’alimentazione: favorendo frutta e verdura, riducendo cibi raffinati e tutti quelli di origine animale.

    RispondiElimina
  19. Anonimo21/1/16

    Bedrocan: il farmaco a base di cannabis che sta facendo miracoli contro la sclerosi multipla.

    Sapete cos’è il Bedrocan (infiorescenze essiccate di Marijuana)? E’ un farmaco a base di cannabis che sta facendo miracoli, ridà dignità e sollievo ai malati di sclerosi multipla.
    La testimonianza, giunta a noi attraverso un commento, di una ragazza malata di Sclerosi multipla. Si tratta di uno dei cinque pazienti dell’ospedale di Casarano che stanno sperimentando la somministrazione del Bedrocan, nome medico della Cannabis Terapeutica. “Da quando ho cominciato a usarla, sono rinata”, scrive. Testimoniando il valore che la terapia assume nel miglioramentodella qualità della vita di chi si trova a combattere la difficile battaglia contro la malattia.

    RispondiElimina
  20. Anonimo20/2/16

    Pere, spezie, spinaci e pesce nella dieta 'amica' del cervello
    La dieta mediterranea anti-Alzheimer in 100 ricette


    Un frullato di pere con spezie a colazione. A pranzo un'insalata tiepida di spinaci con arance e semi di girasole. Infine, a cena uno stufato di spigola con pomodorini dorati e peperone dolce. Il tutto accompagnato da una sangria alla melagrana o un frullato di mirtilli, banana e basilico. Sono queste alcune delle ricette 'amiche' della salute del cervello, che hanno come base la dieta mediterranea proposte nel volume "La dieta anti-Alzheimer", pubblicato da Edizioni Plan e curato nell'edizione italiana da Fabio Piccini, medico e ricercatore in scienza della nutrizione. Il volume propone un vero e proprio ricettario per la prevenzione a tavola, facendo ricorso alle informazioni validate della ricerca scientifica più recente. "Il segreto è tutto nella dieta mediterranea, che è forse il regime alimentare che, più di altri, riesce a fornire una protezione completa contro l'Alzheimer e a farlo in un modo delizioso per il palato", spiega Piccini, che è ricercatore all'Università Politecnica delle Marche. "La dieta anti-Alzheimer" è stato scritto negli Usa da un medico e uno chef: Marwan Sabbagh,neurologo geriatra, direttore del Banner Sun Health Research Institute, e Beau MacMillan, chef del ristorante Sanctuary di Camelback Mountain.

    Le 250 pagine del volume si aprono con una panoramica sull'Alzheimer e sull'efficacia della dieta mediterranea come prevenzione. Seguono 100 proposte di piatti, suddivisi per tipo: prima colazione; spuntini e antipasti; zuppe; insalate e sandwich; piatti principali; verdure, cereali e legumi; condimenti e salse. Ogni ricetta è accompagnata da una spiegazione scientifica sui benefici nella prevenzione dell'Alzheimer.

    RispondiElimina
  21. Anonimo7/3/16

    Uno studio internazionale rilancia il bexarotene, brevettato contro alcuni linfomi cutanei. Sperimentato come terapia anti-Alzheimer. La nuova ricerca dimostrerebbe la sua capacità di neurostatina di bloccare la formazione degli aggregati tossici che causano la morte dei neuroni.

    RispondiElimina
  22. Anonimo10/3/16

    Paralizzato torna a muoversi grazie alle cellule del naso
    All'uomo e' stato prima rimosso uno dei suoi bulbi olfattivi, preziosi perche' contengono delle cellule specializzate dette olfactory ensheathing cells (OECs) che consentono alle fibre nervose del sistema olfattivo di rinnovarsi continuamente. Poi nel midollo spinale, li' dove c'era la lesione, sono state iniettate le cellule e innestate delle fibre di tessuto nervoso prelevate dalla sua caviglia. Secondo i ricercatori le fibre nervose possono rigenerare il midollo e riparare la lesione.

    RispondiElimina
  23. Anonimo12/3/16

    A Pescara è stata inaugurata all’ospedale Santo Spirito la Cell factory, un laboratorio di manipolazione cellulare criobiologica che curerà i tumori senza chemio, ma con il trapianto di cellule staminali.

    Tumori, leucemie, mielomi, linfomi, sclerosi multipla, Alzheimer, Parkinson e altre malattie degenerative potranno essere curate con il trapianto di cellule staminali prelevate da cordone ombelicale. La biobanca, una struttura di 220 metri quadrati, inaugurata nel reparto di ematologia pescarese.

    Le cellule staminali sono usate in oculistica, ortopedia, ematologia, oncologia ed altre branche della medicina per la loro capacità di farrinascere le cellule e di “riparare” quelle parti del nostro corpo che per malattia o altro si sono ammalate o sono andate perdute.

    RispondiElimina
  24. Anonimo14/3/16

    La vitamina D3 e l'acido grasso omega-3 DHA aiutano il sistema immunitario a ripulire le placche dell'Alzheimer e riducono la morte delle cellule cerebrali.

    La fonte principale di vitamina D3 è la radiazione solare. Ricorda di non prendere mai il sole nelle ore di punta.

    Per gli omega 3 il discorso è un po’ più lungo e bisogna parlare anche degli omega 6.
    Gli acidi grassi Omega 3 e 6 non sono uguali. Gli Omega 6 servono in particolare a produrre degli eicosanoidi (principalmente prostaglandine e leucotrieni), una sorta di "messaggeri" cellulari con effetti vasocostrittori e pro-infiammatori. Gli Omega 3, invece, provocano la liberazione di sostanze antinfiammatorie. Gli enzimi utilizzati dagli Omega 3 e dagli Omega 6 sono gli stessi, quindi questi due acidi grassi sono quindi in competizione.

    La presenza di un eccesso di Omega 6 (facilmente presenti negli alimenti) "soffoca" i benefici degli Omega 3. Per questo motivo, per una regolazione favorevole delle risposte infiammatorie e immunitarie, è raccomandato un rapporto Omega 6 su Omega 3 idealmente pari a 5. Siamo quasi tutti lontani da questo rapporto ideale, poiché consumiamo oggi almeno 15 volte più Omega 6 che Omega 3...

    Gli Omega 3 sono contenuti soprattutto in alcuni tipi di pesci provenienti dai mari freddi, come salmone, sgombro, pesce spada, acciuga, trota, merluzzo, sardine… Poi c’è l'olio di lino che è in assoluto la fonte vegetale più ricca di Omega 3.

    Gli omega 3 sono acidi grassi molto delicati che si degradano facilmente con il calore, quindi per preservarli il più possibile è importante cuocere molto poco gli alimenti che li contengono. Mentre per l’olio è consigliato usarlo a crudo.

    Come spiegavo è difficile mantenere il rapporto ideale tra omega 6 e omega 3, quindi si potrebbero utilizzare degli integratori se non si consuma abbastanza pesce con la propria dieta (sono consigliate tre/quattro porzioni settimanali).

    Un buon integratore di omega 3 deve essere ricco di EPA e DHA. L'ottimale assorbimento e conservazione degli integratori di omega 3 si ottiene tramite l'aggiunta di vitamina E. Le dosi consigliate variano generalmente dai 500 mg ai 1500 mg/die (ricordiamo che il fabbisogno quotidiano è compreso tra 1500 e 3000 milligrammi).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anonimo2/3/23

      Alzheimer
      "L'assunzione di integratori a base di vitamina D potrebbe aiutare a prevenire la demenza"

      Elimina
  25. Anonimo22/3/16

    Una capsula per prevenire l'alzheimer: è stata sviluppata al Politecnico Federale di Losanna: la capsula si impianta sottocute e rilascia lentamente anticorpi che finiscono nel sangue e vanno a svolgere il loro compito nel cervello, ripulendolo dagli accumuli di molecole tossiche ritenute responsabili della demenza di Alzheimer (i frammenti di beta-amiloidi).

    RispondiElimina
  26. Anonimo31/3/16

    Dagli Stati Uniti arriva la notizia della scoperta della possibile causa principale dell'Alzheimer. I test, per ora solo su cavie da laboratorio, potrebbero contribuire allo sviluppo di una nuova cura, aprendo così speranze per i pazienti. Nelle sperimentazioni si è visto che un tipo di cellule del sistema immunitario del cervello, le microglia, quando iniziano a consumare dosi abnormi di un nutriente, un aminoacido che si chiama arginina, iniziano a dividersi e cambiare. In quel momento incomincia ad apparire l'Alzheimer.

    I ricercatori statunitensi della Duke University hanno scoperto che bloccando questo processo con la somministrazione nei topi di un noto 'inibitore enzimatico', una molecola in grado di diminuire l'attività di un enzima), la 'difluorometilornitina' (Dfmo) , si riduce il consumo di arginina, da parte delle microglia e si riduce sia il numero di queste cellule che delle cosiddette 'placche amiloidi'. Sono queste ultime, insieme al malfunzionamento delle proteine Tau, che, depositandosi tra i neuroni, ne alterano, rallentandolo, il funzionamento causando la demenza tipica dell'Alzheimer.

    La 'difluorometilornitina' (Dfmo), la sostanza che è stata utilizzata per bloccare l'effetto dell'arginina, è già utilizzata in una serie di sperimentazioni contro alcuni tipi di tumore e potrebbe diventare un'arma per trovare una cura contro l'Alzheimer. Oggi non esistono farmaci in grado di fermare e far regredire l'Alzheimer e i trattamenti disponibili puntano semplicemente a contenere i sintomi. Per alcuni pazienti, in cui la malattia è in uno stadio lieve, farmaci come tacrina, donepezil, rivastigmina e galantamina possono aiutare a limitare l’aggravarsi dei sintomi per alcuni mesi. In genere questa malattia incomincia in modo subdolo e non è facile da identificare. La persona incomincia a dimenticare alcune cose, per arrivare al punto in cui non riescono più a riconoscere nemmeno i familiari e hanno bisogno di aiuto anche per le attività quotidiane più semplici.

    RispondiElimina
  27. Anonimo22/4/16

    Lo sciroppo d'acero potrebbe essere d'aiuto nella prevenzione della sclerosi laterale amiotrofica (Sla). 

    Il prossimo obiettivo dei ricercatori è ora quello di sviluppare un concentrato di antiossidanti presenti nello sciroppo d'acero, in modo da garantire i risultati protettivi senza la 'controindicazione' dell'alto contenuto di zucchero che, nell'uomo, può portare allo sviluppo di malattie come diabete e obesità.

    RispondiElimina
  28. Anonimo4/6/16

    Farmaci Neurotrofici
    https://it.wikipedia.org/wiki/Neurotrofina

    RispondiElimina
  29. Anonimo15/6/16

    A soffrire di sclerosi multipla sono soprattutto le donne (due terzi dei pazienti è di sesso femminile) e le sue cause sono ancora in parte sconosciute: "L'aumento dei casi che si registra - dice Comi - è dovuto soprattutto a cause ambientali, come ad esempio un eccesso di sale nella dieta o una carenza di vitamina D".

    RispondiElimina
  30. Anonimo20/6/16

    Tra chi soffre di una rara malattia neurodegenerativa di origine genetica, la polineuropatia amiloide familiare, l'uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) nel corso di 2 anni si è dimostrato più efficace di un placebo nel ridurre il tasso di progressione della malattia e nel preservare la qualità della vita.

    Hanno scelto in modo causale 64 pazienti per ricevere il diflunisal, FANS comunemente usato come antidolorifico, e 66 per assumere il placebo, due volte al giorno per due anni e stabilire gli effetti dell'antinfiammatorio sulla progressione della polineuropatia amiloide familiare.

    Suggerisco di dare uno sguardo anche al post: Antinfiammatori Naturali

    RispondiElimina
  31. Anonimo13/7/16

    Alzheimer: da nuova tecnologia presto vaccino contro demenza
    Il primo vaccino al mondo efficace contro la demenza potrà essere disponibile fra tre-cinque anni, grazie ad una nuova tecnologia sviluppata da scienziati della Flinders University di Adelaide in Australia. Gli studiosi guidati da Nikolai Petrovsky della facoltà di medicina dell'ateneo, con la collaborazione di ricercatori americani dell'Institute of Molecular Medicine e dell'University of California, hanno creato con successo la formula del vaccino, che agisce potentemente sulle proteine anormali beta-amiloidi e tau che fanno scattare il morbo di Alzheimer. I ricercatori hanno potuto contare su studi recenti dedicati alle proteine patologiche associate con l'Alzheimer, la causa più comune di demenza fra gli anziani, che registra nel mondo 7,5 milioni di diagnosi l'anno. I vaccini sviluppati finora non sono abbastanza forti, inducono i giusti anticorpi ma a livelli troppo bassi, scrive Petrovsky sulla rivista Nature's Scientific Reports. "Noi abbiamo potuto creare gli stessi tipi di anticorpi ma a livelli fino a 1000 volte più alti". Secondo Petrovsky la nuova tecnologia è talmente efficace che potrà produrre un vaccino preventivo, come quello contro l'influenza, in grado di sradicare la demenza. "Si potrebbe somministrare a tutti, diciamo quando raggiungono i 50 anni, e immunizzarli prima che insorga la malattia. Vi è anche il potenziale di invertire a posteriori alcuni dei suoi sintomi più avanzati". Sperimentazioni cliniche (umane) inizieranno entro due anni e se avranno successo il vaccino potrebbe essere pronto fra tre-cinque anni, sostiene lo scienziato.

    RispondiElimina
  32. Anonimo30/7/16

    Il metodo Stamina, che consiste nel trapianto di cellule staminali adulte, probabilmente potrebbe curare queste patologie.

    Le cellule staminali sono cellule primitive, non specializzate, dotate della capacità di trasformarsi in diversi altri tipi di cellule del corpo attraverso un processo denominato differenziamento cellulare.

    RispondiElimina
  33. Anonimo3/9/16

    Alzheimer, farmaco fa scomparire placche al cervello in un anno
    Un farmaco, nei test preliminari sull'uomo, ha mostrato la capacità di diminuire la quantità di placche amiloidi, l'accumulo di proteine nel cervello che è considerata la causa dell'Alzheimer.

    Il farmaco aducanumab, un anticorpo monoclonale che 'insegna' al sistema immunitario a riconoscere le placche, è stato testato su un gruppo di 165 persone con Alzheimer moderato, metà delle quali ha ricevuto una infusione settimanale, mentre gli altri hanno avuto un placebo. Chi ha ricevuto il principio attivo ha mostrato una progressiva riduzione delle placche, spiegano gli autori. "Dopo un anno, sottolinea Roger Nitsch dell'università di Zurigo, le placche sono quasi completamente scomparse".

    RispondiElimina
  34. Per avere notizie aggiornate su una determinata malattia, cercala su Google News:
    https://news.google.it

    Esegui inoltre la stessa ricerca, indicando però il nome della malattia in Inglese, per avere notizie aggiornate da tutto il mondo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Controlla anche se ci sono Studi Clinici (nuove sperimentazioni) su questo sito:
      https://www.clinicaltrials.gov

      Elimina
  35. Anonimo10/10/16

    La Dieta Mima-Digiuno (DMD) ha degli effetti positivi anche per chi soffre di sclerosi multipla (malattia autoimmune).

    Questo perché le cellule impazzite (autoimmuni) vengono sostituite con cellule non più autoimmuni.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anonimo2/5/18

      Il senso del digiuno è una pulizia interna del nostro corpo; come facciamo pulizia di casa, così faremo per la nostra cura personale. Questa pulizia interna serve ad avviare un processo di autofagia, cioè affamare le cellule del corpo, che si troveranno costrette a valutare se c’è qualcosa di depositato all’interno della cellula – se ci sono organelli che funzionano male, mitocondri danneggiati – che possa essere utilizzato come energia.

      In questo modo si può fare pulizia di sostanze che ostacolano il buon funzionamento dell’organismo. Molte malattie neurovegetative – cioè neurologiche – croniche, come Parkinson, Alzheimer, sclerosi laterale amiotrofica, còrea di Huntington, sono correlate al deposito di proteine dentro e fuori le cellule nervose; ebbene, l’autofagia permette alle cellule di liberarsi di questi depositi.

      Tratto da: Ventuno giorni per rinascere - Il percorso che ringiovanisce corpo e mente - di Franco Berrino

      Elimina
    2. « le cellule, i sistemi e gli organi che collassano durante il digiuno si ricostruiranno tramite l’attivazione delle cellule staminali o progenitrici che inducono la rigenerazione una volta che la persona ricomincia ad alimentarsi normalmente. »

      Tratto da: La dieta della longevità di Valter Longo

      Elimina
  36. Anonimo10/12/16

    Terapia con flash di luce per fermare l'Alzheimer
    La luce per contrastare l'Alzheimer. E' l'idea alla base della strategia, testata con successo sui topi, dai ricercatori del Massachussets Institute of technology (Mit), che hanno verificato come una terapia a base di flash di luci stroboscopiche (come quelle della discoteca) negli occhi stimoli le cellule immunitarie a divorare le proteine beta-amiloide, che si accumulano nel cervello causando la demenza.

    Come spiega lo studio pubblicato sulla rivista Nature, il tasso perfetto di flash è di 40 lampi al secondo, un tremolio a malapena percepibile, quattro volte più veloce delle luci stroboscopiche della discoteca. Lo sviluppo di proteina beta-amiloide è uno dei primi cambiamenti che si osservano nel cervello dei malati di Alzheimer. Si accumula, formando delle placche, che si ritiene causino la morte dei neuroni e la perdita di memoria. Da tempo si studiano modi per prevenire la formazione di queste placche con i farmaci, ma i risultati finora sono stati deludenti. I ricercatori guidati da Li-Huei Tsai hanno tentato la strada che sfrutta la luce. Quando i topi sono stati messi di fronte ai lampi di luce per un'ora, si è notata una evidente riduzione della proteina beta-amiloide nelle 12-24 ore successive, nelle parti del cervello deputate alla vista.

    Facendolo tutti i giorni per una settimana, i cali di proteina sono stati ancora maggiori. Allo stesso modo, una stimolazione luminosa diretta all'area del cervello che gestisce la memoria - l'ippocampo - ha portato ad una riduzione di beta-amoloide lì. La luce funziona perchè chiama a raccolta le cellule immunitarie che si trovano lì (le microglia), che agiscono da spazzine, mangiandosi agenti patogeni pericolosi, come le proteine beta-amiloide. L'idea è che eliminando la proteina, e fermando la formazione di placche, si riesca a bloccare l'avanzata della malattia e dei suoi sintomi. Si potrebbe così sviluppare una terapia indolore e non invasiva. Il metodo va ora provato sull'uomo, e ricercatori hanno già richiesto l'autorizzazione alla Food and drug administration.

    RispondiElimina
  37. Anonimo20/12/16

    NO alle amalgame dentali
    Se ne avete, fatele rimuovere con una procedura sicura:
    - coperto completamente il viso (c’è solo un buco per la bocca)
    - applicazione della diga, che isola completamente il dente (c’è solo un buco per il dente)
    - sigillo intorno al buco del dente, con una sostanza che sembra silicone

    Contro dispersione vapori tossici: aspirazione a pavimento, aspira-saliva sotto la diga, aspira-saliva sopra la diga, aspiratore sul dente e poi un grosso tubo aspiratore tutto intorno alla zona operatoria.

    Fresa intorno all’otturazione per sgusciarla, con un abbondante getto d’acqua in maniera che dia l’adeguato raffreddamento che impedisca il rilascio dei vapori di mercurio.

    Inoltre consiglio di assumere:
    Da circa 5 giorni prima a circa 5 giorni dopo ogni rimozione ti consiglio di assumere come ulteriore precauzione:
    • 2 cps di C-Tard (1 grammo di vitamina C) dopo colazione che è a lento rilascio;
    • 1 o 2 cps di Carbone Vegetale (usato nei casi d’avvelenamento accidentale o volontario, grazie al suo elevatissimo potere adsorbente) dopo pranzo e dopo cena. Prima della rimozione (da due ore a mezz’ora prima) carbone vegetale

    Successivamente assumere zeolite clinoptilolite, il miglior chelante naturale.

    Vedi il servizio:
    http://www.iene.mediaset.it/video/571/pasca-quando-un%E2%80%99otturazione-ti-cambia-la-vita_674571.shtml

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anonimo3/7/21

      Altri consigli:
      PREPARAZIONE (almeno 1 settimana prima):
      - Alimentazione povera di: carboidrati, latticini e zuccheri
      - Bere almeno 1 litro di acqua lontano dai pasti.

      POST-RIMOZIONE:
      1) Fare la doccia, lavare i vestiti e pulire-lavare il naso e la bocca.
      2) Sciacqui di 15 min con un cucchiaio di olio di girasole puro 1 volta al dì per qualche giorno.

      Elimina
  38. Anonimo20/12/16

    Esami controllo sclerosi multipla:
    RM encefalo (con e senza MDC)
    RM colonna dorsale (con e senza MDC)
    RM colonna cervicale (con e senza MDC)

    RispondiElimina
  39. Anonimo20/12/16

    Ho letto qualcosa riguardo al protocollo CNES (Chelation, Nutrition, Exercise, Stress management) per il trattamento di alcune patologie neurodegenerative, realizzato dal dottor Sante Guido Zanella…

    RispondiElimina
  40. Anonimo8/1/17

    Nuovo studio per localizzare la lesione del nervo:
    Combinare due esami per migliorare la diagnosi dei pazienti con problemi neurologici. Nello studio è stato 'mixato' elettromiografia ed ecografia, ottenendo una diagnosi più precisa ed efficace di un consistente campione di pazienti.

    RispondiElimina
  41. Anonimo28/2/17

    Estratti piante indiane rallentano sintomi della Sla
    Alcuni derivati dalle piante indiane rallentano i sintomi della Sla. Lo dimostra lo studio di un gruppo di ricerca interdisciplinare dell'Università di Cagliari pubblicato sulla rivista Scientific Reports. Si tratta degli estratti dalla Withania somnifera e dalla Mucuna pruriens, piante impiegate da secoli dalla medicina tradizionale indiana (Ayurveda).

    RispondiElimina
  42. Anonimo11/4/17

    La terribile malattia, sclerosi multipla, è stata trattata con successo col digiuno.

    Il dott. Shelton afferma che ≪molto progresso può essere fatto in un gran numero di casi in stato avanzato anche se il recupero non è sempre completo≫.

    Il dott. Richard Geithner del Sanatorium Blaubeuren in Germania documenta che tre pazienti affetti da sclerosi multipla “i quali accettarono di fare la cura del digiuno furono liberi da paralisi dopo un periodo di 18-21 gg”. Uno di questi pazienti, dopo il digiuno, ebbe una nuova ricaduta e fu di nuovo trattato con un periodo di astinenza di 14 gg. Durante i successivi tre anni di osservazioni, non ci fu nessun’altra ricaduta.

    tratto dal libro: Il digiuno terapeutico - Herbert Shelton

    RispondiElimina
  43. Anonimo24/7/17

    L’ipotesi è che il deficit di vitamina K possa contribuire alla patogenesi del morbo di Alzheimer e che la sua supplementazione possa prevenire o ridurre il danno neuronale correlato a questa malattia o a fattori vascolari. La vitamina K2 si è dimostrata utile nella prevenzione del danno cerebrale da ictus e per antagonizzare l’invecchiamento.

    La vitamina K2 ha anche una potente azione anti infiammatoria (riduzione di PGE2, COX2, IL-6) e può essere molto utile in patologie quali l’artrite reumatoide e la sclerosi multipla. In ogni caso la riduzione dei livelli di infiammazione è giovevole a tutti i livelli, tramite il beneficio anti neoplastico e cardiovascolare ed è una delle spiegazioni del fattore longevità correlato a buoni livelli di vitamina K2.

    Assumere la vitamina K2 della forma MK-7 (rimane attiva nell’organismo più a lungo rispetto a quella MK-4). Per attivare tutte le proteine K2 dipendenti ed in generale per andare incontro alle necessità organiche di vitamina K, sono necessari circa 200mcg/die di vitamina K2 (MK-7). La somministrazione dopo un pasto lipidico o in associazione con acidi grassi ne favorisce l’assorbimento.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anonimo24/6/23

      Leggi altre informazioni sulla Vitamina K2.

      Elimina
  44. Anonimo16/11/17

    Scoperto un potenziale nuovo farmaco che potrebbe rappresentare una cura promettente per quasi tutte le forme di autismo: si chiama nitrosinaptina e in test sui topi con la malattia ha ripristinato il corretto funzionamento dei neuroni, inoltre normali comportamenti negli animali, infine ha portato alla normalizzazione delle anomalie cerebrali comuni nella malattia.

    La nitrosinaptina funziona riequilibrando uno sbilanciamento della attività eccitatoria dei neuroni rispetto all'attività insufficiente dei neuroni inibitori. In pratica il farmaco riduce l'eccesso di attività neurale. In base ai test sui topini autistici, una volta ripristinato il corretto equilibrio tra stimoli eccitatori e inibitori dei neuroni, risultano normalizzati i comportamenti degli animali che, quindi, non mostrano più un quadro comportamentale "autistico".

    Infine, il candidato farmaco è stato studiato con successo, preliminarmente in provetta, anche contro l'Alzheimer.

    RispondiElimina
  45. Dieta di cibi Naturali, Vegetali e Integrali previene, blocca e/o cura molte patologie, tra cui Sclerosi Multipla, Morbo di Alzheimer, Disfunzioni Cognitive (T. Colin Campbell)

    Per approfondire: La Rivoluzione Delle Forchette - L'ABC del Mangiar Sano e Naturale
    (T. Colin Campbell, Caldwell B. Esselstyn, Franco Berrino, Michela De Petris, Michele Riefoli)

    RispondiElimina
  46. Anonimo28/4/18

    Errori alimentari e rimedi per ogni patologia
    Senza entrare in modo troppo approfondito nel merito di ogni patologia,
    possiamo comunque sviscerare quali siano secondo la scienza gli errori
    alimentari e quali le soluzioni dietetiche percorribili.

    In caso di: malattie degenerative del sistema nervoso centrale

    I comportamenti a rischio degli onnivori:
    1. Prediligere cibi animali ricchi di grassi saturi e di colesterolo che induriscono
    la parete delle cellule nervose e le rendono refrattarie alla trasmissione degli
    impulsi nervosi.
    2. Consumare pesce (quello d’allevamento contiene grassi saturi e colesterolo,
    quello pescato metalli pesanti neurotossici).
    3. Usare cibi industriali (per esempio biscotti, brioche, merendine, torte, cracker,
    piadine…) prodotti con grassi saturi e trans.
    4. Condire le pietanze con burro, formaggio, ragù di carne, salsiccia e pancetta
    privi di acidi grassi omega 3 ad attività neuroprotettiva.

    E le soluzioni dei vegani:
    1. Eliminare le fonti alimentari di grassi animali.
    2. Scegliere olio di lino, semi di lino, chia, canapa, o noci, semi di zucca, fagioli
    di soia, rosmarino, origano e alghe di mare come fonte di omega 3 al posto del
    pesce.
    3. Prediligere prodotti preparati in casa con ingredienti freschi, genuini e privi di
    acidi grassi saturi e trans.
    4. Consumare quotidianamente cibi ricchi di omega 3.

    Tratto da: Buono, sano, vegano - Michela De Petris

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anonimo30/10/19

      Il rischio di ammalarsi di una demenza (Alzheimer compreso) potrebbe aumentare del 52-74% con un consumo eccessivo di cibi contenenti grassi cattivi trans, ad esempio margarine, brioche, snack dolci, salatini, patate fritte surgelate, dadi da brodo, alimenti da fast-food, pesce surgelato in panatura, in poche parole il cibo industriale. (ANSA)

      Elimina
  47. Anonimo30/4/18

    La prima ricerca a dimostrare un effetto della dieta sulla Sclerosi Multipla risale a più di mezzo secolo fa, quando negli anni Quaranta del Novecento il dott. Roy Swank avviò un’indagine scientifica in Norvegia e presso l’istituto neurologico di Montreal.

    Swank aveva riscontrato che la progressione della malattia veniva notevolmente ridotta dalla dieta a basso contenuto di grassi saturi, che funzionava anche per i soggetti all’inizio dello stadio avanzato.

    Nel 1990 aveva poi fornito un compendio del suo lavoro, concludendo che nel sottogruppo di pazienti che avevano iniziato a seguire la dieta povera di grassi saturi nello stadio iniziale della malattia «circa il 95% [...] era rimasto solo lievemente disabile per circa trent’anni», e solo il 5% di questi pazienti era morto. Invece, l’80% dei pazienti nello stadio iniziale di Sclerosi Multipla che consumavano la dieta più ricca di grassi saturi era morto di Sclerosi Multipla.

    In tempi più recenti, altri studi hanno confermato e ampliato le osservazioni di Swank, ponendo gradualmente un accento sempre maggiore sul latte vaccino. Queste nuove ricerche dimostrano che il consumo di latte di mucca è strettamente correlato alla Sclerosi Multipla, sia nel raffronto fra diversi paesi, sia confrontando i diversi stati americani.

    Tratto da: The China Study

    RispondiElimina
  48. Anonimo1/5/18

    Anche le malattie degenerative del sistema nervoso traggono giovamento dalla pratica dell’attività fisica.

    L’attività aerobica si è dimostrata efficace nel ridurre in modo significativo i disagi dovuti al morbo di Parkinson in molteplici studi.
    Sono di particolare interesse i risultati di un recente studio della Fondazione Nazionale per il Parkinson americana nell’ambito dell’Iniziativa per il Miglioramento della Qualità di Vita nel Parkinson: questo studio osservazionale nella vita reale ha raccolto informazioni sulle terapie ricevute e il loro esito negli Stati Uniti, in Olanda e Israele, e dati sulle abitudini relative all’esercizio fisico, nonché sull’andamento della qualità di vita e sulla mobilità, nel corso di due anni, in 3408 pazienti. Sono stati confrontati i pazienti che facevano esercizio e quelli che non ne facevano.

    Dopo due anni di osservazione, coloro che svolgevano esercizio fisico regolarmente presentavano una riduzione della qualità di vita correlata alla salute e della mobilità significativamente minore rispetto a coloro che non facevano esercizio fisico. È anche stato osservato che aumenti del tempo di esercizio di 30 minuti sono associati a ulteriori miglioramenti e che l’esercizio ha effetti più importanti nella malattia di Parkinson in fase avanzata. Lo studio sottolinea l’importanza dell’esercizio fisico anche per periodi brevi.

    Ci sono indizi che la dieta mediterranea sia protettiva per il morbo di Parkinson e ci sono sempre più studi che suggeriscono che l’attività fisica e la dieta mediterranea siano protettive anche per la demenza di Alzheimer.

    L’allontanamento dalla dieta tradizionale e la vita sedentaria si stanno delineando fra le cause più importanti per l’aumento delle malattie neurodegenerative come del diabete, delle malattie cardiovascolari e del cancro.

    Tratto da: Ventuno giorni per rinascere - Il percorso che ringiovanisce corpo e mente - di Franco Berrino

    RispondiElimina
  49. Anonimo9/5/18

    Il colesterolo ha un ruolo importante nell'esordio e nella progressione dell'Alzheimer: favorisce la formazione di aggregati tossici di molecole di beta-amiloide nel cervello.

    Leggi: La “Medicina” per il Colesterolo Alto

    RispondiElimina
  50. Anonimo12/6/18

    Prevenire l'Alzheimer

    1. Attività fisica
    Gli studi dell'Alzheimer’s Research & Prevention Foundation hanno dimostrato che fare, regolarmente, esercizio fisico può ridurre fino al 50% il rischio di sviluppare deficit del funzionamento cognitivo e – aspetto non da poco – è in grado di ridurre il deterioramento in coloro in cui la malattia si è già presentata. In pratica l'attività fisica stimola il cervello sia a mantenere le vecchie connessioni neuronali che a crearne di nuove.

    Cosa serve? Ameno 150 minuti di esercizio moderato alla settimana: meglio se alternando attività cardio e di consolidamento della massa muscolare. Per chi comincia vanno benissimo camminare e nuotare. E' anche importante includere degli esercizi che prevedano bilanciamento e coordinamento dei movimenti, come yoga o tai chi.

    Importante: ad ogni età, tanto più con l'avanzare degli anni, anche poco (almeno per cominciare) è meglio che niente. E' bene scegliere attività che piacciano: anche solo 10 minuti di passeggiata per tre volte alla settimana, per iniziare. Passato il primo mese, l'attività fisica diventerà un'abitudine come un'altra, qualcosa che si sente fa stare bene.

    2. Alimentazione sana
    L'Alzheimer viene definito anche il “diabete del cervello”: l'infiammazione e insulino-resistenza danneggiano i neuroni e inibiscono la comunicazione tra le cellule cerebrali. Correggendo, rendendo più sane le proprie abitudini alimentari, si può ridurre l'infiammazione e così proteggere il cervello. Quali sono le indicazioni principali? La prima: cucinare da sé i piatti, in modo da assicurarsi ingredienti freschi, genuini, più ricchi di nutrienti e portate senza conservanti o additivi.

    Ridurre lo zucchero: non solo quello che si aggiunge nelle ricette ma fare attenzione a tutti gli zuccheri nascosti in quasi tutti i prodotti alimentari confezionati, inclusi quelli “dietetici”, a zero grassi. E, quanto ai carboidrati, sceglierli integrali. Ridimensionare drasticamente il sale; per condire, usare le spezie. E assoluta moderazione con il vino.

    E poi via libera a frutta e verdura (tanto più se ne mangiano, meglio è, spaziando tra i vari tipi e colori), legumi, olio extravergine di oliva. Eliminare o ridurre cibo già elaborato (detto in altro modo: i piatti pronti o semipronti surgelati o no che troviamo nei centri commerciali di ogni dimensione) ed evitare fast food e qualsiasi prodotto contenga oli parzialmente idrogenati.

    Integrare i grassi Omega3, che sembrano avere un impatto positivo nell'Alzheimer, contribuendo a ridurre le placche beta-amiloidi: e sì, ovviamene ci sono i pesci come salmone, tonno, sardine che sono delle buone fonti ma per chi vuole mangiare veg si trovano anche in noci, alghe, semi di lino e olio di semi di lino, semi di chia, soia, semi di zucca, legumi, spinaci , broccoli, germogli di erba medica (per fare degli esempi).

    E poi, una tazza di tè al giorno, assunta regolarmente, sembra sostenere la memoria e la vigilanza cerebrale e rallentare l'invecchiamento cerebrale; il tè oolong e quello bianco – dalle 2 alle 4 tazze quotidiane – hanno dimostrato effetti benefici.

    Integratori? Sì, ma da prendere dopo essersi confrontati con il proprio medico o capace naturopata, per dosaggi e possibili interazioni con le medicine. Tra quelli che possono fare bene: acido folico, vitamina B12, vitamina D, magnesio ma anche vitamina E, ginkgo biloba, coenzima Q10, curcuma sembrano dare benefici nella prevenzione o rallentamento delle sintomatologie legate alle demenze.
    [CONTINUA]

    RispondiElimina
  51. Anonimo12/6/18

    3. Relazioni sociali
    Siamo esseri sociali, e il nostro cervello non è da meno. Così, anche per la prevenzione e la cura dei disturbi legati al funzionamento cognitivo, le relazioni umane, affettive, sono importanti. E' fondamentale avere un contatto regolare, faccia a faccia, con qualcuno che tiene a noi, che ci fa sentire ascoltati. Amare, fare del bene è un altro importante fattore protettivo che ci procura anche benessere personale. Perciò non solo la vita sociale ma anche l'impegno diventano efficaci su più fronti: collettivo e individuale.

    Come fare? Frequentare gruppi che seguono gli stessi propri interessi ma pure altri che si immergono in attività mai fatte prima; via libera al volontariato; incontrarsi di persona con amici e parenti (anziché usare il telefono o skype o facebook... che comunque sono meglio dell'isolamento totale); conoscerei propri vicini, andare al cinema, ai musei, nei parchi. Uscire dove ci sono altre persone, insomma. E tessere, piano piano, relazioni. Con un sorriso, un gesto gentile e la voglia di usarli anche consapevolmente.

    4. Allenamento mentale
    Non è che sia una prerogativa solo del cervello: sappiamo bene che quello che non allena viene perso. Diventa più difficile recuperarlo. Per questo tenere allenata la mente è fondamentale, ogni giorno.

    Come? Imparando qualcosa di nuovo: non deve essere per forza una lingua straniera (ma perchè no, è una buonissima pratica) ma può bastare un libro, leggere il giornale, seguire un nuovo hobby, imparare un tragitto diverso per andare nello stesso posto, utilizzare la mano non dominante (la sinistra per i destrorsi, la destra per i mancini) per mangiare, cambiare ritmo alle proprie abitudini. Anche la memoria va allenata: tenendo a mente prima piccole cose e poi via via un numero più grande, utilizzando anche strategie per consolidare le connessioni che la memoria fa per ricordare.

    Un po' di gioco non fa male, anzi: puzzle, giochi di parole come il Sudoku, giochi di strategia. Allenano il cervello a formare e mantenere associazioni cognitive. Tenere in gioco la propria curiosità e attenzione: osservare, anche nei dettagli, per poter rispondere alle cinque domande che ogni giornalista dovrebbe saper soddisfare in un suo articolo (chi, cosa, dove, quando e perchè).

    5. Buon riposo
    Insonnia e altri problemi del sonno potrebbero essere fattori di rischio: la mancanza, la difficoltà ad entrare nel sonno profondo crea difficoltà al processo della memorizzazione. Inoltre numerosi studi evidenziano l'importanza di un sonno continuo per favorire il rilascio, l'espulsione delle tossine cerebrali. E' importante quindi considerare anche questo aspetto e, in orario serale, facilitare quelle attività che favoriscono, predispongono l'organismo al riposo (l'obiettivo è dormire in media 7 ore a notte): andare a letto più o meno sempre alla stessa ora, ad esempio, favorisce i naturali ritmi circadiani; evitare i “riposini” (oppure farli al massimo nel primissimo pomeriggio e per non più di trenta minuti); non tenere televisione o computer nella camera da letto e smettere di utilizzarli almeno mezz'ora prima di andare a dormire; creare un rituale lento, dolce, prima di andare a dormire: una serie di attività che predispongono al riposo, che segnalano che la giornata si è chiusa, come scrivere due righe sul proprio diario, fare una doccia calda, meditare. Aiuta anche abbassare le luci per almeno mezz'oretta prima di mettersi sotto le lenzuola.
    [CONTINUA]

    RispondiElimina
  52. Anonimo12/6/18

    6. Gestione dello stress
    Lo stress prolungato non fa bene al corpo, alla mente, alle emozioni. Quindi neppure al cervello. Imparare a gestire efficacemente le situazioni stressanti, riprogrammare e ripensare la propria vita in modo da evitare quel che si può evitare e accogliere quello che non si può evitare è importante.

    Quali attività aiutano? Sicuramente il respiro profondo, addominale. Provare per credere. Prendersi il tempo per sentire il respiro e portarlo nella pancia, restare per un secondo e poi lasciarlo andare lentamente è un esercizio facile, potente, che si può fare ovunque.

    E poi: così come dedichiamo del tempo – non o poco contrattabile – alla nostra igiene personale o ani nostri pasti, così dovremmo pianificare momenti di nutrimento interiore: meditazione, preghiera, pratiche spirituali. Certo farli solo come “rimedio” anti Alzheimer o in generale per il benessere del cervello non è proprio il massimo ma possono essere un primo passo, comunque utile, anche verso una consapevolezza più profonda. A volte la pratica apre mondi nuovi.

    Da non dimenticare, due potenti antistress: il primo è il divertimento perchè dedicarsi ai propri hobby, alle proprie passioni consente di nutrire le emozioni e la mente, di staccare la spina dello stress. Il secondo è un sano senso dello humor, capace di guardare non solo agli altri con ironia ma anche di sorridere su di sé.

    7. Da 1 a 5 minuti al giorno allontanano il problema di torno
    E poi, perché prevenire è sempre meglio, ecco un esercizio semplice semplice: richiede solo da 1 a 5 minuti e lo si può fare - meglio se tutte le sere - ad ogni età (inutile ricordare che prima si comincia, meglio è). I benefici? Stimola le funzioni cognitive e aiuta a proteggere dall'Alzheimer e in generale dalle patologie che deteriorano la memoria; sollecita l'attenzione e la consapevolezza di sè.

    L'esercizio è da fare a letto, preferibilmente con gli occhi chiusi (e in posizione seduta, se questo può aiutare a non addormentarsi subito).

    8. L'esercizio da fare ogni sera
    Ripercorri la tua giornata: quello che hai fatto, dal momento in cui è suonata la sveglia fino alla sera. Con gli occhi della mente, visualizza, in ordine temporale, le azioni che hai compiuto, le persone che hai via via incontrato. I pensieri più significativi che hai formulato, le emozioni che hai provato. Cerca di ricordare i dettagli, di ritrovare le sfumature (ps: se non riesci a visualizzare, nessun problema! Fai l'esercizio utilizzando il filo dei tuoi ricordi).

    E poi osserva, senti se - in questa o quella situazione - avresti potuto fare in modo diverso, se sei stato gentile o accogliente, se hai agito o reagito, se hai avuto un pensiero per il bene di tutti oppure no. Ringrazia per le esperienze fatte, per quanto ti hanno portato, stimolato più o meno dolcemente, prendi il buono di quanto ti hanno insegnato del mondo e mostrato di te. E con questa nuova consapevolezza, e magari un buon proposito per il giorno seguente, lasciati andare nel sonno.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anonimo9/3/23

      Alzheimer, dimostrato legame con scarsa qualità sonno
      https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/medicina/2023/03/08/alzheimer-dimostrato-legame-con-scarsa-qualita-sonno_7fb50708-3137-4979-afec-d1017b6fea35.html

      Elimina
    2. Anonimo15/12/23

      Un sonno irregolare può aumentare il rischio di demenza
      https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/medicina/2023/12/14/un-sonno-irregolare-puo-aumentare-il-rischio-di-demenza_fc9c7a8c-eadf-4f58-9c2e-87241a51d38e.html

      Elimina
  53. Anonimo27/9/18

    Leggi la storia e come ha sconfitto la sclerosi multipla Matteo Dall’Osso:
    www.matteodallosso.org

    In sintesi:
    - La mancanza di un allelo (una parte del gene) del Glutatione è stato il responsabile della intossicazione così elevata di metalli pesanti, in particolare alluminio, sempre più presenti nell’ambiente in cui viviamo.

    - L’unico esame veritiero per sapere se si è intossicati dai metalli pesanti è l’esame differenziale delle urine dopo aver effettuato una flebo chelante (EDTA) .

    - Una volta fatta la flebo e quindi una volta che l’EDTA è in circolo, esso si lega prima con certi metalli e poi, quando questi metalli si riducono, l’EDTA lega gli altri metalli con minore affinità. Questo è l’ordine con il quale i principali metalli pesanti vengono legati: Alluminio, Cadmio, Piombo, Mercurio. Questo significa che se e quando farete l’esame esso vi indicherà un tasso di alluminio molto alto, ma il tasso di cadmio, piombo e mercurio molto più bassi. Non vuol dire che questi ultimi non li avete nel corpo, significa solo che l’EDTA ha iniziato a legare a partire dal metallo con maggiore affinità.

    - Il SNC è l’ultima parte del corpo a rilasciare i metalli perché non lo fa per contatto, ma solo per diffusione, un processo molto più lento.

    - Le amalgame dentali attivano un effetto catalizzante della malattia. Non sono quindi né una condizione necessaria né una condizione sufficiente, bensì rendono il processo più veloce e contribuiscono alla intossicazione cronica, mantenendola nel tempo.
    - L’esame risonanza magnetica con mezzo di contrasto, utilizzato per evidenziare le eventuali lesioni in fase attiva, è causa degli stessi sintomi della malattia sclerosi multipla, intossicando l’organismo di Gadolinio, metallo pesante.

    - Per evitare nuove intossicazioni si deve sopperire a questa lacuna genetica integrandola facilmente con pastiglie. Quelle qui presentate, Ulthatione 1000 and 500, contengono 4 volte il livello di Glutatione di una semplice flebo. Sono stabilizzate con la vitamina C, vengono assimilate al 90% direttamente dai globuli bianchi dopo due ore dall’assunzione, oltre a non contenere nessun additivo e conservante. Inoltre le gocce di Cellfood permettono una riossigenazione dei tessuti e delle cellule del corpo. Non ha controindicazioni a differenza dell’ozonoterapia.

    - Per ultimare il mio stato di benessere ho assunto lo spray Methyl B12, permette l’assunzione di dosi molto elevate di B12 che possono favorire la rigenerazione dei neuroni, impedire la demielinizzazione e favorire la rimielinizzazione.

    - I dottori di scuola classica sono convinti che la mancanza dell’allelo Glutatione o in generale una carenza di questo enzima non sia il motivo scatenante della malattia. Da loro parole è provato che il 30% della popolazione abbia questa stessa carenza, quindi non essendo il 30% della popolazione malata di sclerosi multipla, questa non ne possa essere la causa. Io ritengo invece che questa carenza di Glutatione, e quindi l’intossicazione da alluminio, sia una condizione necessaria, cioè che tutte le persone affette da sclerosi multipla siano così gravemente intossicate, come per altro riportano alcuni studi scientifici, tra cui Elevated urinary excretion of aluminium and iron in multiple sclerosis hanno già confermato (vedi 22.4 Other important references) e tutti gli esami a tutte le persone che conosco con questa patologia, la famosa causa ambientale?!

    - L’intossicazione da alluminio è inoltre la causa di molte altre patologie. Ho la ragionevole certezza di supporre che l’intossicazione ai metalli pesanti sia la causa di tutte le patologie curate attualmente attraverso farmaci cortisonici.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anonimo6/2/22

      Ci sono parecchie esperienze positive grazie alla terapia chelante con flebo EDTA, secondo il protocollo ACAM (American College of Advancement in Medicine).
      Se avete il protocollo postatelo qui. Pare che il farmaco costa solo 2 euro ma i medici si pigliano almeno 60 euro a flebo.
      Qualche informazione sul protocollo:
      https://www.centrodimedicinabiologica.it/che-cose-la-terapia-chelante-monzamedicina-preventiva-monza/
      https://www.dottorlimontini.it/medicina-cellulare/la-terapia-chelante-con-e-d-t-a/

      Elimina
    2. Anonimo3/3/24

      In questo studio descrivono la terapia chelante del piombo:
      Durante i 3 mesi, 50 pazienti del gruppo chelante ricevono infusioni endovenose settimanali di 2 ore di una fiala (1 g) di calcio disodico EDTA, miscelato con 200 ml di soluzione fisiologica.
      https://clinicaltrials.gov/study/NCT00926406

      Elimina
  54. Anonimo13/12/18

    I ricercatori del Rutgers Robert Wood Johnson Medical School Institute hanno visto che la caffeina, combinata insieme ad un altro composto presente nei grani di caffè, può rallentare la degenerazione cerebrale nei malati di Parkinson e di demenza a corpi di Lewy (simile all'Alzheimer, ma con un esordio più precoce).
    Già precedenti ricerche avevano mostrato che bere caffè può ridurre il rischio di ammalarsi di Parkinson.
    La caffeina da tempo si sa che ha un'azione protettiva, mentre i grani di caffè contengono oltre un migliaio di altri composti meno noti.
    In questo studio pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences), i ricercatori si sono concentrati su Eht, un acido grasso derivato da un neurotrasmettitore della serotonina, che si trova nel rivestimento dei grani. Questo composto, nei topi, ha dimostrato di saper proteggere il cervello dall'accumulo anomalo di proteine che si ha nel Parkinson e nella demenza a corpi di Lewy.
    Provati insieme, i due composti hanno mostrato di potenziarsi a vicenda, suggerendo quindi l'idea che possono rallentare o fermare l'avanzare delle due malattie.
    Le attuali terapie permettono di agire solo sui sintomi, ma non proteggono dal declino cerebrale.
    Adesso gli studiosi vogliono capire la quantità giusta di Eht e caffeina da usare, per non produrre un eccesso di caffeina.

    RispondiElimina
  55. Anonimo21/2/19

    Il Prof. Antonio Costantini, che lavora presso il Reparto di Riabilitazione Neuromotoria di Villa Immacolata a San Martino al Cimino (Viterbo) è stato invitato a partecipare al convegno in seguito alla segnalazione da parte di molti pazienti che tratta i parkinsoniani con vitamina B1 con successo.

    Il professore ha pubblicato in letteratura tre casi clinici in cui l'uso di dosi elevate della vitamina B1 ha permesso di migliorare notevolmente la funzione motoria.

    RispondiElimina
  56. Anonimo24/2/19

    Metalli pesanti e malattie neurologiche (in particolare SLA) - di Dott.ssa Fiamma Ferraro
    Anche se non è certo possibile pensare che un accumulo di metalli pesanti sia LA causa unica di numerose patologie del sistema nervoso, compresa la SLA (sarebbero necessari ulteriori studi sull'argomento), potrebbe trattarsi di un fattore negativo che si associa ad altre influenze nocive, aggravandole, oppure che peggiora uno stato di malattia già esistente. Cercare di accertare se vi sia un eventuale eccesso, eliminarlo almeno parzialmente e cercare perlomeno di evitare ulteriori accumuli non può che far bene.

    Uno dei molteplici problemi legati alla nostra società “moderna” e tecnologicamente evoluta è il fatto che il nostro ambiente è impregnato di metalli pesanti (arsenico, piombo, nickel, alluminio, mercurio,cadmio ed altri)- a nostra insaputa. Purtroppo non c’è via di scampo; si trovano ovunque: nell’aria (tubi di scappamento, industrie), a volte nelle pentole, pile, cosmetici, deodoranti, vaccini, otturazioni dentarie, alimenti, e a volte anche nell’acqua potabile.

    Sull’argomento avevo già scritto in generale in un precedente intervento. Qui invece vorrei esaminare l’influsso nocivo di un eccesso di metalli pesanti su uno dei sistemi più delicati, quello nervoso, ed in particolare in relazione ad una malattia, la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), la cui frequenza è quasi raddoppiata nel giro degli ultimi decenni.

    Nel contemplare l’organismo umano è opportuno tenere presente che la fisiologia dell’uomo odierno è tutt’ora quasi invariata rispetto a quella dei nostri antenati di migliaia di anni fa, ed anche oggi non disponiamo di meccanismi di difesa in grado di proteggerci efficacemente contro i metalli pesanti; ne vengono eliminate quantità infinitesimali, e alcuni organismi li eliminano più efficacemente mentre in altri l’accumulo è più rapido. L’accumulo è progressivo nei tessuti e negli organi, a livello intracellulare, con effetti nocivi. Come se ciò non bastasse, quando oltre ai metalli pesanti sono presenti altre tossine, vi è un potenziamento reciproco, con un incremento notevole del livello di tossicità in generale.
    [CONTINUA]

    RispondiElimina
  57. Anonimo24/2/19

    La medicina allopatica da secoli descrive e tratta intossicazioni acute da metalli pesanti (l’esempio più noto è l’intossicazione da piombo, della quale si parlava già ai tempi degli antichi Romani), senza rendersi conto invece dei danni causati da un accumulo lieve ma cronico e costante dei medesimi. Due statistiche interessanti:
    1. Nelle ossa degli scheletri di persone morte negli ultimi cinquanta anni il livello di piombo presente, rispetto a quello contenuto negli scheletri di persone morte nell’era preindustriale, è superiore di 500 volte.
    2. Se si prelevasse un’otturazione dei denti a base di amalgama, che molti di noi hanno in bocca e la si gettasse in un lago, vi sarebbe, per eccesso di mercurio, un divieto di pesca, nuoto ed immersione nel lago in base alla legislazione di molti Stati.

    Gradualmente iniziano ad emergere determinate statistiche: qualche anno fa, il Lancet (una rivista tra le più autorevoli in campo medico-scientifico) ha pubblicato uno studio che dimostrava una correlazione tra il morbo di Alzheimer ed un accumulo di alluminio nell’organismo. Altri studi invece dimostrano un collegamento tra la Sclerosi Multipla, l’Autismo e la presenza di mercurio, altri il nesso tra cadmio, piombo e SLA, altri infine l’effetto nocivo dei metalli pesanti sul sistema immunitario. Le cellule del cervello, data la loro importanza, godono di una particolare protezione, costituita dalla barriera emato-encefalica, che trattiene, non lasciandoli passare, molti veleni e sostanze nocive; la protezione non è però assoluta. Così ad esempio le molecole di mercurio sono talmente piccole che a quanto pare riescono ad attraversare la barriera: l’antica espressione popolare inglese “mad as a hatter” (matto come un cappellaio) deriva dal fatto che secoli fa chi confezionava i cappelli veniva a contatto con notevoli quantità di mercurio e dopo un po’ spesso dava segni di squilibrio mentale. Vi sono poi delle sostanze che indeboliscono e rendono la barriera più facilmente attraversabile, come ad esempio l’acido citrico ( di cui sono ad es. ricche le bibite come la Coca-Cola e la Fanta, per di più contenute in lattine d’alluminio che viene sciolto dall’acido!)
    [CONTINUA]

    RispondiElimina
  58. Anonimo24/2/19

    SINTOMATOLOGIA E REAZIONE DELL’ORGANISMO
    La diagnosi di un accumulo tossico di metalli pesanti non è semplice; ci vuole un medico esperto ed informato. I sintomi a livello clinico sono generalmente molto vaghi: stanchezza, astenia, cefalea, depressione, nausea, disturbi intestinali, dolori addominali… Spesso uno di questi sintomi viene classificato e trattato con i farmaci consueti. Ad esempio, ci sono stati casi di “depressioni refrattarie a trattamenti farmacologici” causate da un accumulo di metalli pesanti; oppure casi di “gastrite” trattati per anni con “antiacidi” (che spesso contengono alluminio). Inoltre, paradossalmente, gli eccipienti di numerosi farmaci contengono metalli pesanti.

    Ogni essere umano è un individuo unico: questo implica che la patogenesi della malattia in ognuno è un caso a sé. Per questo motivo, le manifestazioni e/o le malattie causate da un’intossicazione da metalli pesanti variano da persona a persona. Descrivo 3 casi dal mio studio:
    1. Paziente affetto da asma allergico. Livelli altissimi di alluminio e nickel (contatti con questi metalli sul posto di lavoro).
    2. Paziente in apparente buona salute; poco tempo dopo l’estrazione di otturazioni dentarie all’amalgama, comparsa di affezione cardiaca, deterioramento della vista, malessere generale. Livelli altissimi di mercurio. (Durante le estrazioni di otturazioni all’amalgama, se non sono fatte da dentisti molto esperti che seguono le necessarie precauzioni, possono essere rilasciate nell’organismo elevate quantità di mercurio.
    3. Paziente affetto da Sclerosi Multipla in stadio avanzato. Comparsa dei primi sintomi qualche mese dopo una vaccinazione. Livelli altissimi di mercurio; fino ad alcuni anni fa il mercurio era contenuto, come conservante, in numerosi vaccini e molti hanno messo in relazione il grande aumento dell’autismo tra i bambini con l’accumulo di mercurio causato dalla serie di vaccinazioni consecutive alle quali è sottoposto nei primi mesi di vita il fragile organismo dei neonati. La dr. Amy Yasko, in America, ha un calendario d’appuntamenti pieno fino al 2010 perché, a quanto pare, sarebbe riuscita a risolvere tutti i casi di autismo da lei trattati con una particolare forma di disintossicazione dal mercurio.
    [CONTINUA]

    RispondiElimina
  59. Anonimo24/2/19

    INTERPRETAZIONE DI QUESTI DATI NEL CONTESTO DELLA SLA
    Sarebbe scorretto sostenere che un accumulo di metalli pesanti sia LA causa unica di numerose patologie del sistema nervoso, compresa la SLA (ci sarebbe comunque bisogno di ulteriori studi sul ruolo dei metalli pesanti nel contesto della SLA); potrebbe però trattarsi di un fattore negativo che si unisce ad altre influenze nocive e che peggiora uno stato di malattia già pre-esistente.

    Mi è capitato non raramente di sentire colleghi rinomati dire: “Non ci credo alla storia dei metalli pesanti…” A mio avviso non si tratta di “credere” o “non credere”; è risaputo e dimostrato scientificamente che i metalli pesanti sono tossici per le cellule di qualsiasi organo o tessuto vivente ed in certi casi, in particolare in organismi già indeboliti o in cui la disintossicazione funziona meno bene, possono verificarsi le conseguenze ed effetti nocivi sopra-elencati.

    Se poi si inseriscono nella banca-dati MEDLINE i termini “heavy metals” ed ALS si trovano numerosi studi che dimostrano l’esistenza di un collegamento.

    Non vale forse la pena, nel contesto di una malattia aggressiva come la SLA, ed in cui i fattori eziologici sono tutt’ora sconosciuti, accertare se vi sia un accumulo eccessivo di metalli pesanti nell’organismo???

    E’ noto che livelli eccessivi di metalli pur benefici ed indispensabili per l’organismo, come il ferro ed il rame, se presenti in eccesso (come avviene in caso di emocromatosi e morbo di Wilson), possono provocare danni a vari organi; è necessario quindi che anche i metalli benefici siano presenti in quantità non eccessive e nelle proporzioni giuste l’uno con l’altro. Come è possibile quindi pensare che non sia importante controllare la quantità presente nell’organismo di metalli tossici e che questi, anche se presenti in quantità persino superiori a quelle purtroppo oggi divenute “normali”, non facciano comunque male e non sia necessario preoccuparsi di eliminarne almeno una parte ? Quali e quanti danni può provocare una loro presenza in quantità eccessiva? Nella SLA è noto il ruolo fondamentale che svolge l’enzima superossido dismutasi Cu -Zn (rame-zinco) SOD1; è noto anche l’antagonismo esistente tra questi due metalli, nel senso che un eccesso di rame ostacola l’assimilazione dello zinco e viceversa. Per i metalli nocivi si sa ad esempio che il mercurio è un antagonista dell’indispensabile selenio, sono note alcune altre interferenze ed antagonismi ma resta molto da imparare.

    I LIVELLI DI METALLI PESANTI NEL CORPO UMANO
    I metalli pesanti si depositano nei vari organi e tessuti; per questo motivo non è possibile determinare con precisione lo stato di intossicazione solo tramite un prelievo del sangue. E’ possibile misurare i livelli dei vari metalli pesanti da un’analisi del capello (a tale scopo bisogna sacrificare una ciocca di capelli). I capelli sono uno “specchio” dello stato dell’organismo; oltre al fatto che i metalli pesanti si accumulano nel capello, è anche possibile misurare i livelli di minerali ed elementi esenziali (effettuando il “mineralogramma” del capello) ed individuare eventuali carenze/eccessi di minerali. Ci sono vari laboratori specialistici presso i quali è possibile determinare i livelli presenti di metalli pesanti e minerali nell’organismo. Il test più attendibile (quello “da provocazione”, effettuato misurando i livelli di metalli eliminati nell’urina dopo la somministrazione per iniezione di una consistente dose di EDTA, è da evitare in un organismo già indebolito come quello degli ammalati di SLA perché potrebbe costituire uno stress, pur temporaneo, non tollerabile.

    Il livello “normale” di qualsiasi metallo pesante nell’organismo umano dovrebbe essere 0,00, dopodiché vi sono livelli “accettabili” e livelli tossici.
    [CONTINUA]

    RispondiElimina
  60. Anonimo24/2/19

    LA TERAPIA CHELANTE
    Se si accerta la presenza di livelli tossici di metalli pesanti, il modo migliore per eliminarli consiste, per chi è ancora in uno stato di salute relativamente buono, nell’effettuare cicli di TERAPIA CHELANTE per via endovenosa. “Chelante” deriva dal Greco “cheles” (chele del granchio. Un agente chelante “intrappola” la molecola del metallo pesante, il quale viene eliminato dal corpo per via renale). L’agente chelante maggiormente utilizzato è l’EDTA (ha un nome chimico lunghissimo, ma si tratta di 4 molecole di aceto!).

    La terapia chelante dovrebbe essere effettuata da un esperto in materia; ma a questo punto bisogna evidenziare un fatto di notevole rilevanza nel contesto della SLA. L’EDTA viene, nella terapia chelante classica, somministrato per via endovenosa. L’eliminazione dei metalli pesanti può provocare reazioni di disintossicazione, ed un organismo già provato ed indebolito potrebbe anche non sopportare tali reazioni, e ne risulterebbe un peggioramento della situazione globale.

    In questi casi, è opportuno intraprendere una cura molto più blanda:

    Agenti naturali con effetto chelante blando: clorella, acido ascorbico (Vitamina C), aglio, spirulina, tè verde, pectina. Alcuni metalli che, in quanità minime, sono indispnsabili per l’organismo, come lo zinco ed il selenio (si trovano in molti integratori alimentari) e svolgono un effetto favorevole anche contro i metalli pesanti.

    EDTA in polvere, da assumere per via orale; si può ordinare presso varie farmacie (l’EDTA di solito si trova “legato” ad un’altra molecola, ad esempio, sodio –NaEDTA-,calcio –CaEDTA-, magnesio -MgEDTA- oppure potassio –KEDTA. In questo modo, si può somministrare per via orale (attenzione! Può essere irritante nel contesto di gastriti) oppure se ne può sciogliere 1 cucchiaino nell’acqua del bagno (i metalli pesanti, legati all’EDTA si possono anche eliminare attraverso la pelle, un organo in sé, deputato anche a processi di disintossicazione).

    EDTA in supposta: l’effetto è già più potente rispetto all’EDTA in polvere; si può ordinare presso farmacie tedesche.

    Glutatione: questa è una sostanza endogena deputata all’eliminazione di sostanze tossiche. E’ stato accertato che nella maggior parte delle malattie croniche, i livelli endogeni di questa sostanza sono bassi. Preparati per iniezioni a base di glutatione si trovano nelle farmacie italiane ( è necessaria una ricetta medica). L’effetto per via intramuscolare à molto blando (l’assorbimento è minimo) e più potente per via endovenosa.

    L’EDTA può “non distinguere” un metallo pesante da un elemento fondamentale per l’organismo, eliminando vari minerali e vitamine oltre ai metalli pesanti. Per questo motivo è molto importante, durante e specialmente dopo un ciclo di terapia chelante, reintegrare vari elementi: le vitamine del gruppo B, magnesio, zinco, selenio, manganese, cromo ed altri

    Durante la terapia chelante, è importante aumentare la quantità d’acqua assunta nell’arco delle 24 ore (fino ai 3 litri) per aiutare i reni nell’eliminazione dei metalli pesanti.

    Per intraprendere una terapia chelante anche in forma blanda, è comunque opportuno –è necessario, per chi sia già ammalato- farsi consigliare da un esperto in materia ed è essenziale agire in accordo con il proprio medico curante. In linea generale, si possono intraprendere cicli di qualche mese varie volte all’anno, con 2-4 mesi di intervallo tra i cicli.
    [CONTINUA]

    RispondiElimina
  61. Anonimo24/2/19

    EVITARE ULTERIORI DANNI DA METALLI
    Oltre a cercare, con le cautele del caso, di eliminare i metalli accumulati, è di vitale importanza evitare di continuare ad avvelenarsi. Non possiamo purtroppo cambiare l’aria che respiriamo e tutti i veleni dell’ambiente circostante, e non è il caso di diventare troppo timorosi al riguardo. Vale però la pena di effettuare un minimo di sforzo per cercare di controllare l’ ambiente di casa e le sostanze che ingeriamo o sono a contatto immediato con il nostro corpo. Sono da scegliere con cure i materiali (vernici, rivestimenti ecc.) usati in casa, e soprattutto la qualità dell’acqua. Molte tubature, soprattutto se vecchie, rilasciano nell’acqua quantità notevoli di metalli pesanti. E’ vero che quasi nessuno beve più l’acqua del rubinetto, ma si continua in genere ad usarla per cucinare (minestre, caffè ecc.), ed è inoltre ingente la quantità di metalli che si può assorbire attraverso la pelle o inalare quando si fa il bagno o la doccia. E’ quindi consigliabile applicare ai rubinetti del bagno dei filtri che trattengano cloro e metalli.

    Una quantità non trascurabile di alluminio e altri metalli nocivi è inoltre contenuta in vari preparati e cosmetici come deodoranti, anti-perspiranti (che in particolare nelle donne sono applicati in una zona molto delicata, e vi sono studi che ipotizzano un nesso tra il grande uso di anti-perspiranti e l’elevato tasso di tumori al seno tra le donne americane ).

    In particolare gli ammalati di SLA dovrebbero cercare di evitare ogni contatto con il cadmio (spesso rilasciato nell’acqua dalle tubature). Segnalo a questo proposito uno studio pubblicato sulla rivista americana di Medicina del lavoro e dell’ambiente ( J Occup Environ Health 2001 Apr-Jun; 7 (2):109-12) sul caso di un operaio di un’industria di pile al cadmio, morto di SLA in cui, nel constatare il nesso tra la presenza di cadmio e la SLA nel caso in esame, si osserva che “il cadmio compromette la barriera emato-encefalica, riduce i livelli di rame e zinco e superossidodismutasi nel cervello e potenzia l’eccitotossicità del glutammato “.

    Basta considerare che il meccanismo d’azione del più efficace preparato medico finora impiegato contro la SLA, il Riluzolo, consiste appunto nel contrastare l’accumulo di glutammato, per comprendere quanto danno possa procurare, in particolare a chi soffre di SLA, questo potenziamento dell’eccitotossicità del glutammato provocato dal cadmio ed anche, a quanto pare, dal piombo ed altri metalli tossici.

    Ma sul problema del glutammato e di altre sostanze tossiche per le cellule del sistema nervoso scriverò in un prossimo intervento. Nel frattempo, a chi capisca bene l’inglese (purtroppo non conosco libri in italiano altrettanto esaurienti e di rigore scientifico equivalente ma vi sono vari siti interessanti che si possono trovare digitando su Google i termini glutammato monosodico aspartame e neurotossine), consiglio vivamente di leggere il libro del Neurochirurgo Dr. Russell Blaylock “Excitotoxins: The taste that kills” (eccitotossine, il gusto che uccide); lo si può ordinare tramite Internet.

    Il maggiore esperto a livello mondiale sulla tematica della terapia chelante è il Dr. Gary Gordon. Il suo sito web di oltre 400 pagine (www.gordonresearch.con) è ricco di studi scientifici ed informazioni. Il sito della Società italiana di terapia chelante (SITeC) è www.ifa.it, quello della Accademia tedesca di terapia chelante (questa terapia è stata scoperta molti decenni fa in Germania), presso la quale ho effettuato la mia formazione in questo settore, è www.chelat.biz

    RispondiElimina
  62. Anonimo8/3/19

    Il silicio organico pare sia efficace per contrastare:
    - accumulo di alluminio nel cervello (addirittura l’Alzheimer)
    - osteoporosi
    - artrosi
    - sistema cardiovascolare
    - rivestimento protettivo sulla mucosa dello stomaco
    - inoltre ha un'azione anti-aging

    RispondiElimina
  63. Anonimo25/5/19

    La ricerca sta caricando nuove 'sveglie' molecolari pronte a destare le cellule staminali del sangue che poltriscono nel midollo osseo.

    La svolta è arrivata dieci anni fa con il trillo della prima 'sveglia' per le staminali del sangue: si tratta del farmaco plerixafor, che agisce staccando le staminali dal midollo osseo per facilitarne la migrazione nel sangue periferico.

    Plerixafor ha fatto dunque da apripista e ora, conclude Lanza, "ci sono nuovi farmaci allo studio: si tratta di molecole simili, per lo più peptidi, quindi piccole proteine, che stanno affrontando ancora gli studi clinici di fase due e tre".

    RispondiElimina
  64. Anonimo1/8/20

    Ossitocina contro l’Alzheimer
    Un recente studio della Tokyo University of Science (TUS) mostra che l’ossitocina – l’ormone che comunemente conosciamo per indurre sentimenti di amore e benessere – può anche invertire efficacemente alcuni dei danni causati dalle placche amiloidi nella centro di apprendimento e memoria del cervello.

    Clicca qui per approfondire

    RispondiElimina
  65. Anonimo6/8/20

    La parodontite, ovvero la malattia che colpisce le gengive e che nelle forme più gravi provoca la perdita dei denti, è associata a un rischio maggiore del 20% di sviluppare un decadimento cognitivo lieve o una vera e propria demenza. A far luce in modo approfondito sul legame che unisce batteri della bocca e cervello è uno studio pubblicato su Neurology, rivista ufficiale dell'American Academy of Neurology.

    I partecipanti hanno ricevuto un esame parodontale completo che includeva la misurazione della profondità di sondaggio delle gengive, la quantità di sanguinamento e la recessione gengivale: tutti parametri che servono a determinare la presenza di una malattia parodontale.

    "Le persone che, all'inizio del nostro studio, soffrivano di una forma grave di parodontite, avevano il doppio del rischio di lieve compromissione cognitiva o demenza 20 anni dopo".

    "Una buona igiene dentale aiuta a mantenere denti e gengive sane" ed è anche un modo molto semplice ed efficace per preservare la salute di tutto l'organismo.

    Per approfondire: La “Medicina” per i Denti e per il Cavo Orale

    RispondiElimina
  66. Anonimo24/11/20

    Uno studio ha dimostrato come la dimetiltriptamina o DMT, uno dei principali componenti naturali dell’ayahuasca, un tè allucinogeno, utilizzato come medicina spirituale dagli indigeni dell’Amazzonia, promuova la formazione di nuove cellule nervose.

    Una scoperta definita “dal grande potenziale terapeutico” per il trattamento, ad esempio, di malattie neurogenerative come Alzheimer e Parkinson.

    RispondiElimina
  67. Anonimo22/1/21

    L'intensa immunosoppressione seguita da trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche blocca la progressione della malattia della sclerosi multipla.

    Fonte: https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/medicina/2021/01/21/a-genova-scoperta-terapia-per-sclerosi-multipla_750f6cae-105f-437c-ab7b-0915379ec4c8.html

    RispondiElimina
  68. Anonimo31/7/21

    Gli integratori probiotici possono ridurre i sintomi di infiammazione intestinale nei malati di Parkinson.
    Fonte: https://www.greenme.it/integratori/probiotici-infiammazione-intestinale-malati-di-parkinson/

    Leggi: Probiotici e Prebiotici

    RispondiElimina
  69. Anonimo9/12/21

    L'uso della dieta chetogenica, cioè la strategia nutrizionale basata sulla riduzione dei carboidrati che "obbliga" l'organismo a produrre autonomamente il glucosio e ad aumentare il consumo dei grassi contenuti nel tessuto adiposo, sta dando risultati "molto promettenti" per il trattamento dell'emicrania e della sclerosi multipla nei 50 pazienti arruolati nell'ambulatorio nutrizionale della Clinica Neurologica dell'Università di Udine.

    La clinica diretta da Gian Luigi Gigli si sta occupando da tempo, tra le poche in Italia, della nutrizione quale frontiera per una migliore gestione di patologie neurologiche che vanno dall'emicrania alle demenze, dall'epilessia al Parkinson, dai tumori cerebrali alla sclerosi multipla. (ANSA)

    RispondiElimina
  70. Anonimo2/3/22

    Trattamento fitoterapico del decadimento cognitivo
    - Ginkgo
    - Salvia

    Tratto dal corso: Fitoterapia (Federica Web Learning - Università degli Studi di Napoli Federico II)

    RispondiElimina
  71. Anonimo13/4/22

    Parkinson, sonno molto agitato può essere un primo segno
    Il Parkinson si manifesta intorno ai 60 anni di età, ma tra il 10 e il 20% dei pazienti iniziano ad avere sintomi anche prima dei 50 anni.

    "Iniziare il trattamento in fase precoce o anche pre-sintomatica è importante sia per controllare i sintomi che per rallentare l'evoluzione. In queste fasi, infatti, i farmaci dopaminergici o neuroprotettivi in studio potrebbero modificarne il decorso".

    Per diagnosticare la malattia nella fase pre-sintomatica bisogna prestare attenzione alle manifestazioni cliniche non specifiche come deficit dell'olfatto, depressione, ma anche, come recenti ricerche confermano, il disturbo comportamentale durante il sonno Rem: circa il 60% dei pazienti che urlano, scalciano, tirano pugni, infatti, sviluppa Parkinson entro 10-12 anni.

    Ad oggi non c'è una cura definitiva ma sono disponibili farmaci che possono tenere sotto controllo i sintomi, a cui possono essere associate anche terapie come ultrasuoni focalizzati e stimolazione cerebrale profonda. (ANSA)

    RispondiElimina
  72. Anonimo18/11/22

    Di tutti gli organi, il cervello è quello che richiede più energia.
    Ospita un sacco di mitocondri. Questo significa che, se nel nostro corpo c’è un eccesso di glucosio, il cervello può subirne le conseguenze. I neuroni soffrono lo stress ossidativo proprio come le altre cellule: dato che aumentano questo stress, i picchi glicemici ripetuti favoriscono l’insorgere di neuroinfiammazione e, a lungo andare, di disfunzioni cognitive.
    Inoltre, l’infiammazione cronica è un fattore chiave in tutte le malattie degenerative irreversibili, come il morbo di Alzheimer.
    Non finisce qui: il legame tra livelli di glucosio e malattia di Alzheimer è così forte che, a volte, questa patologia è chiamata «diabete di tipo 3» o «diabete del cervello». Per esempio, chi soffre di diabete di tipo 2 ha una probabilità quadrupla di sviluppare la malattia di Alzheimer rispetto ai soggetti sani.

    Mangiare i cibi nell’ordine giusto permette di appiattire la curva di glucosio.
    Quando ci sono picchi di glucosio tutto l’organismo ne risente.
    L’ordine giusto è: prima le fibre (tra cui verdure), poi le proteine e i grassi, per ultimi amido e zuccheri (tra cui frutta).
    Altri trucchi: inizia sempre con un antipasto verde (o con carote), fai una colazione salata, un sorso d’aceto prima di mangiare, muoviti dopo mangiato, scegli snack salati, vestire i carboidrati (abbina ad amidi e zuccheri anche grassi, proteine o fibre).

    Per approfondire:
    - La rivoluzione del glucosio - Jessie Inchauspé

    RispondiElimina
  73. Anonimo23/2/23

    Gli psicobiotici, microrganismi benefici che si affiancano ai probiotici, che operano lungo l'asse microbiota-intestino-cervello e contribuiscono a migliorare le prestazioni del sistema nervoso umano.

    La ricerca ha confermato i benefici prodotti da questi microorganismi, compiendo un ulteriore passo nella direzione di un intervento preventivo o curativo attraverso l'alimentazione, di sindromi quali depressione, Alzheimer, autismo o disturbi da stress in generale.

    Dallo studio emergono, in particolare, quattro elementi principali della dieta che sono in grado di migliorare la salute mentale: gli acidi grassi omega-3, i polifenoli, le fibre e gli alimenti fermentati. Si può realizzare una dieta bilanciata, senza dovere assumere integratori, semplicemente associando ad una dieta mediterranea elevate dosi di alimenti fermentati, come crauti, yogurt, kefir e kombucha. (ANSA).

    RispondiElimina
  74. Anonimo2/6/23

    Memoria a rischio con poca frutta, verdura, carenza flavonoli
    Poca frutta e verdura nella dieta, in particolare quella ricca di antiossidanti flavonoli, favorisce la perdita di memoria legata all'età.
    Un multivitaminico ricco di sostanze chiamate epicatechine combatte gli esiti di questa carenza migliorando la memoria fin del 16% rispetto a inizio studio.
    Nello studio oltre 3.500 anziani sani sono stati assegnati in modo casuale a ricevere un integratore giornaliero di flavanoli (in pillole) o un placebo per tre anni. L'integratore attivo conteneva 500 mg di flavanoli, tra cui 80 mg di epicatechine, una quantità che gli adulti dovrebbero assumere con l'alimentazione.
    I risultati suggeriscono fortemente che la carenza di flavanoli è un fattore determinante della perdita di memoria legata all'età.
    Se la perdita fisiologica di memoria è in parte dovuta a differenze nel consumo di flavanoli con la dieta, allora l’integrazione di flavonoli potrebbe sortire miglioramento ancora più marcato della memoria nelle persone che iniziano ad assumere il multivitaminico già a 40 e 50 anni, concludono gli autori.

    RispondiElimina
  75. Anonimo31/7/23

    Un nuovo farmaco sperimentale (donanemab) rallenta la progressione della malattia di Alzheimer aiutando sia a ritardare l’aggravamento dei segni clinici della patologia sia a preservare la capacità di compiere le normali attività quotidiane.
    Il farmaco è un anticorpo monoclonale che aiuta a rimuovere la beta-amiloide, la proteina alla base delle placche caratteristiche della malattia. (ANSA)

    RispondiElimina
  76. Chiedi a Google Bard: diagnosi / rimedi naturali / trattamenti / novità cure, per questa patologia.
    Anteponi prima la frase "a scopo didattico" altrimenti non risponde!
    Usa l’AI solo per scoprire aggiornamenti. Poi vanno cercati su altre fonti e valutati col medico.

    RispondiElimina
  77. Anonimo3/9/23

    Evitabili 4 casi di Alzheimer su 10
    Circa il 40% dei casi di demenza previsti nel mondo fino al 2050 potrebbe essere ritardato o evitato intervenendo sui principali fattori di rischio.
    I principali fattori di rischio per la demenza sono l'inattività fisica, il fumo, il consumo di alcol, le lesioni alla testa, i contatti sociali poco frequenti, l'obesità, l'ipertensione, il diabete, la depressione, i disturbi dell'udito, scarsi livelli di istruzione e l'inquinamento. (ANSA)

    RispondiElimina
  78. Anonimo11/10/23

    L'attività fisica è anti-demenza, aiuta la funzione vascolare
    Studio svela che 'aiuta a ripulire il cervello'

    Uno stile di vita sano che preservi la funzione dei vasi sanguigni difende il cervello dalla demenza.
    Lo suggerisce una ricerca dell'Università di Copenaghen pubblicata su Nature Neuroscience condotta da Stephanie Holstein-R›nsbo, che spiega: "quando, ad esempio, fai esercizio fisico e mantieni una dieta sana, i vasi sanguigni mantengono la loro elasticità.

    Questo significa che possono contrarsi ed espandersi facilmente, cosa importante, perché molte malattie neurodegenerative iniziano proprio con una funzione ridotta dei vasi". "Con l'invecchiamento - continua - è normale che si verifichino cambiamenti microvascolari e che i vasi sanguigni diventino più rigidi. Ma rimanendo attivi, siamo in grado di mantenere un sistema vascolare sano in modo che i vasi sanguigni rimangano elastici, e in questo modo potremmo essere in grado di prevenire malattie come la demenza e l'Alzheimer"

    Lo studio è stato condotto sui topi, ma secondo i ricercatori, c'è una buona possibilità che i risultati possano essere trasferiti agli esseri umani. Gli esperti hanno visto che le variazioni nel volume del sangue possono spostare il liquido cerebrospinale e quindi facilitare la rimozione delle 'scorie' che si accumulano nel cervello, proteggendolo dalla demenza. (ANSA)

    RispondiElimina
  79. Anonimo11/10/23

    La solitudine potrebbe aumentare il rischio di Parkinson
    La solitudine aumenta il rischio di ammalarsi di Parkinson, indipendentemente da altri fattori come la depressione o la predisposizione ereditaria alla malattia.
    La solitudine è associata al rischio aumentato di diverse malattie e anche alla mortalità, compreso un maggiore rischio di malattie neurodegenerative come l'Alzheimer. (ANSA)

    RispondiElimina
  80. Anonimo11/10/23

    Il web e 4 app contro le demenze, al via il progetto e-memory care
    Attraverso una piattaforma digitale e quattro diverse App sono creati degli appositi esercizi per "allenare" il cervello delle persone a rischio. Sono interventi che agiscono su diverse sfere (mnemonica, conoscitiva, sociale, comportamentale e relazionali) con l'obiettivo di rallentare il declino cognitivo che è alla base delle varie forme di demenza. (ANSA)

    RispondiElimina
  81. Anonimo3/3/24

    I metalli pesanti sono tossici per il corpo umano e sono stati associati a condizioni e malattie degenerative come l'Alzheimer, il Parkinson, l'autismo. Leggi: Terapia chelante sopra

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anonimo3/3/24

      Testimonianza autismo (ovviamente non c’è certezza della fonte):
      “Ho notato differenze sostanziali da quando abbiamo intrapreso la chelazione (prima td dmps, poi supposte DMPS alternate con supposte di EDTA): grandi regressioni, nervosismi ma da non verbale, la bimba ha iniziato a dire le prime parole. Ed è migliorata tanto anche a livello cognitivo.”

      Elimina
  82. Anonimo7/3/24

    Uno studio, condotto dal King’s College di Londra, rivela che l'assunzione di un comune integratore di fibre vegetali, in particolare inulina e frutto-oligosaccaride (FOS), riesce a migliorare significativamente la funzione cerebrale negli anziani in sole 12 settimane

    RispondiElimina
  83. Anonimo15/7/24

    Alzheimer, testato uno spray nasale capace di proteggere i neuroni
    Una nuova molecola contro l’Alzheimer che, se somministrata per via intranasale nelle fasi precoci della malattia, può inibire l’accumulo della proteina beta amiloide, proteggendo così i neuroni dai suoi effetti tossici.
    Si tratta di un piccolo peptide formato da sei amminoacidi: Aβ1-6A2V(D).

    RispondiElimina
  84. Anonimo20/9/24

    Demenze, meno rischio con 6 porzioni al dì di frutti rossi e tè
    Scoperti i segreti della dieta anti-demenza: consumare sei porzioni in più al giorno di alimenti e bevande ricchi di antiossidanti flavonoidi, come frutti di bosco, tè e vino rosso, potrebbe ridurre del 28% il rischio di ammalarsi di demenza, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Jama Network Open.
    Intanto un altro studio pubblicato oggi sulla rivista Neurology mostra l'azione preventiva anti-demenza di un'altra dieta che è un mix tra la tradizione mediterranea e la dieta contro l'ipertensione: la dieta Mind include verdure a foglia verde come spinaci, cavoli insieme ad altre verdure. Raccomanda cereali integrali, olio d'oliva, pollame, pesce, fagioli e noci. Privilegia i frutti di bosco rispetto agli altri frutti e raccomanda una o più porzioni di pesce alla settimana.
    I risultati mostrano che il consumo di sei porzioni aggiuntive al giorno di alimenti ricchi di flavonoidi, in particolare frutti di bosco, tè e vino rosso, si associa a un rischio di demenza ridotto del 28%. I risultati erano più evidenti negli individui con un alto rischio genetico e in quelli con sintomi di depressione. (ANSA)

    RispondiElimina
  85. Anonimo9/4/25

    Alzheimer, la stimolazione magnetica dimezza la progressione della malattia
    Sono disponibili i risultati del primo trial clinico randomizzato sugli effetti di un trattamento prolungato per 52 settimane di Stimolazione magnetica transcranica (Tms) in pazienti con Alzheimer in fase lieve-moderata.
    In questa ricerca i pazienti trattati con Tms hanno mostrato un rallentamento del 52% della progressione della malattia con miglioramenti evidenti rispetto al gruppo placebo sulle funzioni cognitive, l'autonomia della vita quotidiana e i disturbi comportamentali. (ANSA)

    RispondiElimina
  86. Anonimo26/4/25

    Usare le tecnologie digitali abbassa i rischi di declino cognitivo
    La prima generazione ad aver usato regolarmente Internet, e-mail, smartphone avrebbe senza saperlo protetto e rafforzato le proprie capacità mentali: i rischi di declino cognitivo o di demenza vera e propria sono risultati inferiori del 58%, rispetto alla media, tra chi negli ultimi vent'anni - ossia dall' avvento dei computer all'arrivo degli smartphone e dei social media e di altri strumenti 'online' misti - si è dedicato all'utilizzo delle nuove tecnologie digitali.
    Esercitando così il cervello ad attività di 'risoluzione problemi', ideazione, comprensione del 'pensiero' intelligente dei pc e così via. (ANSA)

    RispondiElimina
  87. Anonimo13/6/25

    Andare in bici riduce il rischio di demenze, difende i circuiti della memoria
    Tra tutti i mezzi di trasporto che gli adulti possono utilizzare per spostarsi da un luogo all'altro, la bicicletta sembra offrire i maggiori benefici in termini di riduzione del rischio di sviluppare la demenza.
    È emerso che le persone che utilizzavano regolarmente la bicicletta come mezzo di trasporto avevano tassi di demenza inferiori rispetto a quelle che camminavano, guidavano o prendevano l'autobus. Hanno anche scoperto che queste stesse persone conservavano un volume dell'ippocampo (centro della memoria) maggiore e che il rischio era inferiore per tutti e tre i tipi di demenza inclusi nello studio: Alzheimer, demenza precoce e demenza senile. (ANSA)

    RispondiElimina

Rispetta la regola delle tre "S" quando scrivi i consigli: Sintetici, Semplici e Super-efficaci!