Downshifting - Lavorare di meno e Vivere di più

Il Downshifting è uno stile di vita più semplice che consente una riduzione dello stress e un maggiore benessere. In pratica si tratta di lavorare di meno per vivere di più.

Spendendo di meno e di conseguenza rallentando la corsa ai soldi, sarà possibile dedicarsi di più ai propri hobby, al relax, alla famiglia…

Credo che ci sia tutto da guadagnare adottando questo stile di vita… Ecco alcune validissime ragioni:

1. A che servono i soldi se le cose più belle della vita sono Gratis?
2. Viceversa, le cose più brutte sono quelle che costano tanto… quindi meglio avere pochi soldi!
3. Anche se lavorando di meno guadagneresti poco, esistono modi per risparmiare tantissimi soldi (in alcuni casi fino al 100%), senza privarti di niente e contribuendo inoltre alla salvaguardia del pianeta.
4. Dai anche uno sguardo a tutti gli altri post della categoria "Ambiente", tra cui quello del Consumo Collaborativo (Sharing Economy)... un insieme di pratiche di scambio e condivisione di beni materiali, servizi o conoscenze. e i post sull'Autoproduzione che permettono di avere cose genuine a minor prezzo.
5. Potresti inoltre valutare l'idea di spostarti in altri posti, dove puoi goderti la vita con pochi soldi.
6. Potresti valutare l’alternativa di fare "il lavoro dei tuoi sogni"
7. Lo stress da lavoro porta alla morte molto più velocemente del cancro… è la lentezza il segreto felicità
8. Se non spendiamo ci sarà sempre crisi? Esattamente il contrario! Ecco Come salvare l’Italia dalla crisi

Avete altri motivi o consigli per iniziare il Downshifting?

PS: Inoltre non dimenticare che la cosa che più conta è il divertimento e il benessere. Su YouFunny ci sono centinaia di consigli per vivere bene e divertirsi senza spendere soldi…


Ogni volta che condividi sui social network un post "ambiente" come questo, contribuisci a ridurre le emissioni di CO2 per sempre.

118 commenti:

  1. Anonimo3/5/14

    Perle di saggezza:
    “Innanzitutto, il lavoro fa male. Tanto è vero che quando un medico visita un ammalato, come prima cosa gli dice: Riposo assoluto... Hai mai sentito dire: Lavoro assoluto? E poi il lavoro è un perditempo e il tempo non bisogna perderlo in cose inutili, ragazzi, ricordatelo. Bisogna utilizzarlo... C'è gente che perde tutta la giornata a lavorare. Invece guardate me, io non perdo un minuto. Da che m’alzo la mattina a fino che vado a letto la sera, utilizzo tutto il mio tempo a contemplare, a passeggiare, a pensare, guardo gli alberi, il mare…” - (film: a che servono questi quattrini)

    “tutti non aspettano che il momento in cui potranno riposare… quando poi dopo tanti anni di lavoro, finalmente riposano, si sono talmente abituati a lavorare che a stare senza far niente si annoiano. Non bisogna lavorare, non bisogna. Alla domenica, la gente si annoia, e sapete perché? Perché manca del necessario allenamento all’ozio. Perciò che io dico: alleniamoci all’ozio e combatteremo la noia del giorno domenicale.” - (film: a che servono questi quattrini)

    “Il denaro, ricordatelo, è la rovina dell'umanità. È una malattia, e come tutte le malattie provoca i suoi disturbi. E i disturbi del denaro sono l'avarizia e la prodigalità. Io, quando ero ricco, ero prodigo. Scomparsa la malattia, è scomparso il disturbo.” - (film: a che servono questi quattrini)

    “C'è gente che lavora tutta una vita per riposare a settant'anni. Io ho un sistema diverso: riposo quaranta - cinquant'anni e a settant'anni, se sarà il caso, forse allora lavoro.” - (film: a che servono questi quattrini)

    “Non parlarmi di denaro, Michele. Tutta questa gente, tutta questa umanità che corre, smania, suda, salta in tram, fa la coda dietro agli sportelli, fa i capelli bianchi per il denaro... Come se dovesse campare eternamente... E invece siamo tutti condannati a morte. Te lo immagini un condannato a morte che conta biglietti da mille!?! Il denaro è una parola, è una convenzione: c'è tanta gente che senza denaro riesce a vivere come se avesse milioni; c'è tant'altra gente, poi, carica di milioni, che vive come se non avesse nemmeno un soldo. Che pena fanno gli uomini! Per il denaro dimenticano le sole cose vere che ha la vita. Perché esistono delle cose vere, tutto quello che ha creato Iddio è vero: guardare una nuvola, un tramonto, un giardino, un prato pieno di margherite, i bambini che ridono, la campagna, il mare, un cielo pieno di stelle... Ma il denaro, ricordalo bene, non serve a niente, e non ha dato mai la felicità a nessuno!” - (film: a che servono questi quattrini)

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  2. Anonimo3/5/14

    “Dopo una vita di lavoro ci resteranno pochi anni di libertà, ma saremo vecchi e poveri, e avremo sprecato il nostro tempo” - Francesco Narmenni

    “Passiamo la vita lavorando 8/10 ore al giorno al solo scopo di comperarci cose che non servono e che non ci rendono felici. Si può lavorare poco, o smettere del tutto, guadagnare poco, magari dai propri hobbies, ed avere finalmente il tempo per vivere.” - Francesco Narmenni

    “Il lavoro non ha mai ammazzato nessuno, ma perché rischiare?” - Edgar Bergen

    “Mi spezzo ma non m'impiego.” - Achille Campanile

    “non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare!" (film: La grande bellezza)

    “Mi piace il lavoro, mi affascina completamente; potrei rimanere seduto per ore e ore a guardare qualcuno che lavora.” - Jerome Klapka Jerome

    “Il lavoro è il rifugio di coloro che non hanno nient'altro di meglio da fare.” - Oscar Wilde

    "Non bruciate il vostro tempo per accumulare ricchezza, perché l'unica ricchezza è il tempo che bruciate"

    “siamo cibo per i vermi, ragazzi… ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà… Carpe diem... Cogliete l'attimo, ragazzi... rendete straordinaria la vostra vita...” – L’Attimo Fuggente

    "Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto" - Dalai Lama

    “Smettila di cercare di comprare la felicità. Molte delle cose che desideri sono costose. Ma la verità è che le cose che ti soddisfano veramente sono gratis: l’amore, le risate e lavorare con ciò che ti appassiona”

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  3. Anonimo4/5/14

    Brandon, baby pensionato, lascia il lavoro ad appena 32 anni:
    Ha risparmiato e investito fino a raggiungere almeno 25 volte le sue spese annuali. Al massimo ogni anno ritirava il 4% così da far fronte alle spese essenziali.

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    1. Anonimo4/6/18

      "Investo - spiega Brandon - la maggior parte dei miei soldi in fondi indicizzati diversificati. Attualmente ho il 75% in azioni americane, 10% in attivi internazionali, 10% in fondi comuni di investimento immobiliare e il 5% in contanti"

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  4. Anonimo20/7/14

    Siamo mossi da un falso mito, quello dello stipendio. Siamo convinti che solo lo stipendio possa farci sopravvivere, che senza saremmo persi, moriremmo di fame e di freddo. Siamo convinti che per avere un chilo di frutta dobbiamo dare in cambio dei soldi, decurtati dal nostro stipendio. Non è un grande affare se ci pensate bene. Sul vostro lavoro ci deve guadagnare prima di tutto il vostro datore di lavoro. Sul chilo di frutta che comprate in città ci deve guadagnare il coltivatore, il mediatore, il grossista, il trasportatore, il supermercato… In pratica, tra voi e il vostro chilo di frutta, c'è un esercito da mantenere, con il vostro stipendio! Non è un grande affare, no? Non starete lavorando per troppe persone?

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  5. Anonimo29/7/14

    "Io non lavoro... il mio lavoro è vivere"

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  6. Anonimo30/7/14

    "la natura è il mio datore di lavoro"

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  7. Anonimo30/7/14

    «La Felicità interna lorda è più importante del Prodotto interno lordo» Jigme Singye Wangchuck

    « Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all'infinito in un mondo finito è un folle, oppure un economista. » (Kenneth Boulding)

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  8. Anonimo4/9/14

    "Oggi l'economia è fatta per costringere tanta gente a lavorare a ritmi spaventosi, per produrre delle cose per lo più inutili, che altri lavorano a ritmi spaventosi, per poter comprare, perché questo è ciò che dà soldi alle società multinazionali, alle grandi aziende ma non dà felicità alla gente. Io trovo che c'è una bella parola in italiano che è molto più calzante della parola felice, ed è contento, accontentarsi... uno che si accontenta è un uomo felice."
    Tiziano Terzani

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  9. Anonimo9/9/14

    I soldi non fanno felici, ora lo dicono anche gli economisti! Una ricerca della Cornell University ha appurato che, oltre una soglia minima di reddito, non sono le grosse automobili o le case di lusso a rendere felici, ma una famiglia stabile e una buona salute. Piuttosto che all'auto nuova è meglio, quindi, dedicarsi alle persone care, passare più giornate nella natura, evitare inquinamento e stress.

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  10. Anonimo17/9/14

    Non credi che sia giunto il momento di chiederti se stai vivendo bene? Non dimentichiamoci mai che vivere felicemente è l'unico scopo della nostra vita, quindi, se per caso non ti sembra di vivere bene, credo sia opportuno fare subito qualcosa.

    La vita è una cosa estremamente semplice e nella sua semplicità c'è molto spazio per la felicità. Siamo noi che la complichiamo che ci carichiamo sulle spalle fardelli inutili, siamo noi gli ignari artefici della nostra profonda infelicità.

    Ogni tanto ci dimentichiamo che qualunque cosa facciamo, siamo comunque destinati tutti a morire.

    Diamo ora uno sguardo alla nostra vita: non vi sembra che sia immensamente complicata? Abbiamo la testa piena di pensieri e un'infinita lista di cose da fare, una quantità smisurata di doveri e preoccupazioni, problemi che spuntano come funghi e difficoltà che sembrano crescere invece che diminuire. E questo lo chiamiamo vivere bene?

    Non ci basta mangiare, bisogna prendere l'aperitivo e cenare al ristorante costoso che serve piatti etnici. Non è sufficiente ripararsi dal freddo, è assolutamente necessario avere un armadio che straborda di vestiti di ogni sorta, appariscenti, firmati, costosi. Non ci basta un riparo dalla pioggia, dobbiamo acquistare mobili, elettrodomestici, quadri e decine di soprammobili che ci intasano ogni mensola.

    Qualcuno potrebbe obiettare che questi sono "i piaceri della vita". Può darsi, ma non dimentichiamoci che mangiare al ristorante è costoso e per avere i soldi serve lavorare tutto il giorno, tutti i giorni, che i vestiti vanno lavati, stirati e appena sono fuori moda buttati. Serve la lavatrice e se viviamo in un piccolo appartamento anche l'asciugatrice. Tutto questo funziona con acqua e corrente elettrica, che vanno pagate e quindi via a lavorare, ma per lavorare serve l'automobile, che non potevamo permetterci e l'abbiamo presa a rate, e ora ci costa un occhio della testa di manutenzione e assicurazione.
    Io non ci vedo poi tutti questi piaceri, più che altro noto complicazioni, pensieri e problemi, ovvero la ricetta per l'infelicità! Come si può vivere bene in mezzo a tutto questo: prendiamo una cosa così semplice e lineare come la vita e la complichiamo immensamente, ricoprendola di inutilità che richiedono tempo, soldi e attenzioni, che a loro volta generano altre inutilità.

    Fin da piccoli veniamo delicatamente introdotti al “sistema”. Continuiamo a moltiplicare impegni e doveri, a lavorare come pazzi per guadagnare soldi che poi spendiamo in cose inutili, che non ci fanno vivere bene…

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  11. Anonimo17/9/14

    …E' evidente che in questo modo non saremo mai felici e non vivremmo mai bene come speriamo: ogni oggetto che acquistiamo, ogni servizio che sottoscriviamo e ogni obiettivo che ci prefiggiamo, che non sia direttamente legato alla nostra felicità, aggiunge un grado di complicazione in più alla nostra esistenza. Se decidiamo di accettare una promozione otterremo sì più denaro, ma probabilmente avremo meno tempo, più responsabilità e preoccupazioni. Si potrebbe pensare che i soldi in più possano aiutarci a vivere meglio, ma questo sarebbe vero se fossimo capaci di gestirli in modo attento. Chi ha più liquidità spende di più e acquistando aggiunge altri gradi di complicazione alla propria vita: ad esempio potrebbe permettersi una domestica che apparentemente, tenendo pulita ed in ordine la casa, dovrebbe migliorarci la vita, ma quello che accade realmente è che la governante va pagata, gestita e licenziata se non lavora bene (complessità) e poi il tempo risparmiato lo sprechiamo per lavorare di più o per fare shopping, tutte azioni che a loro volta aggiungono altra complessità alla vita.

    Se diamo retta a ciò che la società ci spinge a fare, in un batter d'occhio ci troviamo a dover gestire una vita ingarbugliata e piena di cose da fare, azioni che generano pensieri e talvolta preoccupazioni, impedendoci di vivere meglio e in modo rilassato.
    Questo è ciò che accade ogni giorno, definito il modo "normale" di vivere, un crescente sovrapporsi di problemi che ci auto-generiamo.

    Per vivere meglio, quello che serve fare è semplice: ogni volta che dobbiamo prendere una decisione, anche la più banale, chiediamoci se questa aggiungerà gradi di complessità e difficoltà alla nostra vita, e regoliamoci di conseguenza. Più siamo bravi a tenere lontane tutte le azioni e le abitudini che in qualche modo ci caricano di pensieri e responsabilità, più la nostra vita sarà semplice, meglio vivremo.

    Da quando ho semplificato la mia vita, ho iniziato a vivere meglio, in maniera estremante pacifica e serena, e vorrei che anche voi lo faceste, perché il segreto della felicità è semplicemente questo, scrollarsi di dosso tutte le complicazioni inutili che siamo soliti caricarci sulla schiena, e semplificare al massimo la nostra vita, in modo che la sua gestione sia facile e non generi problemi.

    Quando racconto delle mie corse nei boschi e dei sentieri abbandonati che ripercorro, molti mi chiedono perché non traccio i percorsi con uno dei tanti software per smartphone e poi li condivido sui social, perché non porto con me un orologio per cronometrarmi, un cardiofrequenzimetro, non ascolto musica, non mi porto dell'acqua ecc… Corro senza niente, siamo solo io e le mie logore scarpe da trial, perché il bello di sfrecciare nei boschi sta nella sua semplicità, nell'osservare la natura, incontrare un cerbiatto e il suo piccolo, bere dalle fonti naturali, esplorare posti nuovi e godersi il silenzio. Tutto il resto è superfluo e non mi farebbe vivere meglio questa esperienza, anzi, probabilmente una volta su due mi girerebbero le scatole perché lo smartphone non è carico, il GPS non ha funzionato come doveva e i miei tempi di percorrenza sono peggiorati.

    E' di questo che parlo quando sostengo che per vivere bene dobbiamo spogliarci delle inutili complessità, perché la vita è una cosa semplice, estremamente semplice e ci serve veramente poco per essere felici, mentre più abbiamo più tutto si complica ed aumenta la probabilità di essere insoddisfatti.

    Tratto da un articolo di Francesco Narmenni

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  12. Anonimo20/9/14

    Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole;
    più comodità, ma meno tempo;
    più lauree, ma meno buon senso;
    più conoscenza, ma meno giudizio;
    più esperti, ma più problemi;
    più medicine, ma meno salute.

    Abbiamo fatto tutta la strada fino alla luna e indietro, ma abbiamo problemi ad attraversare la strada per incontrare il nuovo vicino.

    Costruiamo più computer per contenere più informazioni e produrre più copie che mai,
    ma abbiamo meno comunicazione.

    Siamo migliorati sulla quantità, ma peggiorati sulla qualità.

    Questi sono i tempi dei fast-food e della digestione lenta;
    dei grandi uomini, ma dai piccoli caratteri;
    profitti veloci, ma relazioni di poco valore.

    E’ un tempo in cui c’è molto fuori dalla finestra, ma poco nella stanza.
    Dalai Lama

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  13. Anonimo30/9/14

    Gli stili di vita della decrescita promuovono la sobrietà, la sostenibilità (ecologica e sociale), la calma e le relazioni fra le persone. Valorizzano la convivialità, la cooperazione e l’altruismo a scapito dell’individualismo, della competizione e dell’egoismo; il gioco disinteressato e il piacere di godere del proprio tempo libero rispetto alla frenesia del lavoro e del fare sempre di più!

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  14. Anonimo30/9/14

    Rimanendo nel tema di decrescita ti ricordo che:
    nel modello consumista attuale si adotta l'obsolescenza programmata, cioè la strategia di provocare l'invecchiamento precoce dei prodotti per poterli sostituire con quelli "nuovi". Questo incremento della produzione è collegato direttamente anche al consumo di risorse naturali e alla produzione di rifiuti.

    Latouche, sostenitore della decrescita felice, afferma quindi che l'obsolescenza programmata sia un espediente deplorabile per aumentare infinitamente i consumi e con essi la crescita fine a sé stessa, nociva sia per l'uomo sia per la Terra.

    NON PIEGATEVI AL CONSUMISMO…
    E SOPRATTUTTO SE UNA COSA SI ROMPE, FATELA RIPARARE…

    Oppure imparate a ripararla da soli. Su YouTube ci sono milioni di video didattici che spiegano come riparare di tutto.

    Riparare le cose fa risparmiare denaro.
    Riparare spesso non costa nulla o comunque meno che comprare cose nuove. Se ripari le tue cose risparmi un bel po' di grana.
    Riparare fa risparmiare soldi e risorse naturali
    vai su https://it.ifixit.com

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  15. Anonimo8/10/14

    "Quando si vive attaccati al denaro, all’orgoglio o al potere, è impossibile essere felici."

    Papa Francesco

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  16. Anonimo17/10/14

    Smettere di lavorare, vivere una vita felice, raggiungere i propri obiettivi sono traguardi che si ottengono solamente allontanandosi dalla massa di zombie non-pensanti di cui è popolata la società in cui viviamo. Non possiamo pensare di fare le scelte giuste per cambiare vita, se insistiamo nel dare retta a queste persone, perché in modo totalmente inconscio ne veniamo continuamente influenzati e su questo non possiamo avere controllo.

    In questo articolo vorrei spiegare come riuscire a non farsi influenzare dagli altri, perché le persone che ci circondano ci cambiano attraverso i loro esempi, comportamenti e modi di pensare, la maggior parte delle volte in modo negativo, spingendoci verso le scelte sbagliate.

    Il comportamento degli “altri” ha un potere fortissimo su di noi, tanto da indurci a fare cose assurde, semplicemente perché tutti le accettano come normali.

    E’ assurdo alzarsi ogni mattina per recarsi in una fabbrica dove perdiamo la vita facendo cose che odiamo e stando con persone di cui non ci importa nulla, pagati pochissimo, sfruttati fino al midollo e trattati come numeretti, eppure ogni stramaledetto giorno lo facciamo, e non ci passa nemmeno per l’anticamera del cervello che tutto questo sia profondamente sbagliato e violi la sacra libertà di ogni individuo. Lo facciamo perché lo fanno tutti, perché gli altri ci influenzano con i loro comportamenti e il loro modo di pensare, tanto da farci accettare l’assurdo concetto che sia giusto buttare via la vita lavorando, senza avere uno scopo.

    Quando ho preso la decisione di licenziarmi per seguire le mie passioni tutti mi dicevano che ero pazzo, però nessuna delle persone che mi diceva che stavo sbagliando lo aveva fatto prima: nessuno si era licenziato. Naturalmente tutti pensavano solo al mero aspetto economico, mentre io guardavo alla mia felicità.

    Il punto è questo, siamo influenzati dagli altri a tal punto da non chiederci nemmeno se una cosa sia vera o falsa e non c’è un percorso più lineare e diretto verso l’infelicità, che quello di agire senza chiedersi come mai lo si sta facendo.

    L’influenza negativa che proviene dagli altri fa leva su due aspetti di base: il primo è la nostra tendenza ad essere creduloni e superficiali, cioè a non approfondire gli argomenti e le nozioni, il secondo è nel nostro bisogno di conferme e, più precisamente, nella sadica pratica di dare retta solo a chi accondiscende i nostri desideri, finendo per effettuare scelte poco logiche.

    Quindi, le due domande più importanti che dobbiamo porci ogni volta che ci troviamo a dover prendere una decisione, e vogliamo che questa sia quella giusta, sono:
    1. Sto basando la mia decisione su informazioni che ho personalmente avuto modo di provare essere vere? Sto dando retta a persone competenti, che hanno provato il tutto sulla loro pelle?
    2. Sto valutando veramente tutti i pro e i contro o sto solo mentendo a me stesso, nel tentativo di avvalorare in modo cieco la mia tesi e giustificare le mie pulsioni?

    Con queste due semplici domande saremo in grado di prendere sempre la decisione più saggia, senza essere influenzati in modo sbagliato dagli altri e, peggio ancora, da noi stessi. Farlo significa essere capaci di fare le scelte giuste, per noi e per le persone che ci stanno accanto, altrimenti il rischio è quello di dare retta alla TV ed iscrivere nostra figlia alla Scuola delle Principesse

    Tratto da un articolo di Francesco Narmenni

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  17. Anonimo21/10/14

    Sapevi che è possibile lavorare di meno ed ottenere più risultati?
    Secondo “Il principio di Pareto” o “Il principio 80/20” la gran parte dei risultati che otteniamo deriva da una minima parte di ciò che facciamo e per l’esattezza: il 20% delle attività genera l’80% dei risultati. Il rimanente 80% di attività produce solo il restante 20% dei risultati.

    La conseguenza pratica dunque quale potrà essere? Che su 100 attività solo 20 sono quelle realmente produttive e redditizie.

    La cosa più interessante rimane comunque il fatto che il principio è applicabile praticamente a quasi tutti gli altri aspetti della nostra esistenza: dal lavoro, alle relazioni, al raggiungimento degli obbiettivi alla gestione del tempo.

    Bisogna imparare ad individuare e concentrarsi su quei pochi elementi davvero funzionanti per ciascuno di noi e lasciare perdere tutto ciò che è superficiale e inutile. Applicando il principio 80/20 ti accorgerai quante sono le attività quotidiane che “non servono a nulla”, quante sono le ripetizioni, le abitudini, i comportamenti altamente dispersivi e improduttivi.

    Devi chiederti: qual è il 20% di fonti (amici, colleghi, parenti, clienti, attività di svago, attività lavorative…) che produce l’80% dei risultati? Una volta individuate le fonti è su queste che dovremo focalizzarci per implementarle, in modo che anche i risultati prodotti possano di conseguenza lievitare.

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  18. Anonimo28/10/14

    "Siamo noi che non vogliamo sentire che c'è altro al di là della materia. Tutto il mondo di oggi si fonda sulla materia. L'acquisizione, l'avere più che l'essere, la concorrenza. Pensa: un ragazzino oggi va a scuola e invece di scoprire le gioie della terra e del mondo, le regole e le meraviglie, la prima cosa che gli insegniamo e li imponiamo è essere concorrente del suo vicino". (Tiziano Terzani – Monologo sulla felicità)

    In questo monologo sulla felicità Terzani ribadisce che tutto il nostro mondo è fondato sul profitto, che fin da piccoli, già dai primi anni di scuola, ci insegnano a sopraffare gli altri, con qualsiasi mezzo, per primeggiare. Terzani ci spiega come le distorsioni del sistema economico moderno ci abbiano portato all'infelicità.

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  19. Anonimo30/11/14

    La decrescita è elogio dell’ozio, della lentezza e della durata; 
    rispetto del passato; 
    consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione; 
    indifferenza alle mode e all’effimero; 
    attingere al sapere della tradizione; 
    non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato, il progresso con una sequenza di cesure, la conservazione con la chiusura mentale; 
    non chiamare consumatori gli acquirenti, perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma l’uso; 
    distinguere la qualità dalla quantità; 
    desiderare la gioia e non il divertimento; 
    valorizzare la dimensione spirituale e affettiva; 
    collaborare invece di competere; 
    sostituire il fare finalizzato a fare sempre di più con un fare bene finalizzato alla contemplazione. 
    La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi le persone dal ruolo di strumenti della crescita economica e ricollochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio.

    Maurizio Pallante

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  20. Anonimo6/12/14

    « ...Concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L'alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui che però ti tolgono il tempo per vivere... Lo spreco è [invece] funzionale all'accumulazione capitalista [che implica] che si compri di continuo [magari indebitandosi] sino alla morte.»
    José Mujica

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  21. Anonimo9/12/14

    "Povero non è chi possiede poco, ma veramente povero è chi necessita infinitamente tanto, e desidera, desidera, e desidera, e desidera sempre di più."

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  22. Anonimo10/12/14

    "Lavori per comprarti la macchina, per andare al lavoro"

    "Produci... Consuma... Crepa"

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  23. Anonimo28/12/14

    Citazioni tratte da smetteredilavorare.it:

    "Con che coraggio definiamo progresso stare ogni giorno 8 ore in un ufficio, 2 nel traffico e 4 davanti alla TV? "

    "gli oggetti andrebbero usati e le persone andrebbero amate. Invece amiamo gli oggetti e usiamo le persone"

    "Il compito più difficile è riuscire a vivere in modo semplice"

    "Ognuno di noi vive due vite. La seconda inizia quando ci accorgiamo di averne solo una. "

    "il successo non è la strada per essere felici. Essere felici è la strada per il successo"

    "tutta la ricchezza del mondo non comprerà mai un battito di cuore"

    "quando è stata l’ultima volta che hai fatto una cosa per la prima volta? "

    "La serenità inizia quando non lasci più che siano gli altri a controllare le tue emozioni"

    "La vita è ciò che ti accade mentre sei occupato a fare altro (lavoro)"

    "Non fidatevi delle apparenze. Le persone che hanno rovinato il mondo portano tutte la cravatta"

    "Per essere felici non pensiamo a quello che ci manca ma alla bellezza di ciò che abbiamo"

    "Se una regola ti sta stretta, infrangila e pagane le conseguenze"

    "Un cammino senza ostacoli solitamente non conduce a nulla"

    "La superiorità si dimostra solo attraverso la gentilezza"

    "Ridere è divertente, liberatorio, coinvolgente, esaltante, piacevole, salutare. Ed è pure gratis"

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  24. Anonimo12/1/15

    Timoteo 6:10 ci dice: " Infatti l’amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori". In Ebrei 13:5 è scritto: "La vostra condotta non sia dominata dall’amore del denaro; siate contenti delle cose che avete; perché Dio stesso ha detto: ‘Io non ti lascerò e non ti abbandonerò’".

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  25. Anonimo12/1/15

    charles bukowski

    Come cazzo è possibile che a un uomo piaccia essere svegliato alle 6.30 da una sveglia, scivolare fuori dal letto, vestirsi, mangiare a forza, cagare, pisciare, lavarsi i denti e pettinarsi, poi combattere contro il traffico per finire in un posto dove essenzialmente fai un sacco di soldi per qualcun altro e ti viene chiesto di essere grato per l'opportunità di farlo? (Charles Bukowski, Factotum)

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  26. Anonimo14/1/15

    Il denaro può comprare una casa, però non una famiglia. Il denaro può comprare un orologio, però non il tempo. Il denaro può comprare un letto, però non il sonno. Il denaro può comprare un libro, però non la conoscenza. Il denaro può pagare un medico, però non la salute. Il denaro può comprare una posizione, però non il rispetto. Il denaro può comprare il sangue, però non la vita. Il denaro può comprare sesso, però non l'amore.

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  27. Anonimo24/1/15

    Esperienza Downshifting di Francesco Narmenni:

    "Mi chiamo Francesco, vivo con meno di 500 euro al mese, taglio tutto il superfluo, quel superfluo che crediamo ci serva per essere felici. Mi sono licenziato e sto cercando di vivere delle mie passioni."

    D: Allora vivi come un recluso e la tua vita fa schifo
    R: Da quando ho smesso di divertirmi attraverso i soldi, non guardo la TV e baso tutto sul rapporto con gli altri, la mia vita ha subito una profonda trasformazione. Mi sono liberato da ogni paura, mi sono licenziato e oggi vivo tra l'Italia e le isole Canarie, guadagno dalle mie passioni, nella maniera più libera che sono riuscito a costruire.
    Oggi è lunedì, non mi sono alzato controvoglia e non sono rimasto paralizzato nel traffico per ore, il mio capo non mi ha obbligato a stare tutto il giorno chiuso in un ufficio, con persone che non ho scelto, facendo cose che se potessi non farei, con i nervi a fior di pelle e l'odio interiore che cresce. Domani è martedì e probabilmente andrò a correre nel bosco o a raccogliere le pigne per accendere il fuoco. Di sicuro non mi posso permettere viaggi costosi o cene al ristorante, ma se in cambio della tua automobile di lusso ti dessi la possibilità di fare ogni giorno quello che ti pare, non faresti a cambio?

    D: Come fai con le bollette e le spese
    R: Ho installato un impianto per la produzione di energia elettrica che azzera le bollette e mi fa guadagnare circa 1000 euro l'anno, ho i pannelli per l'acqua calda, mi riscaldo con la legna che taglio nel bosco e illumino le parti buie della casa con dei tubi che portano la luce dal soffitto, attraverso un sistema di specchi. Le mi bollette vengono così quasi azzerate, e i costi fissi assorbiti da quello che guadagno vendendo l'energia che produco.
    Coltivo l'orto e auto-produco quasi tutto quello che mi serve, comprese le cose più basilari, come il pane, i biscotti o il dado vegetale. Il resto lo acquisto attraverso i GAS e faccio largo uso del baratto.

    D: Critichi il sistema ma poi le pubblicità ce le metti sul blog.
    R: Il sistema, così come il lavoro, non sono concetti sbagliati, è sbagliato l'uso che ne facciamo. Quello che qui cerco di fare è portare alla luce quegli aspetti che ci schiavizzano e i sotterfugi che ogni giorno vengono messi in pratica per sottometterci al volere del consumismo. Sono fermamente convinto che il sistema vada conosciuto e poi sfruttato. Se qualcuno sceglie di cliccare su una delle pubblicità che espongo lo fa coscientemente, perché qui vengono forniti tutti gli strumenti per valutare se un certo servizio fa o meno al caso nostro. Nulla è giusto o sbagliato in assoluto.

    D: Sono un giornalista e vorrei proporti un'intervista
    R: La televisione è il male numero uno della nostra società, svuota le teste delle persone e le riempie di non-valori, impedendo loro di emanciparsi e migliorare la propria vita. Non faccio apparizioni in TV, al contrario sono ben felice di divulgare il mio pensiero in tutti gli altri canali.

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  28. Anonimo26/1/15

    Il regista del film Álex de la Iglesia ha detto a proposito del suo film (Crimen Perfecto):

    « È una pellicola che spiega come la vita diventi un inferno a causa degli obiettivi che sono imposti dalla società contemporanea: bisogna avere l'auto più bella, la casa più grande, la moglie più sexy, s'inseguono sogni indotti dalla pubblicità e si perde di vista il senso della vita. »

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  29. Anonimo17/4/15

    "certo che te ormai sei proprio schiavo del sistema, eh... lavorare, produrre, guadagnare... Così ti perdi tutte le cose belle della vita... Ma io ti salverò..." Scusa ma ti chiamo amore

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  30. Anonimo29/4/15

    «Si vive molto bene perché si è costretti a rinunciare a tutto il superfluo e questa non è una limitazione, ma una liberazione. Quando si smette di ricercare la felicità attraverso l’acquisto dell’inutile s’inizia a dare importanza a valori dimenticati, come una cena con amici in cui ognuno porta qualcosa e si cucina insieme, oppure aiutare gli altri senza chiedere nulla in cambio.» ‪

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  31. Anonimo11/5/15

    "La vita inizia dove il lavoro finisce"

    "Nessuno ti ridarà il tempo che stai sprecando lavorando"

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  32. Anonimo22/5/15

    Scegliere di sposare alcuni principi della decrescita felice, significa anche darsi delle priorità interiori. Delle leggi al cospetto delle quali vale la pena spendere la propria vita. Chi sceglie la decrescita felice, sceglie per prima cosa la qualità della vita. Qualità che si declina come salute interiore ed esteriore.
    Chi sceglie la decrescita felice, mette al centro la qualità del tempo per se e per i propri cari. Riesce - ove possibile - anche a rinunciare a qualche soldino se tale perdita può essere abbondantemente ripagato da bene e servizi che può autoprodursi. Meglio guadagnare 100 euro in meno e poter stare in famiglia che guadagnarne 200 in più per poterli dare alla badante o alla baby-sitter necessari.
    Chi sceglie di sposare i temi della decrescita felice crea ricchezza… un tipo di ricchezza di cui abbiamo ancora estremamente bisogno:
    la salute psico-fisica, la spiritualità, la tutela dell'ambiente, l'educazione della collettività, il rispetto del bene comune, la gratuità, il dono, il valore del tempo, l'amore verso i propri cari e verso il vero prossimo, la stabilità interiore, la pace dentro e fuori, la convivenza serena, il rispetto...
    Tutto ciò riassunto in vite ricche di senso e gioiose.
    Quando in un'intervista di AlJazeera fu chiesto all'ex presidente dell'Uruguay , Pepe Mujica, come si sentisse ad essere considerato il presidente più povero del mondo, questi ripose così: "Poveri sono coloro che mi descrivono così. Credo che poveri siano coloro che necessitano di tanto. Perché chi vuole troppo non è mai soddisfatto. Io sono semplice, non povero. Vivo con poco, solo di quello che è necessario. Non troppo legato alle cose materiali. Perché? per avere più tempo per fare le cose che mi piacciono. La libertà è avere tempo per vivere"
    Posto così non vi sentite un pò tentati da una vita in decrescita felice?

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  33. Anonimo25/5/15

    Da quando abbiamo addentato temerariamente quella famosa mela, convinti di poter così saziare completamente le nostre brame e addirittura diventare come Dio, ci è rimasta dentro una fame e una sete insaziabili. Quell'innato anelito di bene, che Dio stesso aveva infuso nella nostra natura, facendoci somiglianti a lui, si è trasformato in ricerca spasmodica di umane sicurezze, cercate sulla terra nella ricchezza, nella gloria, nel piacere. Il denaro, in modo particolare, ci da l'illusione dell'onnipotenza, ci convince di poter appagare ogni nostro desiderio, di poter comprare anche la felicità. (Omelia Padre Silvestrini)

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  34. Anonimo11/7/15

    Se l'Olanda si posiziona costantemente tra i Paesi più felici del mondo potrebbe essere anche merito dei ritmi di lavoro. Ammazzarsi di fatica non premia: molto meglio, per stare bene, l'opzione del contratto part-time.

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  35. Anonimo13/7/15

    "Se non frequento più le multinazionali del giocattolo, i fast food, le sale slot o i distributori di sigarette, se scelgo di spostarmi a piedi o in bicicletta, se compro in base a ciò che mi serve o a ciò che quell'oggetto dovrebbe realmente servire, ignorando quello che mi dice la televisione o le pubblicità alla fermata della metro, allora condannerò questi sistemi a sparire. Se poi avrò cura di spiegare il consumo critico ai miei figli, eviterò che chi verrà dopo di me cada nella stessa trappola, rendendo il mondo un posto migliore"

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  36. Anonimo4/8/15

    Come la Decrescita Felice può Fermare Odio e Guerre

    Ho sempre trattato la decrescita felice come una rivoluzione personale, per vivere meglio e aiutare le persone a liberarsi della schiavitù del lavoro, ma c'è molto di più dietro questa filosofia, c'è la concreta possibilità di rendere il mondo un posto migliore ed evitare di alimentare tutto quello che c'è di orrendo nel mondo.

    Il consumismo provoca la povertà
    Osserviamo l'interno delle le nostre case o dei nostri miniappartamenti, sono scatole che contengono una quantità impressionante di vestiti, elettrodomestici e soprammobili da spolverare. La maggior parte di tutta questa roba è destinata a rimanere lì, ferma, per sempre, non la usiamo perché non ha un vero motivo d'essere, un'utilità, però abbiamo una paura tremenda che qualcuno ce la porti via.
    Allora chiudiamo saldamente le porte e le finestre delle nostre case per proteggere quello che vi accumuliamo, acquistiamo portoni blindati da migliaia di euro, installiamo anti-furti sempre più sofisticati, mettiamo le sbarre alle finestre e diffidiamo di chiunque venga a bussare alla nostra porta. Impieghiamo soldi, tempo e denaro per difendere quello che possediamo, ma non perdiamo un secondo a riflettere sui motivi per cui dobbiamo farlo. Perché siamo obbligati a proteggere i nostri beni? Ovviamente perché esistono persone che vivono in condizioni tali da essere obbligate a rubare; nessuno ruba se sta bene, quindi la domanda giusta è: "Chi o cosa crea le condizioni per cui ci sono classi sociali abbienti e altre poverissime?".
    La nostra tendenza ad accumulare senza un freno infatti favorisce soprattutto le grandi catene e le multinazionali, che hanno armi molto potenti per attirarci e riescono a tenere i prezzi bassi, sbaragliando la piccola concorrenza. Se acquistassimo poco, solo quello che ci serve, ricercheremmo la qualità del piccolo artigiano o commerciante invece che il prezzo basso della grande catena. Accade quindi che i piccoli esercizi commerciali non sopportano più la concorrenza e chiudono, creando sempre nuovi poveri, che col tempo andranno a lavorare (sottopagati) alle dipendenze delle multinazionali stesse. Lo vediamo ogni giorni, decine di esercizi chiudono, mentre nelle periferie nascono nuovi centri commerciali dove alloggiano le grandi catene. Lo chiamano libero mercato, ma di fatto è come liberare una faina in un pollaio: le galline non hanno nessuna possibilità di sopravvivere.
    La povertà nasce da questo, imprenditori che guadagnavano bene, costretti a chiudere, i cui figli non saranno più imprenditori, ma dipendenti delle multinazionali, sfruttati e sottopagati.
    Ecco perché i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi.
    C'è tuttavia una conseguenza ancora più drammatica: se noi, accumulatori seriali, pensiamo soprattutto a difendere i nostri averi, i Governi mondiali hanno uno scopo più alto, ovvero difendere l'intero status quo, cioè fare in modo che il sistema rimanga così com'è, attraverso le guerre.

    La guerra siamo noi
    Grazie all'ultimo Global Peace Index è emerso che su 162 nazioni analizzate, solo 11 non sono coinvolte in un conflitto armato. Questo significa che oggi, nel mondo, c'è più guerra che pace. Secondo l'Onu il 40% dei conflitti scoppiati in (guarda caso) gli ultimi 60 anni, sono stati in qualche modo legati all'accesso alle risorse minerarie, non solo oro e diamanti ma anche il coltan. Da quest'ultimo si ricava una sottile polvere nera che serve per fabbricare moltissimi oggetti tecnologici, tra cui gli schermi dei nostri cellulari, le console per videogames e le macchine fotografiche. In Congo la corsa alle miniere ha causato una guerra che è costata la vita a quattro milioni di persone.
    [CONTINUA]

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  37. Anonimo4/8/15

    Dopo il declino della produzione di petrolio americana (intorno agli anni settata) il mondo si è trasformato drasticamente ed è diventato ciò che è oggi, cioè dominato dal petrolio medio-orientale. La guerra del golfo (1991) è scoppiata proprio da una disputa dove l'Iraq accusava il Kuwait di pompare petrolio dai pozzi della regione Rumaila. La successiva invasine dell'Iraq da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna, giustificata dalla fantomatica presenza di armi di distruzione di massa, era invece mossa da ovvi interessi nei pozzi petroliferi lì presenti. La guerra costò 500 miliardi di dollari, durò 5 anni e causò cica 650.000 morti.
    Ogni volta che compriamo un gioiello, una cornice d'argento, un diamante per la nostra fidanzata, ogni volta che cambiamo il cellulare, acquistiamo un oggetto elettronico, ma anche ogni volta che sprechiamo denaro per un qualunque oggetto derivato dal petrolio (anche la banale plastica) o corriamo in macchina consumando carburante, stiamo mantenendo in vita un mercato che causa milioni di morti.
    Dunque non c'è niente di buono nel consumismo, e nemmeno nel modello della "crescita infinita": a livello locale distrugge il mercato e ci impoverisce, a livello globale invece la nostra insensata sete di avere, accumulare e ostentare, spinge i governi ad intervenire in guerre o finanziare gruppi armati che gli garantiscano l'afflusso di materie prime.

    Come si ferma tutto questo?
    La decrescita felice è la soluzione allo scenario che abbiamo appena descritto, l'inquietante realtà che permette ad una piccola fetta della popolazione mondiale di sprecare, condannandone una molto larga ad atroci sofferenze. E' dura da ammettere, ma siamo noi la principale causa di guerre ed ingiustizie, attraverso i piccoli e sconsiderati gesti quotidiani.
    Alla luce di queste considerazioni l'importanza di condurre una vita più semplice a sobria assume un nuovo valore: non si tratta più solamente di vivere senza lavorare o di non essere schiavi del sistema, stiamo parlando di non generare la nostra stessa povertà e di non essere complici della morte di milioni di persone in tutto il mondo. Dobbiamo rivedere completamente il nostro modo di vivere, sprecare pochissimo e acquistare solamente lo stretto necessario, rinunciando a tutto quello che fino ad oggi ritenevamo importante.
    La decrescita può veramente cambiare tutto, non è una rivoluzione che si attua scendendo nelle piazze, è la prima vera rivoluzione individuale, il cambiamento del singolo che trasforma le sue abitudini per smettere di essere sia vittima sia carnefice. Vittima perché il sistema lo tiene sotto scacco facendolo lavorare per poi spendersi tutto in sfizi, carnefice perché spendendo in modo sconsiderato genera un bisogno continuo che alimenta le guerre. In tutto questo noi diventiamo sempre più poveri, mentre i potenti diventano sempre più ricchi.

    Conclusioni
    Spero, con questo articolo, di aver spiegato un concetto importante e cioè che per rendere il mondo un posto migliore non serve chissà quale intervento o movimentazione, non servono atti eclatanti o estremismi, è sufficiente cambiare di poco le nostre abitudini. Un cellulare in meno, una guida moderata e qualche acquisto di seconda mano, possono bastare, perché piccole azioni spalmate su centinaia di migliaia di persone possono modificare un'intera economia.
    Uomini e donne così, che danno per primi l'esempio, sono la nuova resistenza, quell'esercito che attraverso il Movimento per la Decrescita Felice darà al mondo un volto nuovo. Io credo in questo e voglio sostenere il cambiamento con tutte le mie forze. Aiutatemi a spiegarlo, io posso raggiungere mille o diecimila persone, ma ho bisogno di tutti voi, di una condivisione su Facebook o Twitter, in modo che tutti sappiano di essere complici del sistema e conoscenti che basta veramente pochissimo per rovesciare le carte in tavola e rendere il mondo un posto migliore. Anche un click è troppo difficile da fare?ù
    Francesco Narmenni

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  38. Anonimo5/8/15

    Il Marketing Strategico della Paura che ci Spinge ad Acquistare – Francesco Narmenni

    Se vogliamo vendere un prodotto il marketing strategico ci spiega che abbiamo di fronte a noi due possibilità: soddisfare un bisogno reale delle persone, oppure crearne uno che prima non c'era. Con i cellulari, ad esempio, hanno creato un bisogno che non avevamo, ma cosa succede se, per spingerci ad acquistare, ci fanno credere di avere un problema che non esiste?
    Ebbene questo accade ogni giorno, perché in un mondo dove siamo sopraffatti dal superfluo, la nuova frontiera del marketing è quella di insinuare in noi paure ingiustificate, per poi proporci un prodotto risolutivo, ecco come:
    1. Creazione di una situazione di minaccia.
    2. Descrizione seria e preoccupante del pericolo appena creato, in modo tale da generare tensione nello spettatore.
    3. Proposta di una soluzione attraverso l'acquisto di un prodotto che ci rassicura e ci garantisce che, seguendo i suggerimenti forniti, non correremo alcun rischio.

    Batteri maligni
    Se c'è un'usanza che ho sempre ritenuto essere l'ovvia dimostrazione che le persone non possiedono conoscenze basilari di biologia, è quella di lavare frutta e verdura con gli antibatterici. Sciacquare bene con acqua corrente i prodotti agricoli che ingeriamo è più che sufficiente per evitare ogni problema, cercare di rimuove i batteri con prodotti specifici è invece completamente inutile, perché i batteri non sono eliminabili, se non in minima parte. Inoltre, la maggior parte dei batteri non rappresenta un pericolo per l'uomo, anzi, venirne a contatto allena il nostro sistema immunitario e ci permette di essere più resistenti alle malattie.
    Il marketing strategico quindi ci inganna ancora una volta facendoci credere che c'è un pericolo laddove proprio non sussiste, e ci fornisce una soluzione inutile a molto costosa. La maggior parte degli antibatterici infatti non è altro che acqua e ipoclorito di sodio, diluito in un rapporto ci circa l'1% e venduto (mediamente) a più di 12 euro al litro. Questa soluzione altro non è che la comune candeggina, ma un po' più diluita.
    La candeggina è infatti anch'essa acqua e ipoclorito di sodio diluito a circa il 3%, e la cosa più incredibile è che costa circa 70 centesimi al litro!
    Questo significa che non solo compriamo un prodotto totalmente inutile per risolvere un problema inesistente, ma che lo paghiamo il 1700% in più solo perché si chiama in un certo modo e elimina dalla frutta e dalla verdura una percentuale più elevata di batteri tipicamente innocui.
    [CONTINUA]

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  39. Anonimo5/8/15

    Malattie
    Quando s'avvicina l'inverno in TV prolificano pubblicità di medicinali che sembrano indispensabili per far fronte alle inevitabili influenze e mal di gola di stagione. Tra i medici esiste un detto che recita: "L'influenza è quella malattia che se la curi dura sette giorni e se non la curi dura una settimana". Qualunque medico vi dirà che l'influenza guarisce spontaneamente, e che i farmaci antinfluenzali non la curano, ne alleviano solo i sintomi! Ora che lo sappiamo facciamo molta attenzione agli spot pubblicitari, noteremo che con un sapiente uso della retorica non dicono mai la parola "curare", ma la sottendono. Se lo dicessero verrebbero prontamente multati dall'Antitrust.
    Anche in questo caso quindi il marketing strategico fa leva sulla paura di ammalarsi fornendo un rimedio e mostrando persone che "sembrano guarire" dopo l'assunzione di certi prodotti, quando invece quei farmici non fanno guarire.

    Come proteggersi
    Direi che questi esempi sono più che sufficienti. L'approccio migliore è sempre quello di non acquistare mai nulla che non sia veramente indispensabile, ricordiamoci sempre che se sono "loro" a venire da noi e noi non abbiamo mai sentito quell'esigenza, probabilmente non abbiamo bisogno di ciò che ci stanno offrendo. E' come quando il nostro operatore telefonico ci chiama per proporci una tariffa più conveniente: non è credibile che ci stiano proponendo qualcosa che li fa guadagnare meno, è evidente che ci deve essere una qualche clausola, come ad esempio "paghi poco per tre mesi e poi paghi il doppio di adesso".

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  40. Anonimo6/8/15

    La Fobia Sociale, ovvero la paura di non essere adeguati o di essere giudicati dagli altri, dipende fortemente dal nostro grado di integrazione; più non riusciamo a soddisfare i requisiti che la società ci impone per farne parte, più ci sentiamo a disagio. Diventa quindi inevitabile alzarsi ogni mattina, buttarsi nel traffico e lavorare tutto il giorno, anche se odiamo farlo.
    Ci sentiamo obbligati ad acquistare, a fare i regali di Natale, di compleanno, a vestirci firmati, a desiderare macchine di lusso o andare in vacanza dove vanno tutti, perché se non lo facciamo ci sentiamo a disagio in quanto stiamo rompendo le regole della società. Corriamo ad acquistare l'ultimo modello di cellulare anche se è quasi del tutto identico a quello precedente, il cellulare è un simbolo, poterlo comprare significa poter far parte della società.
    La crisi poi non ha fatto altro che accentuare la paura di non poter più essere socialmente integrati: chi non lavora o non può più acquistare per dimostrare a se stesso e agli altri di aver diritto ad un posto nel gruppo, si sente a disagio e vive nella paura.

    L'attuale società dei consumi porta con se un altro grave problema, ovvero l'indebolimento delle relazioni tra le persone. Non ci aiutiamo più a vicenda, non trascorriamo "tempo di qualità" insieme, lavoriamo e ci aggreghiamo in luoghi dove i rapporti rimangono superficiali, come i bar, i ristoranti o le discoteche. Facciamo parte di un gruppo, ma solo perché viviamo schiacciati in orribili palazzi di cemento. Non ci sentiamo veramente parte di una comunità, non siamo più forti in questo contesto.

    Per combattere questo status genera in noi il disagio sociale, cioè una forma di difesa che ci spinge a cambiare la situazione. Questa mancanza interiore è talmente forte che porta molte persone ad aderire fanaticamente ad ideologie o correnti di pensiero, al solo scopo di ritrovare un piccolo senso di identità, di sentirsi parte di un gruppo unito e solido. Finisce che per alcuni persino il risultato di una partita di calcio è questione di vita o di morte.

    Anche la vita sociale "online" ha preso piede sempre più prepotentemente per il medesimo motivo. La sensazione di essere abbandonati, di non appartenere a nessun gruppo è così logorante che ci spinge ad usare in tutti i modi i nuovi mezzi sociali virtuali. Perché molte persone farebbero di tutto per qualche mi piace in più su Facebook? Perché è diventato così importante caricare continuamente foto che facciano vedere agli altri come stiamo passando il nostro tempo? Perché alcune persone sono addirittura disposte a pagare per dei "pacchetti" di seguaci su Instagram? Ottenere mi piace, sapere che qualcuno ci osserva, che è partecipe delle nostre vite e che non siamo soli, sono tutte risposte al bisogno di placare il disagio sociale in cui versiamo.
    [CONTINUA]

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  41. Anonimo6/8/15

    Risulta ora chiaro il perché non riusciamo ad essere felici all'interno della società moderna: dipendiamo da essa come si dipende dall'eroina, cioè non ne possiamo fare a meno, ma allo stesso tempo, per farne parte dobbiamo per forza diventarne schiavi, cioè lavorare e consumare per tutta la nostra vita, perché queste sono le sue regole. L'aspetto più inquietante risiede però nel fatto che, anche se seguiamo diligentemente la sue regole, all'interno della società non riusciremo mai a sentirci importanti, resteremo sempre anonimi e sostituibili. Tutto questo ci condanna ad un perenne stato di disagio sociale. Tutti ne soffriamo e non possiamo liberarcene, a meno che non cambiamo radicalmente la nostra vita.

    Farlo è possibile, richiede però alcuni piccoli sforzi:

    • Puntare a rafforzare e a vivere pienamente i rapporti umani;
    • Aprirsi sempre di più gradualmente a nuove esperienze, al fine di eliminare, nella misura in cui è presente, l'ansia sociale;
    • Dissociarsi dalla massa nel seguire le mode del momento;
    • Dare una direzione alla propria vita, e lavorare per seguirla. È necessario avere un impegno con se stessi in modo da crearsi quell'identità oramai perduta e arrivare un giorno a vivere delle proprie passioni;
    • Informarsi il più possibile confrontando diversi punti di vista, in modo da non essere ingannati dalle pubblicità;
    • Comprare una cosa solo se realmente ci serve. Spesso siamo stregati dal marchio o dalle centinaia di caratteristiche in possesso dell'oggetto anche se di queste ne usiamo 10. Ma bisogna capire che per quanto la tecnologia non sia il male, essa è utile solo se può adempiere a uno scopo.
    • Dipendere il meno possibile dal denaro e dai soldi, trovando la "vera forza", cioè la capacità di badare a se stessi e alla propria famiglia in modo diretto, coltivando, autoproducendo e riscoprendo i lavori manuali.

    Solo così potremo smettere di soffrire di questa tremenda ansia sociale, che ci fa stare male e ci impedisce di realizzarci come individui. Apriamo gli occhi, guardiamo la società in cui siamo immersi per quello che realmente è: un insieme di regole assurde, appositamente forgiate per opprimerci. E' ora di vivere realmente la "nostra" vita, altrimenti non solo resteremo per sempre schiacciati dalla fobia sociale, ma un giorno ci risveglieremo infelici e pieni di rimpianti... e sarà troppo tardi.

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  42. Anonimo6/8/15

    Come il Downshifting può Salvarci dalla Crisi – Francesco Narmenni

    Downshifting significa sostanzialmente rinunciare volontariamente ai soldi e al consumismo in funzione di un'esistenza più lenta e gratificante, lavorando poco e usando il tempo per noi stessi.
    Come, questo stile di vita, che ho scelto di applicare da ormai diversi anni, ci salverà dallo stato di povertà in cui versiamo versiamo.
    Abbiamo tutti meno soldi, ma continuiamo a spenderli nel superfluo perché pensiamo di non essere noi "quei" poveri di cui parla la TV. Invece non è così così! Quei poveri siamo noi, i poverissimi di cui l'Italia sarebbe piena.
    I nuovi poveri non pensano nemmeno di essere poveri, continuano ad uscire a cena, frequentare la parrucchiera una volta al mese e comprare smartphone da centinaia di euro, a fine mese arrivano con meno denaro in tasca, ma l'illusione di benessere che da il poter ancora comportarsi da consumisti, non permette di percepire lo stato di povertà in cui versano. Continuano a spendere come prima, e questo li rende ancora più poveri e schiavi, totalmente legati al sistema e impossibilitati ad emanciparsi.
    Tutto questo è stato realizzato applicando una tecnica ben precisa, che è quella di farci sembrare più ricchi nell'immediato, ma sottraendoci soldi in modo invisibile, cioè dilazionato nel tempo.
    Se mi togli 100 euro adesso me ne accorgo, ma se mi rubi 50 centesimi per 200 giorni non gli darò peso. Gli 80 di Renzi servono esattamente a questo, a fare in modo che le persone non cambino le proprie abitudini e continuino a consumare: tutti si sentono un po' più ricchi perché la busta paga è più gonfia, quindi spendono, ma sotto il sedere gli vengono tassate le rendite finanziarie, i fondi pensione (che sono passati dall'11,5 al 20%), l'iva sui pellet (aumentata dal 10 al 22%) e chissà cos'altro quest'anno.
    Non vogliono che cambiamo abitudini perché sanno bene che, se ci sentiamo poveri, iniziamo a non spendere, a fare downshifting, e questo stravolgerebbe completamente il modello economico che predilige i ricchi, che li ingrassa e li favorisce.
    [CONTINUA]

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  43. Anonimo6/8/15

    Tuttavia non su tutto riescono ad avere il controllo e ci sono segnali che dimostrano come la situazione girerebbe a nostro favore se solo le persone si rendessero conto di essere povere: è il caso del costo del carburante, e ora ve lo dimostro.

    Se solo ci rendessimo conto di essere i nuovi poveri e del potere che deriva da questa condizione, avremmo per le mani uno strumento per cambiare tutto e trasformare la società in cui viviamo. Sono anni che predico di andare piano con l'automobile, perché questa abitudine fa risparmiare il 30% di carburante, e questa sarebbe una forma di protesta più forte dello scendere in piazza a marciare tutti in fila e con il tablet nella borsa.
    Forse avrete notato che ultimamente il prezzo del carburante è sceso drasticamente; questo è accaduto perché il sistema in cui viviamo, per via della carenza di denaro, ha rallentato, quindi è diminuita la domanda di petrolio.
    E' facile quindi comprendere che nel momento in cui si consuma meno, cioè si fa diminuire la domanda, il prezzo delle cose scende. Ecco perché ci vogliono fare sentire più ricchi di quello che siamo, perché se smettessimo di consumare tutto costerebbe meno, noi avremmo realmente più soldi e quindi maggiori possibilità di emanciparci. Se praticassimo il downshifting gli romperemmo le uova nel paniere, perché la "semplicità volontaria" porta con se questa incredibile forza.
    Se oggi, leggendo questo articolo, decidessimo (per esempio) di andare più piano in automobile, contribuiremmo a far scendere il consumo di carburante, quindi ad abbassarne il prezzo.
    E pensate a cosa accadrebbe se si diffondesse in maniera esponenziale (la formula è X+X^2) l'idea di comprare solo l'indispensabile e rinunciare a tutto il superfluo! Potremmo cambiare completamente l'economia del nostro Paese, essere il primo Stato al mondo a sperimentare un "downshifting collettivo" programmato, saremmo il primo popolo che riesce ad emanciparsi dal consumismo e a dettare le regole. Si tratterebbe di una vera democrazia, impossibile da manovrare.
    Il sistema in cui viviamo non funziona, non ci porterà da nessuna parte e ci costringerà ad essere sempre schiavi. Intanto, chi detiene i soldi e il potere ci manovra come burattini e ci fa pensare quello che vuole. Non siamo liberi, crediamo di poter decidere, di avere pensieri nostri e di sapere come stanno le cose, ma la verità è che non siamo più nemmeno capaci di distinguere ciò che è vero da ciò che ci viene costruito davanti agli occhi per tenerci buoni, produttivi e impauriti. Tutto è falso, ma abbiamo un'arma potentissima che può cambiare il mondo, questo mezzo si chiama downshifting, cioè adottare uno stile di vita sobrio, spendendo poco e prediligendo le cose semplici. In questo modo possiamo cambiare l'economia e costringere chi pensa di poterci tenere al guinzaglio a modificare le regole.
    Non credete a chi dice che non possiamo prescindere dal PIL, è una cavolata! Se taglio la legna nel bosco e non consumo metano, se coltivo l'orto e non compro al supermercato, se vado piano in automobile e spendo meno in carburante, sto contribuendo ad abbassare il PIL perché non faccio "girare l'economia", eppure io sto meglio, ho più soldi perché spendo meno, imparo cose nuove e non sono schiavo degli aumenti dei prezzi. Allora cos'è il PIL? E' la misura di quanto siamo schiavi! Questo è il PIL, e non lo vogliamo.
    Facciamo downshifting, sposiamo la vita semplice, i valori di base, saremo più felici, più liberi e tutto dovrà essere ridimensionato in funzione della gente, non dei potenti! Facciamolo, da oggi!

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  44. Anonimo8/8/15

    8 mosse per 'smettere di lavorare', arriva il vademecum
    Risparmiare, raggiungere l'indipendenza energetica, guadagnare attraverso le proprie passioni. Così possiamo dire basta a una vita dedicata a lavorare per consumare. Come spiega Francesco Narmenni blogger e autore di 'Smettere di lavorare' (Il Punto d'Incontro), "manuale pratico per liberarsi dalla schiavitù del lavoro e vivere veramente la vita, sfruttando il bene più prezioso che ognuno di noi possiede: il tempo".
    "Una giornata senza lavorare è qualcosa di incredibilmente emozionante, soprattutto se è un lunedì mattina di mezza estate. Una settimana senza capi incompetenti che si auto-eleggono a maestri di vita e ci obbligano a rispettare scadenze impossibili è a dir poco inebriante, ci si sente così liberi e forti che si vorrebbe urlare al mondo: 'Sveglia, questa è la vita, ribellatevi!'", dice all'Adnkronos Narmenni che dopo aver lasciato il suo lavoro vive, tra l'Italia e le isole Canarie, con 500 euro al mese, guadagnando grazie alla sua passione per la scrittura e la musica.

    Ecco il suo vademecum: "Porsi l'unica domanda. Siamo talmente abituati a correre senza sosta, lavorare continuamente, produrre e acquistare, che non ci passa mai per la testa di fermarci un istante e porci la più basilare delle domande: 'Sono felice?'", dice Narmenni. Se "stiamo solamente buttando al vento i nostri giorni, in un'inutile corsa che non porta da nessuna parte, se non a una vecchiaia di rimpianti e a una morte che si lascia alle spalle una vita insipida" allora "possiamo cambiare e trovare un modo per lasciare il lavoro e la pazzia del consumismo, vivendo finalmente liberi".
    Secondo passaggio: "Fare il bilancio familiare. Per capire quanto ci serve per vivere perché il percorso che ci porterà a una vita libera non è un salto nel buio ma frutto di un'attenta pianificazione", spiega. Ecco come: "Cominciamo con l'annotare le spese, capire quali sono le voci che pesano maggiormente sul nostro bilancio mensile, per almeno tre mesi, in modo da avere un quadro chiaro di quanto oggi ci costa vivere e su cosa possiamo tagliare. Alla fine di questa analisi diamoci un obiettivo: per esempio, se per vivere abbiamo bisogno di 1200 euro al mese, proviamo per i successivi tre mesi a vivere con 800, cercando di rinunciare a qualcosa, di tagliare tutto ciò che è superfluo e attuando ogni strategia possibile per economizzare".
    Terzo: "Risparmiare su tutto. Il risparmio è principalmente una condizione mentale: ogni volta che desideriamo qualcosa chiediamoci se ci serve veramente, in modo onesto, senza mentire a noi stessi - dice - Così facendo scopriremo che il 90% delle volte possiamo rinunciare a ciò che desideriamo, perché si tratta di sfizi derivanti da bisogni indotti".
    Obiettivo: rispettare il tetto di spesa mensile cercando di migliorarlo. "Ogni volta che abbiamo bisogno di qualcosa prima valutiamo se possiamo averla gratis, poi se possiamo prenderla in prestito, barattarla o acquistarla in condivisione con qualcuno che ha la nostra stessa esigenza. Solo alla fine decidiamo di mettere mano al portafogli, cercandola, però, prima usata. Minore è il denaro che ci serve per vivere, meno dovremo lavorare".
    Quarto: "Raggiungere l'indipendenza energetica. Per non pagare l'energia elettrica occorre installare pannelli solari, per ottenere acqua calda dobbiamo necessariamente ricorrere al solare termico o ai sistemi geotermici. Per riscaldarci l'ideale è munirsi di una stufa e poi tagliare la legna nel bosco. In alternativa possiamo utilizzare le stufe a pellet - dice - Indispensabile poi tenere un orto, non è necessario che sia grande perché esistono strategie per ottimizzare al massimo gli spazi. Contestualmente serve un freezer capiente dove surgelare la verdura che si produce in estate, come scorta per l'inverno".
    [CONTINUA]

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  45. Anonimo8/8/15

    Quinto: "Ottenere un guadagno extra. Uno dei passaggi fondamentali per vivere senza essere schiavi del lavoro è ottenere guadagni extra derivanti dalle nostre passioni, in modo tale da poter abbandonare il classico impiego e vivere facendo quello che veramente amiamo", spiega.
    Sesto: "Investire il denaro". Per Narmenni, "è di vitale importanza conoscere le basi della finanza, concetti che sono anche piuttosto semplici se spiegati in modo chiaro, ma che ci possono salvare dalle banche, dai consulenti finanziari e da tutti quegli enti che esistono solo perché diamo loro i nostri soldi, credendo che siano esperti e che possano farli fruttare". Insomma "dobbiamo imparare a far crescere gli interessi sui nostri risparmi, perché probabilmente non percepiremo la pensione, pertanto abbiamo la necessità di costruire un piano di sviluppo finanziario solido e autonomo".
    Settimo: "Affrontare la solitudine. Fin da piccoli siamo stati abituati a fare, fare e ancora fare: questo non ci ha permesso di sviluppare la capacità di 'bastarci', ovvero rimanere soli a lungo e trovare strade per usare bene il tempo. Se tutti lavorano ci ritroveremo spesso soli con noi stessi, in questo senso è importante costruire passioni forti, progetti ambiziosi e traguardi da raggiungere, in modo tale che il tempo diventi un alleato, non un nemico da sconfiggere", suggerisce il blogger. Insomma dobbiamo "imparare a convivere con la solitudine".
    Ottavo e ultimo punto: "Prepararsi per la vecchiaia. Quindi pianificare bene quello che accadrà quando le forze ci abbandoneranno - chiarisce - Dobbiamo ragionare in termini molto pratici, ad esempio comprendere come faremo a riscaldarci se non potremo più tagliare la legna nel bosco e di quanti soldi avremo bisogno per nutrirci se non potremo più coltivare l'orto. Come accennato, poi, sarà necessario elaborare una strategia per costruire una rendita mensile del tutto simile a una pensione, in modo tale da trascorrere in tranquillità gli ultimi anni della nostra esistenza". Per l'autore del libro, "un'ottima strategia, che è già realtà per migliaia di persone, è quella di trascorrere la vecchiaia nelle isole tropicali, dove si può acquistare casa con pochi soldi e dove la vita ha un costo molto contenuto".
    Questa la scelta di vita di Narmenni, raccontata anche sul suo blog smetteredilavorare.it, che per ciascuna delle molte inevitabili domande ha pensato a una risposta: "Per ogni tappa qui proposta ho creato una strategia concreta e una soluzione praticabile da persone come me, comuni lavoratori con uno stipendio normale, che sono stanchi di vivere una vita al servizio del lavoro e del consumo".

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  46. Anonimo13/8/15

    "quasi quasi mollo tutto e divento felice"

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  47. Anonimo20/8/15

    Perché è Meglio Vivere Senza Soldi - Francesco Narmenni

    Nel caso non lo aveste notato, il mondo è diventato un luogo ostile. Per molti di noi vivere felici (o sopravvivere) è sempre più difficile, per milioni di persone nel Mondo è quasi impossibile. Lentamente ci hanno ridotto in schiavitù ed ora le nostre vite dipendono esclusivamente dal denaro: Se hai i soldi vivi, se non hai i soldi non hai modo di procacciarti nemmeno i beni primari. La nostra stessa esistenza ormai è indissolubilmente legata al denaro, e questo ci costringe a lavorare tutta la vita.

    Oggi vorrei raccontare l’odio e la miseria che il sistema monetario ha generato e analizzare i motivi per i quali per vivere felici bisogna avere pochi soldi.

    PERCHÉ IL BARATTO E' MIGLIORE DEL DENARO
    Tutti sappiamo che prima dell'introduzione del denaro lo scambio di merci era la pratica più diffusa, il baratto consisteva principalmente nello scambiare un oggetto per un altro, in questo modo il valore di un bene era in qualche modo fissato e dipendeva esclusivamente dalla necessità dell’acquirente. Era il singolo, in base alla propria necessità, a determinare quanto (per lui) un oggetto poteva valere.

    Il denaro invece non è in grado di rispettare il valore di una merce; il semplice fatto di utilizzarlo come oggetto di scambio (cartamoneta, oro ecc…) ne aggiunge utilità, aumentandone quindi il valore stesso. Questa utilità inoltre è influenzata dall'uso e dall’importanza che una determinata società (ma anche una certa fascia sociale) attribuisce al denaro; di conseguenza, sebbene le merci di scambio siano reali, l’introduzione del denaro ne altera il valore.

    Succede quindi che per comperare un chilo di pomodori a Milano servono più soldi che se li acquistassi a Parma, perché in questi due luoghi al denaro viene riconosciuto un valore diverso.
    E’ da questo semplice concetto che nascono le disparità tra le classi sociali, dal valore variabile del denaro.

    IL DENARO CREA DISUGUAGLIANZA E INGIUSTIZIA
    Proprio grazie alla variabilità del valore del denaro, oggi nel mondo non solo la ricchezza sta nelle mani di una manciata di persone, ma chi possiede i soldi, possiede anche il potere di mettere in ginocchio intere Nazioni.

    La dipendenza delle persone, e quindi degli Stati, dal denaro, è totale: Se vivi in un miniappartamento a Milano, lavori, paghi l’affitto e vai in vacanza il 15 di agosto è tutto ok; se un giorno perdi il lavoro e quindi non possiedi più denaro sei finito, perché il tuo stile di vita, le tue capacità e persino il luogo in cui vivi, non ti permettono di procacciarti i beni primari senza la mediazione del denaro.
    E’ quindi evidente il nostro stato di sottomissione nei confronti dei soldi; il denaro è così importante per noi che è diventato un “valore” al pari della felicità o dell’amore.

    Le Nazioni, per saziare il loro bisogno di denaro, attuano politiche di sfruttamento nei confronti dei paesi più poveri, per il reperimento di risorse naturali e stipulano accordi che calpestano i diritti delle persone. Allo stesso tempo non hanno interesse nell’investire o stipulare accordi con quegli Stati che non sono in grado di contribuire all’economia mondiale, aumentando di fatto il divario sociale ed economico in tutto il Mondo.

    Le differenze sociali e degli interessi economici sono i principali fondamenti delle guerre, il denaro genera la guerra, vivere senza soldi annullerebbe questi mali.
    [CONTINUA]

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  48. Anonimo20/8/15

    IL DENARO CREA DEBITO E DISOCCUPAZIONE
    Oggi, quasi tutti i Paesi del Mondo hanno enormi debiti che li costringono a contrarre prestiti al fine di far quadrare i bilanci, ho già ampiamente spiegato perchè il debito di uno Stato non sia sanabile e sia destinato a crescere sempre, di conseguenza prima o poi ogni Nazione attuerà tagli o aumenterà le tasse per uscire dall’inevitabile crisi economica alla quale è destinata.

    Togliere soldi alle persone tassandole, ovviamente, significa mettere in crisi le aziende e diminuire così i posti di lavoro, creando disoccupazione e povertà e diminuendo il nostro stato sociale e la qualità della vita di milioni di persone.

    IL DENARO LIMITA IL PROGRESSO
    In un Mondo dove il denaro è di importanza vitale, anche la ricerca scientifica ne è condizionata, basti pensare al settore farmaceutico dove sono le grandi case a sostenere la ricerca e a guidarla verso i canali più redditizi, limitandone libertà e potenzialità.
    Nuove e utili invenzioni non raggiungeranno mai il pubblico a causa di brevetti depositati da multinazionali che hanno il chiaro intento di bloccare la concorrenza anziché migliorare le vita delle persone. Contemporaneamente le grandi aziende immettono sul mercato prodotti incompatibili con quelli della concorrenza, al fine di produrre una propria linea di accessori che obblighino l’acquirente a ricercare oggetti della stessa marca, limitando la diffusione della tecnologia in nome del profitto.

    COME VIVERE FELICI CON POCHI SOLDI
    Mark Boyle vive in un caravan parcheggiato in una fattoria alle porte di Bristol, un giorno ha fatto una lista delle cose che ha comperato, e poi ha stabilito che sarebbe stato in grado di autoprodursi tutto; da quel giorno ha deciso di vivere senza soldi.

    Non è necessario fare una scelta così estrema per distaccarsi dal meccanismo del denaro e migliorare la propria vita, quello che conta è cercare di ridurre al massimo l’utilizzo che quotidianamente facciamo dei soldi e soprattutto l’importanza che attribuiamo ad essi. Vivere con poco significa dover lavorare poco e allo stesso tempo aumentare le proprie capacità al fine di autoprodursi il necessario.

    Quando si è indipendenti niente ci può schiavizzare perché nessuno dei bisogni che abbiamo dipendono più dal bisogno di fare soldi.

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  49. Anonimo21/8/15

    Lavorare troppo può uccidere. Secondo una ricerca britannica pubblicata su Lancet, accumulare ore alla scrivania può avere un impatto dannoso sulla salute. E basta lavorare un’ora più del dovuto ogni giorno per veder salire del 10% il rischio di incappare in un ictus nei successivi otto anni e mezzo.

    Naturalmente il pericolo si impenna per gli stakanovisti: lavorare 55 ore o più a settimana porta il pericolo ad aumentare di un terzo.

    Inoltre chi passa più tempo a lavorare è anche più incline a sviluppare una cardiopatia. Una cattiva notizia per i cardiologi britannici, che secondo il Telegraph in media passano 61,5 ore al proprio posto. Si ritiene che lo stress prolungato da lavoro possa scatenare alterazioni biologiche nel organismo che, nel tempo, finiscano per aprire la strada a patologie anche molto insidiose.

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  50. Anonimo21/8/15

    "Non dobbiamo mai essere schiavi del lavoro. Questo è contro Dio e contro la dignità umana. L'ideologia del profitto vuole mangiarsi anche la festa, ridotta a un modo per far soldi e spenderli, ma è per questo che lavoriamo?"
    Parole di Papa Francesco

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  51. Anonimo1/9/15

    "meno hai bisogno di denaro, meno sei controllato"

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  52. Anonimo4/9/15

    "L'amore e il tempo sono la vera ricchezza e nessuno dei due ha il cartellino del prezzo"

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  53. Anonimo18/9/15

    Dalla lettera di san Paolo Apostolo
    Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, accontentiamoci. Quelli invece che vogliono arricchirsi, cadono nella tentazione, nell'inganno di molti desideri insensati e dannosi, che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione. L'avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti.
    Ma tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.

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  54. Anonimo19/9/15

    "Non veniamo al mondo per lavorare o per accumulare ricchezza, ma per vivere. E di vita ne abbiamo solo una" 
    José Mujica

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  55. Anonimo21/9/15

    "Spendiamo i soldi che guadagniamo per acquistare beni che non ci servono, solo per impressionare gli altri, come se una camicia firmata ci rendesse migliori, più amati dagli altri. Il risultato è che siamo infelici, lavoriamo tutta la vita come schiavi e poi moriamo senza aver realizzato i nostri sogni."

    "Una vita felice è possibile, non siamo obbligati a lavorare, esiste una modo diverso di vivere, una strada per dare un senso vero alla nostra vita! Ci hanno sempre detto che dobbiamo lavorare, che non c'è alternativa, ma non è così, possiamo scegliere chi essere e cosa fare ogni giorno. Questa è la vita vera, l'unica che ha significato."

    Francesco Narmenni

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  56. Anonimo1/10/15

    Meglio "vivere" che possedere

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  57. Anonimo3/10/15

    "Siamo schiavi a cui tocca risparmiare per comprare le proprie catene"

    Questo è ciò che hai scelto!

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  58. Anonimo17/10/15

    Non ti uccidere di lavoro per dare il meglio ai tuoi figli… perché, quando cresceranno, non ricorderanno i giocattoli costosi ma i momenti felici passati insieme a te…

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  59. Anonimo17/10/15

    per vivere devo lavorare ma poi non ho più tempo per vivere!

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  60. Anonimo17/10/15

    schiavitù moderna:
    lavorerete tutti i giorni almeno 8 ore, senza posto fisso, sottopagati, per arricchire i ricchi... e ci ringrazierete pure per avervi dato un lavoro!

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  61. Anonimo18/11/15

    Esistono due categorie di persone: le ordinarie e le straordinarie.
    Se ti comporti come tutti, ok sei “normale”, altrimenti sei l'anomalia del sistema.
    Rifletti un secondo sulle azioni che i cosiddetti "normali" compiono ogni giorno, facendolo comprenderemo forse che le stranezze risiedono più nei loro comportamenti che nei nostri:

    • E' normale lamentarsi ogni giorno della vita stressante che si conduce, ma continuare insistentemente a ripetere sempre le medesime azioni che hanno portato e alimentano questa situazione, sperando che qualcosa miracolosamente cambi? Se non si cambia il proprio modo di pensare e di agire è assurdo credere che le cose andranno diversamente, eppure si passa tutta la vita sperando e illudendosi.
    • E' normale lasciare che sia il sistema a crescere i propri figli, parcheggiandoli negli asili e nei nidi per poi lamentarsi che non si riesce ad avere con loro un rapporto profondo e non ci si capisce? Come si può essere in sintonia con chi non si conosce?
    • E' normale negare ogni giorno la propria unicità di esseri umani diventando uno la fotocopia dell'altro, nel vestire, nell'agire e nel pensare, senza mai comprendere che in questo modo si diventa il bersaglio perfetto dei potenti, che sapranno esattamente come manipolarci proprio perché i nostri gusti, pensieri e aspirazioni sono omologati?
    • E' normale non avere sogni, capacità, creatività da coltivare e per questo dedicarsi solo a passatempi passivi dove non siamo noi gli attori di ciò che accade, bisognosi di essere continuamente intrattenuti da stimoli esterni? Se non costruisci con le mani qualcosa di tuo o non crei d'intelletto, significa che la società ti appiattito ad un livello tale da trasformati in un corpo morto che si muove solo se stimolato, un burattino.
    • E per finire, è forse normale vivere una vita intera senza sentirsi mai veramente felici e non fare nulla per cambiare le cose?

    La vita non è una cosa ordinaria, è straordinaria, per questo merita azioni straordinarie.

    Spero di aver dato un po' di forza a coloro che si sentono continuamente giudicati solo perché hanno capito che le regole di questa società sono fatte apposta per farci perdere.

    Tratto da:
    http://www.smetteredilavorare.it/2015/11/sono-io-quello-normale.html

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  62. Anonimo29/11/15

    Tratto dal Vangelo secondo Luca:
    "State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita"

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  63. Anonimo15/12/15

    Trova un impiego
    Vai al lavoro
    Sposati
    Fai dei figli
    Segui la moda
    Sii normale
    Rimani con i piedi per terra
    Guarda la TV
    Obbedisci alle leggi
    Risparmia per la vecchiaia

    Ora ripeti dopo di me: "io sono libero"

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  64. Anonimo16/12/15

    "Essere normali significa essere schiavi"

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  65. Anonimo18/1/16

    Ciò che è sempre emerso è che guadagnare molti soldi richiede molto impegno, competenze specifiche e spesso investimenti iniziali che comportano elevati rischi. Ad alcuni va bene, altri perdono tutto, altri ancora non arrivano a guadagnare le cifre sperate, ma c'è un fattore che accomuna tutti questi individui: lavorano moltissimo! A parte alcuni casi estremamente fortuiti, generalmente chi guadagna tanto lavora tanto e ha tante responsabilità: noi li vediamo sempre eleganti, guidare macchine di lusso, vivere in case grandi e ben arredate, ma tutto questo si paga a caro prezzo. Che senso ha avere tutto se poi passiamo la vita chiusi in un ufficio a fare i manager per 20 ore al giorno?

    Esiste un modo più furbo per guadagnare soldi, ma soprattutto per vivere, cioè guadagnarne meno e spenderne meno, in modo che il bilancio finale sia sempre positivo, ma nel frattempo abbiamo usato il tempo per vivere, non per lavorare.
    Francesco Narmenni

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  66. Anonimo24/1/16

    Se proprio non riesci ad arrivare a fine mese lavorando di meno, ecco alcune tecniche di scroccaggio…
    Innanzitutto è importante conoscere la prima regola per essere un perfetto scroccone: l’abito fa il monaco!!!
    Fai attenzione al tuo aspetto e ai modi di fare. Il tuo comportamento e il tuo abbigliamento determinano la reazione delle persone che ti vedranno. Quindi vestiti elegante e cura la tua immagine!
    - Scroccare alle inaugurazioni
    - scroccare caffè ai promotori delle macchinette del caffè nei centri commerciali
    - scroccare caldo o freddo ai centri commerciali
    - scroccare dai promoter gli assaggi ai centri commerciali
    - imbucarsi alle feste, ai matrimoni… fingendo di essere parenti
    - a fine serata scroccare fuori ai ristoranti, pizzerie gli avanzi!!!
    ;-)

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  67. Anonimo29/1/16

    uomo civile: …………………….uomo incivile:
    esiste……………………………vive
    mangia cibo industriale………….mangia ciò che offre la Natura
    sempre stressato…………………quasi sempre sereno
    inquina…………………………..rispetta la Natura
    va a votare………………………non ha padroni
    pensa alla carriera e ai soldi……..pensa al futuro della sua specie
    si crede libero……………………è libero
    spreca la sua vita lavorando……..si gode la vita
    vuole apparire……………………vuole essere
    si ammalerà di cancro……………arriva tranquillamente a 100 anni

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  68. Anonimo26/3/16

    «Se tieni un cane alla catena, diventa cattivo. Stessa cosa per l'uomo.»
    (Costa d'Ivorio)

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  69. Anonimo4/4/16

    Al lavoro, pensi ai bambini che hai lasciato a casa. A casa, pensi al lavoro che hai lasciato incompleto. Una tale lotta si scatena dentro di te. Il tuo cuore è lacerato.
    (Golda Meir)

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  70. Anonimo4/4/16

    Uno dei sintomi di stress ed esaurimento nervoso che si avvicina è la convinzione che il proprio lavoro sia terribilmente importante.
    (Bertrand Russell)

    Lo stress si ha non quando ci si dedica al proprio lavoro, ma quando il lavoro si dedica a noi.
    (Gerhard Uhlenbruck)

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  71. Anonimo20/6/16

    “La vita è troppo breve e preziosa per sprecarla a lavorare full-time”

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  72. "Il mio obiettivo è crearmi una vita da cui non mi serva prendermi una vacanza" R. Hill

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  73. Anonimo29/7/16

    “Potremmo lavorare 15 ore la settimana e non avere problemi”, dice il giornalista Rutger Bregman
    “Se smettessimo di svolgere lavori inutili e concedessimo a tutti un reddito di base potremmo recuperare molte ore e cambiare il modo in cui viviamo”

    Guarda il video:
    http://www.internazionale.it/video/2016/07/18/lavorare-15-ore-settimana-video

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  74. Anonimo8/9/16

    "Lo stress a lavoro ti toglie 33 anni di vita". Una ricerca rivela che un ambiente ostile può accorciare l'aspettativa di vita
    Un ambiente di lavoro ostile e stressante può ridurre (di molto) la nostra aspettativa di vita. A dirlo è un gruppo di ricercatori della Harvard University e della Stanford University, che hanno quantificato gli anni che ci verrebbero portati via.

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  75. Anonimo25/11/16

    Se hai una famiglia che ti ama,
    Qualche buon amico,
    Cibo sulla tavola,
    Un tetto sulla testa,
    Sei più ricco di quanto pensi.

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  76. Anonimo20/12/16

    «Cos'è la libertà? La mia definizione casareccia, da vecchio, è la seguente: sono libero quando spendo il tempo della mia vita in ciò che mi piace. Per uno sarà una cosa, per un altro un'altra, ma finché dovrò lottare per i bisogni materiali, per sostenere la mia vita, non sarò libero, sarò sottomesso alla legge della necessità.»
    José Mujica

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  77. Anonimo6/1/17

    La verità è che il vero bisogno dell'uomo di oggi è questo di buttare e comprare, buttare e comprare, perché questo è il consumismo. Questo è l'origine di tutti i nostri guai. (Bellavista)

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  78. "La vita fugge via e se ne va, e la sfida è quella di costruire un’altra felicità umana! Per cosa avete vissuto? La vita bisogna conquistarla lottando, perché altrimenti te la rubano e si trasforma in un prodotto di mercato, in una di mercato."
    Josè Mujica

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  79. Anonimo1/4/17

    Come scrisse il poeta Kahlil Gibran in "Il Profeta":

    « se non riuscite a svolgere un lavoro con amore ma solo con disgusto, è meglio per voi lasciarlo e, seduti sulla porta del tempio, accettare l'elemosina di chi lavora con gioia. »

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  80. Anonimo5/5/17

    Michelle McGagh, giornalista finanziaria, vive per un anno intero senza spendere soldi per il superfluo. "Nel 2016 ho messo da parte 23mila dollari"

    "Notavo che stavo spendendo una grande quantità di soldi per cose di cui in realtà non avevo bisogno: 'incursioni' al bar, vestiti carini, caffè ad asporto, etc. E tutto questo con un mutuo e altre grandi spese a cui badare - ha scritto Michelle -. Ero persa in un vortice di consumi senza fine, di pubblicità ammiccanti e credevo che soltanto spendendo avrei trovato la felicità. Ad un certo punto, però, mi sono stancata dei soldi che uscivano continuamente dalle mie tasche, ho deciso di dare una scossa alla mia vecchia vita e di cambiare le mie abitudini, iniziando a non comprare più nulla, all'infuori dello stretto necessario".

    Risparmiare, però, può rivelarsi più difficile del previsto: le rinunce possono essere particolarmente faticose. Dopo aver considerato le necessità (mangiare, lavarsi, pagare bollette e mutuo), è necessario stilare la lista delle cose di cui fare a meno. In questo caso, per Michelle sono state biglietti del cinema, cene fuori, cibo ad asporto, vacanze, cibo superfluo comprato al supermercato, palestra, nuovi vestiti, nuovi profumi o prodotti di bellezza, il parrucchiere, i trasporti pubblici.

    "Ho iniziato a: raggiungere qualsiasi luogo in bicicletta, fare picnic nel parco, fare vacanze in tenda, cercare mostre e concerti gratuiti, mangiare i cibi più semplici cucinati in casa, evitando anche la cioccolata, fare ginnastica in casa", ha elencato la giornalista. Certo, di qualcosa ha sentito la mancanza: dell'autobus in una giornata di pioggia, ad esempio, o del parrucchiere o di una cena fuori. Ma alla fine ha raggiunto il suo scopo, mettendo da parte 23mila dollari, da utilizzare principalmente per il suo mutuo.

    "Non voglio dire che sia facile - dice oggi, a distanza di un anno dall'inizio dell'esperimento -. Ma ho capito una cosa importante: non c'è bisogno di aprire il portafogli ogni volta che si vuole passare un po' di tempo in maniera piacevole". "Ho fatto un gesto radicale, non è stato semplice, ma sono diventata una persona più aperta, ho imparato a dire 'sì'. E ho capito che per essere felici abbiamo bisogno di poco".

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  81. Anonimo13/6/17

    Bilanci di Giustizia: come diventare una famiglia sostenibile
    Abbiamo intervistato alcuni protagonisti di Bilanci di Giustizia, una rete che raccoglie centinaia di famiglie italiane che hanno modificato il proprio stile di vita rendendolo più etico e sostenibile. Hanno scoperto che in questo modo si risparmia denaro, si guadagna tempo, ma soprattutto si diventa più felici!

    Comincia tutto con una domanda: sono felice? Mi serve davvero tutto ciò che possiedo? Voglio un mondo più giusto? Voglio diminuire il mio impatto sul Pianeta? Una volta che ci si è posti questi quesiti, la strada è spianata. È per questo che aderire ai Bilanci di Giustizia non è un sacrificio, né una sfida, né tantomeno un obbligo. Si tratta di una scelta volontaria e motivata dal bisogno di cambiamento.

    Cosa sono i Bilanci di Giustizia? Si tratta prima di tutto di una comunità umana. Decine, centinaia di famiglie italiane che hanno deciso, nel corso degli ultimi venti anni, di modificare il proprio stile di vita in maniera etica e sostenibile e che si incontrano, si confrontano, condividono esperienze e si supportano a vicenda.

    Anche chi, come loro, aveva già esperienze pregresse di impegno civile però, ha trovato nei Bilanci una nuova ricchezza: quella della rete. “La forza del gruppo è che c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare”. E la ricchezza di questo gruppo è la diversità: non esistono obiettivi prestabiliti che ciascun bilancista deve raggiungere. Ognuno procede fissando piccoli traguardi personali: diminuire l’uso dell’auto o il consumo di carne, aumentare gli alimenti autoprodotti rispetto a quelli acquistati, modificare i propri investimenti in banca.
    Una famiglia di bilancisti consuma mediamente il 47% di energia elettrica in meno rispetto a una normale, spende il 30% in meno per i trasporti, il 41% in meno per il cibo, ma il 68% in più per divertimenti e cultura.

    Interpretando queste statistiche, possiamo ricavare alcune informazioni su coloro che hanno deciso di aderire ai Bilanci di Giustizia. La prima è che hanno più soldi a disposizione. Non perché questa esperienza sia ad appannaggio esclusivo di famiglie benestanti, ma perché orientando meglio i consumi, rinunciando al superfluo e autoproducendo molti beni che prima venivano acquistati, i bilancisti spendono meno: è stato calcolato che il loro reddito disponibile subisce un aumento che va dal 10% al 25%.

    Tale aumento dà accesso a una risorsa che per molte delle famiglie italiane è sconosciuta: il tempo. I bilancisti hanno più tempo – e, come abbiamo visto poco fa, anche più soldi! – per fare ciò che amano, per dedicarsi alle proprie passioni. Confrontando i loro dati con quelli dei cittadini normali, si può notare che il 42% di chi ha aderito a Bilanci di Giustizia lavora meno di 30 ore settimanali, mentre a livello nazionale solo il 25% della popolazione ha questo “privilegio”.

    Meno lavoro, più denaro, più tempo libero quindi. Ma anche minore impatto ambientale e maggior giustizia sociale. Autoproducendo, consumando meno energia, acquistando prodotti etici e sostenibili, i bilancisti riducono sensibilmente la loro impronta ecologica. Partendo dall’idea di giustizia e di sobrietà, la scoperta positiva è stata che tutto questo si coniugava con maggior benessere, migliori relazioni e quindi una vita più felice.

    Come detto all’inizio, parte tutto da una domanda e dalla consapevolezza che è necessario uscire dal paradigma economico del capitalismo e del consumismo. I Bilanci di Giustizia dimostrano che questo si può fare nella vita quotidiana: si comincia con piccoli passi e, a un certo punto, ci si rende conto di essersi liberati da una vera e propria schiavitù.

    www.bilancidigiustizia.it

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    1. Anonimo1/4/18

      Le famiglie dei Bilanci si ritrovano in gruppi per confrontarsi, condividere, crescere: potete contattare quelle a voi più vicine richiedendo l’indirizzario alla segreteria o – ancora meglio – potete creare un piccolo gruppo locale con amici e persone interessate a condividere un percorso di cambiamento.

      Appuntamento per tutti ogni anno a fine agosto all’incontro nazionale!

      Vedi anche "dai gruppi locali":
      http://www.bilancidigiustizia.it/category/in-primo-piano/gruppi/

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  82. Anonimo23/7/17

    « Non avere vergogna di usare gli stessi vestiti, non avere l’ultimo modello di cellulare o viaggiare con un’auto vecchia. La vergogna è fingere di essere qualcuno che non si è »
    José Mujica

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  83. Anonimo24/7/17

    The (anti)Shopping List
    Before you buy anything consider if you could…
    1. Recycle
    2. Upcyle
    3. Borrow
    4. Salvage
    5. Repair
    6. Do without
    7. Buy second hand
    8. Create
    9. Swap
    10. Grow

    La lista (anti)Shopping
    Prima di acquistare qualsiasi cosa considera se potresti...
    1. Riciclare
    2. Upcyle (creare nuovi oggetti da cose vecchie, usate o da rifiuti)
    3. Chiedere in Prestito
    4. Recuperare
    5. Riparare
    6. Fare senza
    7. Acquistare seconda mano
    8. Creare
    9. Scambiare
    10. Coltivare / Crescere

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  84. Anonimo21/11/17

    "La vita è un miracolo, non sprecatela nel consumismo. Per essere felici trovate il tempo di vivere"

    "È fondamentale difendersi dagli attacchi del mercato. E per far ciò serve la sobrietà nel vivere, che consiste nel trovare il tempo di vivere. Questo è l'unico reale esercizio della nostra libertà".

    Josè Pepe Mujica

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  85. Come Comportarsi con un Capo Aggressivo
    http://www.smetteredilavorare.it/2017/11/come-comportarsi-con-un-capo-aggressivo.html

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    1. https://web.archive.org/web/20231207232015/http://www.smetteredilavorare.it/2017/11/come-comportarsi-con-un-capo-aggressivo.html

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  86. Anonimo7/1/18

    《 Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? 》
    Dal libro del profeta Isaia

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  87. Anonimo13/1/18

    IL DECALOGO DELLA DECRESCITA FELICE

    1. Accorciare le distanze tra produzione e consumo, sia in termini fisici che umani.
    2. Riscoprire il ciclo delle stagioni ed il rapporto con la terra.
    3. Ridefinire il proprio rapporto con i beni e con le merci.
    4. Ricostruire le interazioni sociali attraverso la logica del dono.
    5. Fare comunità.
    6. Allungare la vita alle cose, rifiutando la logica dell’ “ultimo modello”.
    7. Ripensare l’innovazione tecnologica.
    8. Esserci pesando il meno possibile sull’ambiente, come forma di massimo rispetto per noi stessi e le generazioni future.
    9. Ridefinire il proprio rapporto con il lavoro.
    10. Diffondere i principi del Movimento per la Decrescita Felice in ambito po­litico.

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  88. Anonimo26/1/18

    quando senti voglia di lavorare siediti e aspetta... vedrai che ti passa!

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  89. Anonimo26/1/18

    RIDUCI quello che acquisti
    RIPARA quello che puoi
    RIUSA quello che hai
    RICICLA tutto il resto

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  90. Anonimo23/2/18

    Lasciare il Lavoro e Tornare ad Essere Liberi

    Non è normale vivere ogni giorno della propria vita come automi, macchine che si svegliano al mattino presto, vanno tutto il giorno a produrre e rientrano quando è buio. Questa non è vita è una condanna, ed è per questo che sentiamo dentro di noi un peso insopportabile. Ci hanno insegnato che questo è ciò che dobbiamo fare per campare, il modo "normale" di vivere, ma tanto normale non deve essere se così facendo siamo costretti a fare cose che non vogliamo. Lo dimostra il fatto che non siamo felici, che al solo pensiero di doverci recare ancora in quell'ufficio, negozio o fabbrica ci sale l'angoscia.

    La prima buona notizia è che se non siamo sereni e sentiamo il desiderio di lasciare il lavoro, beh, non c'è nulla di strano, tutti prima o poi vivono questa crisi. I più indottrinati e piegati al volere del sistema non si risvegliano mai definitivamente, sono parte integrante del meccanismo e non realizzano veramente che se non cambiano qualcosa saranno per sempre oppressi e infelici. Il loro cervello è stato così ben riprogrammato che non c'è spazio per "strane idee", tornano presto a quell'insensata produzione dell'inutile che chiamano lavoro, e a fare tutto quello che il sistema gli dice di fare: bere le birrette al bar, fumare, comprare i gratta e vinci, borsette da trecento euro e guardare il calcio in TV. Il sistema li ha addomesticati e loro fanno tutto quello che deve essere fatto, senza porsi domande, anche se sono cose stupide, che impoveriscono o fanno morire di cancro a quarant'anni.

    Alcuni però hanno uno spirito diverso, non si danno per vinti, iniziano ad informarsi, a capire cosa possono fare per lasciare il lavoro e ben presto scoprono la seconda buona notizia: esiste un'alternativa, un modo diverso di vivere, migliore, che permette di essere liberi e felici. Sì può fare, si può lasciare il lavoro, vivere senza dover soffrire ogni singolo giorno ed entrare a far parte di un gruppo ristretto, ma allo stesso vastissimo, di migliaia di persone che in tutto il mondo hanno scelto di essere diversi.

    1) Imparare ad essere diversi
    L'avventura che stiamo per intraprendere, la lunga strada che ci porterà a lasciare il lavoro e tornare liberi, richiede lo sviluppo di alcune doti particolari. La più importante è certamente la capacità di accettare la condizione di "diversi" come motivo d'orgoglio e non di vergogna. Le persone sono così ben addestrare dal sistema che non riescono ad accettare chi non ne segue le regole. Il sistema le ha istruite per combattere il "diverso", perché questa è l'arma più potente: essere umani che, tra di loro, si emarginano ed etichettano vicendevolmente. I controllati che diventano controllori. I diversi, cioè coloro che scelgono di vivere in maniera alternativa, devono avere qualcosa che non va, probabilmente sono pazzi scriteriati, strani e forse pericolosi. Se la regola è che tutti dobbiamo lavorare, chi lascia il lavoro viene visto come fallito o perdente. Se la regola è che dobbiamo spendere, chi non spende è tirchio (non attento risparmiatore).

    Siamo pronti a questo? Siamo pronti ad incrociare gli sguardi di chi pensa che siamo dei fannulloni, dei parassiti della società, a farci parlare alle spalle e a perdere la stima e talvolta l'amicizia di molte delle persone che frequentiamo?

    Quando ho scelto di lasciare il lavoro non ero pronto a tutto questo, immaginavo sarebbe successo, ma non credevo che tutti avrebbero iniziato a parlarne e le persone si sarebbero letteralmente dileguate. Di buono c'è che sono rimasti gli amici veri e le persone care: meglio poche amicizie vere, che tante maschere.
    [CONTINUA]

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  91. Anonimo23/2/18

    2) Rinunciare alle cose
    Quando si sceglie di lasciare il lavoro il primo problema è quello del denaro. La prima cosa da fare è realizzare che il 90% di ciò che acquistiamo non ci serve realmente e possiamo farne a meno. Pensiamo a tutte le scarpe che possediamo, alle decine di soprammobili che intasano la nostra casa, a tutto il cibo precotto, preconfezionato, surgelato, alle bevande o ai dolci che acquistiamo al supermercato. Da questo momento in poi facciamo un esperimento: ogni volta che stiamo per acquistare qualcosa chiediamoci se ci serve realmente, cioè se senza di essa non potremmo vivere. Scopriremo ben presto che possiamo tranquillamente non comprare mai niente, ma anche non andare mai a fare l'aperitivo, al cinema, al ristorante, che possiamo evitare di comprare riviste, giornali, sigarette, di prendere il caffè e la brioches al bar, di pagare la Pay-tv, di spendere uno stipendio per un nuovo telefonino e molto altro.

    Rinunciare a tutto come prerogativa per lasciare l'impiego deve essere motivo d'orgoglio. Bisogna comprendere che, queste, non sono rinunce, ma azioni intelligenti. Bisogna realizzare che, se crediamo che tutto ci serva, è solo perché è il sistema a dircelo attraverso le pubblicità, che sono ovunque.
    Quella costosa borsetta firmata o quel nuovo capo d'abbigliamento non siamo noi a desiderarlo, è il sistema che prima ci ha targettizzato usando le informazioni sensibili che lasciamo ovunque, e poi ha insinuato in noi quel bisogno.

    La trappola da evitare è credere che senza quelle cose saremmo infelici. Non è così! La felicità effimera che deriva dall'acquistare oggetti dura poco e per tornare ad essere felici dobbiamo acquistare ancora e ancora, sperperando inutilmente il nostro denaro. La vera felicità invece è (da sempre) lì che ci aspetta: lasciando il lavoro avremo la pace e la serenità, che non si comprano con il denaro. Potremo inoltre godere del tempo libero, della possibilità di riposare, di stare al sole a non far nulla e di dedicarci a ciò che desideriamo veramente, alle persone che amiamo e a noi stessi. Tutto questo porta ad una felicità molto più intensa. La felicità consolatoria e artificiale che ricercavamo acquistando verrà presto eclissata da un perenne stato di serenità derivante dall'assenza del lavoro, dall'assenza di inutili problemi, capi stressati, clienti pretenziosi e obiettivi impossibili.
    [CONTINUA]

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  92. Anonimo23/2/18

    3) Guadagnare il giusto
    Spogliati di tutti i finti bisogni artificiali, ora che non lavoriamo ci serve poco denaro per vivere, l'essenziale per mangiare, vestirsi e pagare le bollette. L'ultimo passo da compiere è quello di trovare una strada per guadagnare un po' di denaro, poco, il giusto che serve.

    Ma come si fa se c'è un imprevisto o se i soldi non bastano per arrivare a fine mese? Beh, se c'è una cosa che ho imparato in tutti questi anni senza lavoro è che quando sei in ballo balli, ti ingegni, fai ricerche, chiedi consigli e un modo lo trovi sempre. Siamo abituati ad avere la pappa pronta: lo stipendio ci solleva dal bisogno di pensare come andare avanti ogni giorno. Lasciare il lavoro però ci trasforma in persone più responsabili, consapevoli delle spese e capaci di ingegnarsi quando c'è bisogno. Non abbiate paura, siamo tutti più forti, furbi, ingegnosi e intelligenti di quello che crediamo, solo non siamo più abituati a farlo.

    Un altro aspetto a cui siamo disabituati è vivere il presente. Quando si lavora si ha sempre la testa piena di preoccupazioni future o passate, dentro di noi c'è la convinzione che ad un certo punto questo supplizio finirà e arriverà il momento in cui torneremo sereni, ma non è così. Se lavoriamo la nostra vita sarà sempre un casino, una continua corsa senza respiro, un faticoso trascinarsi avanti schiacciati dal peso delle consegne e delle scadenze. Una volta abbandonato l'impiego si entra in una nuova dimensione dove quello che conta è solo ciò che stiamo facendo adesso, si realizza che vivere liberi adesso è più importante di avere la pensione a 70 anni. A quell'età potremmo anche morire felici perché abbiamo vissuto 10, 20, 30 anni al massimo, facendo tutto quando ancora avevamo l'entusiasmo, le forze e senza il rimpianto di non aver tentato.
    [CONTINUA]

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  93. Anonimo23/2/18

    Come si sta dopo aver lasciato il lavoro?
    In due parole direi che lasciare il lavoro è come partire in viaggio per terre inesplorate. Inizialmente ci si ritrova disorientati, non si sa bene come organizzare le giornate, ma lentamente si trova il proprio ritmo, un ritmo inevitabilmente lento, perché senza lavoro non c'è più motivo di correre. La mente si libera da tutto lo stress accumulato, si rasserena e sparisce la stanchezza, il perenne cerchio alla testa e l'ansia che ci accompagna quotidianamente.

    Ad un certo punto, quasi d'improvviso, si realizza di essere entrati in una dimensione nuova, un po' come quando si sta in vacanza per lunghi periodi, che ci si dimentica tutto. I problemi diventano un ricordo lontano, ciò che prima ci sembrava essere di vitale importanza, ora risulta ridicolo. Si ripensa al proprio lavoro, a quanto stavamo male lì dentro e si realizza che ci preoccupavamo per cose stupide, scadenze, consegne, traguardi totalmente inutili, che sembravano importantissimi, ma erano sciocchezze. La vita è altro, ha un significato più grande ed è troppo preziosa per essere spesa rincorrendo gli inutili compiti che ci assegnavano ogni giorno.

    Ogni tanto, nel bel mezzo del sogno che s'inizia a vivere dopo aver lasciato il lavoro, nella nostra testa si riaccende qualche vecchio automatismo inculcato dalla società dei consumi e non ancora totalmente debellato. Sentiamo l'eco del bisogno compulsivo di acquistare, soprattutto in inverno, poi, può accadere di sentirsi soli (sono tutti al lavoro durante il giorno) e ogni tanto ci agitiamo pensando "ma cosa sto facendo, devo essere impazzito, non ce la farò mai a vivere senza lavorare". Niente panico, la mente ha bisogno di un po' per adattarsi alla nuova vita senza lavoro, ai nuovi ritmi, priorità e valori. È solo una questione di tempo fino a quando non avremo trovato il perfetto equilibrio e la giusta condizione mentale.

    Rimane il fatto che la vita di chi non lavora assume un sapore diverso, fin da piccoli c'è sempre stato qualcuno che ci ha impartito ordini: a scuola, all'università, al lavoro, ma adesso nessuno può più obbligarci a fare ciò che destiamo e questo è il più bel regalo che possiamo fare alla nostra esistenza.

    Tratto da: https://www.smetteredilavorare.it/2018/02/lasciare-il-lavoro-e-tornare-liberi.html

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  94. Anonimo17/4/18

    «Siamo stati fatti per essere liberi e felici. E la vera libertà felice consiste nel trastullarsi beatamente alla faccia del potere che ci vorrebbe attivi e dinamici sin dal primo mattino.»

    Alessandro Pertosa - Membro del comitato scientifico Movimento per la Decrescita Felice

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  95. Anonimo3/12/18

    Il Potere della Semplicità Volontaria
    Quando si abbraccia la semplicità volontaria e si segue questa strada per un certo lasso di tempo, diciamo pure qualche anno, la vita fiorisce in tutta la sua bellezza. Si comprende chiaramente che i nostri problemi erano generati dal folle e malato stile di vita che il sistema ci imponeva. Tolti di mezzo tutti i condizionamenti a cui siamo soggetti ecco che la vita, da pesante e difficoltosa, diventa leggera e pacifica.

    La semplicità volontaria è la precisa scelta di spogliarsi da tutto quello che non serve, di non avere ambizioni, ripudiare la gloria personale, il potere, il profitto, l'apparire e il voler prevaricare sugli altri. Rifiutiamo il lavoro continuo, distruttivo e alienante per dare spazio ad una vita fatta di pochi soldi e più tempo per le cose che contano veramente. Si alimenta di gesti lenti e pazienti, perché le persone che seguono questa filosofia non si votano alla produzione sfrenata, non hanno a cuore gli obiettivi aziendali, i premi produzione e gli avanzamenti di livello. Non sono interessati alla gratificazione materiale, ma alla crescita interiore. Ricercano la lentezza, la tranquillità e la pace. Non devono dimostrare nulla perché non hanno bisogno di nulla, si accontentano di quello che la vita gli dona, sanno che la natura ha già pensato a tutto e non si preoccupano del futuro vivendo prevalentemente nel presente.

    In verità è estremamente semplice abbracciare la semplicità volontaria perché si stratta solo di smettere di "fare", in tutti i sensi in cui riusciamo a declinare questo concetto.

    Meno cose possediamo, meno preoccupazioni avremo. Meno ambizioni abbiamo, meno faremo. Se non abbiamo preoccupazioni e non siamo costretti a continuare a "fare", allora ci ritroveremo con pochi problemi e più tempo a disposizione, perché i problemi nascono dalle cose.

    La semplicità volontaria punta al togliere il più possibile, allo scopo di avere più spazio per costruire un'esistenza tranquilla e porre le basi per l'assenza di quei problemi di cui possiamo tranquillamente fare a meno e che solitamente ci creiamo da soli.
    [CONTINUA]

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  96. Anonimo3/12/18

    Nel sistema in cui viviamo tutto è finzione. L'economia funziona fintato che gli esercizi vendono e per vendere sono disposti a fare carte false, raccontando balle, cercando di convincere i clienti, confezionando pubblicità che fanno sembrare i loro prodotti più belli, utili e indispensabili di quello che siano realmente. I modelli che ci vengono proposti, pertanto, non solo sono finti, ma anche irraggiungibili. Le persone, pur sapendolo, cercano comunque di imitarli, vogliono raggiungere quello status, essere belli, sicuri di sé, intriganti, misteriosi, affascinanti, provocanti e tutte quelle caratteristiche che ci spacciano come qualità indispensabili nei rapporti con l'altro. Ne deriva che tutti fingiamo di essere migliori di quelli che siamo, e così ci innamoriamo dell'immagine dell'altro, non della sua vera essenza. La finzione contamina anche l'amore e per questo le aspettative di coppia sono sempre disilluse, con l'ovvia conseguenza che difficilmente si trova il vero amore e che le relazioni finiscono.
    Grazie alla semplicità volontaria le persone si spogliano della corazza di finzione e tornano ad essere ciò che sono realmente. Accade dunque che quando si incontra qualcuno che sta bene con noi, lo sta realmente, non fintanto che la finzione dura... cioè desidera la persona che siamo, non la nostra immagine. Risulta evidente che in questo scenario la semplicità volontaria può creare rapporti veri, relazioni che durano e si hanno più probabilità di trovare il vero amore.

    Abbracciare i valori della semplicità volontaria significa migliorare ogni aspetto della propria vita, poco importa se questo va contro le leggi della crescita e del progresso, la produzione senza fine e la ricerca del successo personale non hanno nulla a che fare con la felicità del singolo, servono solo a tenerci tutti piegati e produrre e consumare per arricchire i potenti. Nessuno vorrebbe vivere in questo modo, però poi si ritrovano intrappolati in una vita priva di significato, questo perché da soli è molto difficile mettere in discussione quei valori che, fin dalla nascita, ci sono stati inculcati come indiscutibilmente veri.

    Abbracciamo la semplicità volontaria come unica strada per avere una vita felice e piena, tutto il resto è solo una grande illusione, destinata a finire nel peggiore dei modi.

    Tratto da: https://www.smetteredilavorare.it/2018/12/il-potere-della-semplicita-volontaria.html

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  97. Anonimo23/12/18

    « La sofferenza è il segnale di un’anomalia, della mancanza di una risposta ai bisogni più elementari della vita. L’essere umano che vive la serenità di avere del buon cibo, lavorando non più di tre ore al giorno, e gli viene garantita un’abitazione, tanti amici, molti amori, la possibilità di conoscere il proprio corpo e l’ambiente nel quale vive, un tale essere umano non si ammala, non conosce depressioni e neppure alcuna forma di sofferenza.

    …Peggio che morire è essere condannati a non vivere, costretti cioè a lavorare otto dieci ore al giorno, a convivere con persone disamate, senza amici, non potendo neppure conoscere i propri figli, venire assaliti ogni giorno all’ora di pranzo da telegiornali che continuano a narrare di morti, omicidi, stupri, delinquenze e criminalità legalizzate. Obbligati cioè a solo esistere e a non vivere. »

    Silvano Agosti

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  98. Anonimo25/1/19

    Se fai quello che ti piace, è libertà.
    Se ti piace quello che fai, è felicità.

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  99. Anonimo6/5/19

    Un bambino non ha bisogno di nulla, e per questo è felice. Gioca con i sassi o i pezzetti di legno trovati nel bosco, basta la fantasia e l’affetto di un genitore. Un bastone e siamo cavalieri che sconfiggono draghi, una pietra luccicante infilata nella fessura di una roccia apre un passaggio segreto verso un mondo sconosciuto.

    Quel sogno meraviglioso però è destinato a durare poco, soprattutto se vivi laggiù, nella grande città, dove non ci sono bastoni o rocce, ma solo palazzi, e i bisogni indotti sono in agguato.

    I genitori lavorano tutto il giorno e la sera, stanchi, preferiscono parcheggiare i figli davanti alla televisione o al tablet. Ogni giorno, ore e ore di esposizione agli schermi forgiano le menti degli adulti di domani, plasmati da messaggi appositamente studiati per trasformare creature innocenti e libere, in scatole vuote da riempire di desideri indotti. Quei bisogni, che prima non c’erano, lentamente diventano irrinunciabili. Tutto quello che serve finisce per essere confinato dietro uno schermo e poi sugli scaffali dei negozi, ben confezionato, per creare e alimentare la bramosia d’avere.

    Dopo qualche tempo la fantasia inutilizzata si atrofizza e risultano incapaci di bastare a se stessi, vuoti. Quel vuoto però deve essere colmato, e le cose diventano perfette sostitute, nascondendo una terribile trappola: l’avere obbliga al fare. E così gli adulti fanno, fanno, fanno, fino alla fine dei loro giorni. Arrivano a ritenere normale lavorare tutto il giorno per acquistare più che possono. 1000 euro per un telefonino, 300 un paio di scarpe, 2000 per garantirsi il posto tra le zanzare, in un bungalow di latta, la settimana di Ferragosto. Se solo potessimo avere un lavoro più ben pagato riusciremmo a comperare tutto, gli ultimi modelli di ogni gingillo che ci mostrano, il meglio del meglio, per essere primi e sempre all'avanguardia. E lo facciamo anche se i soldi non li abbiamo, paghiamo a rate; arraffiamo tutto, tanto si paga dopo.

    Solo che poi ciò che abbiamo va difeso, quindi meglio installare un impianto d’allarme perché non sa mai, non vorremo mica che ci rubino il Mac o l’automobile potente con cui finalmente possiamo macinare chilometri e chilometri. Abbiamo appositamente pagato un venditore che ci aiutasse a fare la scelta giusta, a scegliere i giusti optional e la cilindrata più arrogante. Poi, naturalmente, bisogna sottoscrivere l’assicurazione, la più completa e costosa, perché in città rompono i finestrini e rubano tutto. Gomme per arrivare velocemente in ufficio anche quanto la strada è ghiacciata, revisioni e tagliandi per non restare a piedi, altrimenti un contrattempo ridurrebbe la nostra produttività. Se non ci fermiamo mai possiamo guadagnare di più, e allora giù di aspirine, integratori alimentari e vitamine, per produrre senza sosta, anche quando è il nostro corpo a supplicare di fermarci. Ma i soldi sono importanti e serve qualcuno che lì tenga al sicuro, una bella banca, solida, così possiamo dormire sonni tranquilli. Certo che, dice il promotore finanziario, lasciarli fermi non è una buona idea, e allora via a comprare titoli di cui non sappiamo niente, tanto paghiamo un esperto che se ne occupa mentre noi possiamo essere liberi di continuare a lavorare, senza sosta. E se il mercato crolla, cosa ci vuoi fare, sfortuna...

    Potrei andare avanti tutta la sera ad elencare come ogni bisogno indotto produce altri bisogni, a spiegare come i soldi servano principalmente a risolvere problemi causati dai soldi stessi e perché sia esattamente questo ad impedirci di essere liberi, ma è più importante concentrarsi sulle cause, perché noi non nasciamo così, lo diventiamo. Quel bambino che giocava libero, originariamente non aveva bisogno di nulla. Ha perso la leggerezza e la semplicità dell'esistenza nel momento in cui gli è stato estirpato il vero seme della libertà: la fantasia.

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  100. Anonimo17/6/19

    Nel quotidiano esauriamo anzitempo lo stipendio per restare al passo con i nostri desideri, che solitamente coincidono con le mode o comunque con ciò che il sistema ci spinge a desiderare.

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  101. Anonimo22/9/19

    Tratto da: PREGHIERA DEL MATTINO 
    O Signore, anche oggi in un modo o nell’altro dovremo lavorare per vivere, e per vivere abbiamo anche bisogno di guadagnare dei soldi. Fa’ che resistiamo alla tentazione di credere che essi siano tutto. Donaci la grazia della libertà del cuore e la sapienza di capire che essere attaccati al denaro è essere attaccati al niente, che non ci salva dalla morte e non compra la vita eterna. Come tu ti sei fatto povero per farci ricchi, rendici appassionati dei poveri. Concedici in questo giorno la gioia di compiere un gesto d’amore. Amen. 

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  102. Anonimo19/10/19

    per i soldi si arriva a fare cose orribili... come svegliarsi la mattina presto per andare al lavoro!

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  103. Anonimo22/10/19

    L’OBSOLESCENZA PERCEPITA
    Esiste inoltre la subdola obsolescenza percepita. La pubblicità e le mode, indotte da furbe strategie di marketing, rendono precocemente vecchio un prodotto ancora funzionante, per invogliare il consumatore ad acquistarne una versione più nuova e magari solo con poche funzionalità in più.
    Questo non succede solo con gli strumenti elettronici ma anche con la maggior parte dei beni, come abiti, scarpe, tendaggi, accessori, etc. Un tempo i prodotti erano concepiti per esistere per sempre, ma la voglia di guadagnare sempre più e l’inflessione dei mercati hanno creato questo circolo vizioso. Una subdola strategia a danno dei tanti per l’arricchimento di pochi.
    (Decrescita Felice)

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  104. Anonimo6/2/20

    Usiamo il nostro tempo per stare il più possibile con le persone che amiamo e basta.
    Impariamo a custodire questo bene e a dirigere i nostri sforzi verso chi ci vuole bene, non in funzione delle cose che desideriamo:

    • Tornare a casa presto dal lavoro e giocare con i propri figli
    • Cucinare insieme alla propria compagna (o compagno)
    • Fare qualche attività manuale insieme
    • Andare a trovare i parenti anziani, che sono soli e hanno bisogno di sentirsi amati
    • Trascorrere del tempo con i propri genitori (siamo i loro figli, ci amano, vogliono vederci spesso!)
    • Passeggiare con un amico/a
    • Costruire qualcosa da donare
    • Visitare posti nuovi e incontrare persone diverse
    • Trascorrere del tempo con i propri fratelli/sorelle
    • Oziare

    Tratto dal libro “Smettere di Lavorare” di Francesco Narmenni

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  105. Anonimo24/7/20

    "Dopo il non far nulla io non conosco occupazione per me più deliziosa del mangiare, mangiare come si deve, intendiamoci. L’appetito è per lo stomaco ciò che l’amore è per il cuore."
    G. Rossini

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  106. Anonimo18/9/20

    il vero degrado è lavorare tutta la vita

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  107. Anonimo15/3/21

    oggi il mio datore di lavoro è arrivato con una Lamborghini e io gli ho detto: wow, che macchina!!!!
    lui mi ha risposto: se lavorerai con serietà, costanza e facendo molti extra, vedrai che l'anno prossimo me ne comprerò un'altra.

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  108. Anonimo25/3/21

    La Spagna sperimenterà la settimana lavorativa da 4 giorni senza riduzione di stipendio.

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  109. Anonimo24/4/21

    La mattina non puoi sempre alzarti e correre,
    ricordati che non sei né un leone né un gazzella...
    e c'hai pure una certa età!

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  110. Anonimo12/5/21

    Quando ero giovane ero povero.
    Ma dopo decenni di duro lavoro, non sono più giovane.

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  111. Anonimo14/7/21

    Faccio due lavori per poter mantenere una famiglia che non vedo mai per il troppo lavoro.

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  112. Anonimo4/2/24

    - Dai entra in straordinario sabato, siamo indietro con la produzione
    - Mi sono perso la parte in cui questo è un mio problema!

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  113. Anonimo20/10/24

    Come comportarsi a Lavoro
    - Cerca di dare una buona impressione assolutamente i primi tempi. Spesso è quella che rimane impressa. La maggior parte dei consigli elencati, mettili assolutamente in pratica soprattutto nei primi giorni
    - Porta dolcini per festeggiare assunzione, nuovo reparto…, se capiti al bar offri tu i primi tempi…
    - https://www.didatticagenzialighieri.it/come-comportarsi-a-lavoro
    - https://www.wikihow.it/Comportarsi-al-Lavoro
    - Fatti un’ottima reputazione in modo che quando chiederai qualcosa ti sarà data
    - Successivamente impara quando devi dire SI e anche quando devi dire NO
    - Lascia perdere la carriera... a meno che non serva per migliorare la qualità di vita durante le ore di lavoro (es. trasferimento in reparti più tranquilli...). Spesso invece serve solo per avere un aumento e un ruolo con più responsabilità. Ma valuta bene se l'aumento compensi tutte le ore in più di lavoro (per fare carriera e quelle dopo quando sarai promosso) e le rogne del nuovo incarico.

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  114. Anonimo23/10/24

    Quando l'unica legge diventa il calcolo del guadagno a fine giornata, allora non si hanno più freni ad adottare la logica dello sfruttamento delle persone: gli altri sono solo dei mezzi.
    Non esistono più giusto salario, giusto orario lavorativo, e si creano nuove forme di schiavitù.
    Papa Francesco

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