La Psicoanalisi

Questo post è dedicato alla Psicoanalisi.

Attualmente è meno praticata nella terapia per il trattamento dei disturbi psichici
ma, secondo una tabella comparativa, risulta più efficace della diffusa psicoterapia cognitivo-comportamentale.

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NB: Questo post è solo un’informativa. In caso di problemi di salute, bisogna sempre rivolgersi ai medici (in questo caso uno Psicoterapeuta) e vanno sempre fatte le cure mediche ufficiali.

21 commenti:

  1. Anonimo25/2/17

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    La Psicoanalisi
    La psicoanalisi
    nasce per curare determinati disturbi mentali attraverso l'indagine dell'inconscio del paziente.

    L'inconscio rappresenta tutti quei prodotti della psiche che non raggiungono la coscienza, dove si situano i contenuti della coscienza rimossi.

    Lo stato più profondo, l'inconscio, è considerato la sede di desideri, impulsi e ricordi dimenticati o meglio, "rimossi". Secondo questa teorizzazione l'inconscio "spinge" per la realizzazione di tali desideri/impulsi, secondo quello che è detto "principio di piacere" (un principio di azione e ideazione basato sul soddisfacimento, anche tramite forme indirette, del desiderio sessuale).

    Il preconscio è posto tra l'inconscio e la coscienza. Anch'esso contiene ricordi di esperienze passate dell'individuo. Ciò che distingue il preconscio dall'inconscio è quanto segue: se vuole, il soggetto può riportare alla coscienza i ricordi contenuti nel preconscio (può essere necessario un certo sforzo per ricordare); invece, non è possibile volontariamente e spontaneamente riportare alla coscienza contenuti che sono stati "gettati" nell'inconscio.

    L'ultimo stato della mente è la coscienza (o sistema conscio), i cui contenuti sono immediatamente accessibili. Essa si basa sul "principio di realtà" (le cui azioni e ideazioni sono date confronto con la realtà esterna e con i suoi principi e valori) e segue le logiche del "processo secondario", che tramite processi logici e razionali permette un corretto adattamento alla realtà esterna.

    L'inconscio non è soggetto alla stessa critica razionale alla quale, invece, vengono sottoposte le idee del sistema conscio. Pertanto, i desideri inconsci godono di una "forza" enorme rispetto alla volontà della persona.

    Si può dire che la pratica psicoanalitica consista, in definitiva, in questo: nel cercare di portare alla coscienza i desideri e i ricordi inconsci che influenzano la vita della persona. Portare alla coscienza questi contenuti ha due effetti:
    • da un lato, essi vengono "tolti" dal sistema inconscio, per cui perdono la grande influenza che essi prima avevano nella vita psichica dell'individuo;
    • dall'altro, essi possono ora essere sottoposti alla critica razionale caratteristica del sistema conscio, per cui è facile per il soggetto tenere questi impulsi "sotto controllo".
    [CONTINUA]

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  2. Anonimo25/2/17

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    In ognuno (nei soggetti "sani", così come nei soggetti "malati"), esistono dei conflitti tra pulsioni e forze inconsce di vario tipo. Pulsioni inaccettabili per la mente cosciente vengono rimosse, mentre pulsioni che vengono ritenute pericolose per il soggetto vengono fermate con l'ausilio dei cosiddetti meccanismi di difesa.

    Pur restando inconsci, questi conflitti possono spesso manifestarsi tramite degli "indizi indiretti", che è possibile cercare di interpretare da una prospettiva psicoanalitica. Tali indici di conflitto, nella teorizzazione freudiana, possono includere i lapsus, le dimenticanze, gli errori di distrazione, i sogni, e ogni tipo di produzione creativa della persona (ad esempio, l'attività artistica e quella intellettuale, tramite processi di sublimazione);

    Se durante la vita di una persona si verifica un evento accompagnato da un'intensa portata emotiva, che in quel momento il soggetto non è psichicamente in grado di fronteggiare, allora l'esperienza risulta "traumatizzante" per la persona stessa.

    Secondo la prima topica freudiana, per non risultare "schiacciato" dall'intensità delle emozioni, il soggetto, servendosi dei meccanismi di difesa, rimuove l'intera esperienza e soprattutto le emozioni vissute, "spostandole" nell'inconscio.
    Le emozioni rimosse mantengono sostanzialmente intatta la loro forza, anche a distanza di tempo, e possono "operare" dall'inconscio influenzando alcuni aspetti della vita psichica della persona.

    I contenuti rimossi vengono mantenuti nell'inconscio da quelle che Freud chiama resistenze, che hanno lo scopo di impedire che il materiale che un tempo era ritenuto pericoloso per il soggetto possa "riemergere" in futuro.

    È possibile che alcuni conflitti restino non risolti. Se qualcuno di essi è particolarmente forte, e se il soggetto ha attraversato in passato una o più esperienze traumatiche di sufficiente intensità, il conflitto può legarsi a queste ultime. Se questo avviene, allora sorge un processo psicopatologico con i suoi relativi sintomi, che non sono altro che espressioni del conflitto inconscio "in tema" con l'esperienza traumatizzante.

    Si noti che per Freud le emozioni rimosse nell'inconscio costituiscono semplicemente una "predisposizione" alla malattia, mentre la malattia stessa è data dalla compresenza di tali emozioni e di conflitti non risolti (e sufficientemente attivi), che riescano a legarsi a esse in qualche modo. Sono questi ultimi che "alimentano" la problematica psichica e la relativa sintomatologia. Secondo le teorie originarie di Freud, dunque, la malattia mentale non è altro che un'espressione di conflitti inconsci, opportunamente "mascherati" secondo precise modalità di funzionamento dei meccanismi di difesa.

    D'altra parte, anche le altre manifestazioni psichiche sopra menzionate - lapsus, dimenticanze, sogni, produzione creativa, ecc. - ricadono in questa definizione; è per questo che si è affermato che la differenza tra soggetto "malato" e "sano" è solo quantitativa e non qualitativa: la differenza sta nell'intensità e struttura dei conflitti inconsci che la persona si trova a dover fronteggiare, e nel modo con cui questi conflitti si esprimono.
    [CONTINUA]

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  3. Anonimo25/2/17

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    Nell'originario "modello pulsionalista classico", secondo Freud la malattia mentale è causata dalla compresenza di due fattori:
    - esperienze particolarmente traumatiche vissute in passato e successivamente rimosse (e che risultano legate più o meno direttamente ai sintomi);
    - conflitti tra forze inconsce di vario tipo (e che sono la vera "causa attiva" della malattia).

    Il lavoro psicoanalitico è dunque finalizzato a permettere un'analisi, rielaborazione e integrazione degli effetti e delle rappresentazioni coinvolte nella dinamica conflittuale intrapsichica, con l'obbiettivo di ristrutturarne gli equilibri, riducendo o eliminando l'eventuale sintomatologia correlata.

    Sigmund Freud e i suoi allievi, tra cui sua figlia Anna Freud, indagarono su fenomeni psichici apparentemente contraddittori, come ad esempio le risposte a conflitti tra motivazioni opposte, gli auto-inganni o i falsi moralismi, interpretandoli come meccanismi di difesa. Ad esempio, l'uomo che nega a sé stesso certe rappresentazioni mentali disturbanti lo farebbe per ottenere il vantaggio di non provare angoscia. Oppure, l'emergere di certi atteggiamenti moralistici può in alcuni casi essere interpretato come la conseguenza funzionale di un senso di colpa per azioni ritenute "riprovevoli", o della trasformazione di pulsioni sessuali represse o deviate dal loro oggetto naturale.

    Tra le tecniche di accesso ai contenuti inconsci troviamo anche quella delle libere associazioni. Si chiede al paziente di rinunciare volontariamente, per quanto gli riesce, alla censura cosciente e di esprimere liberamente i suoi pensieri, sentimenti, speranze, sensazioni, idee, senza badare se gli sembrano sgradevoli, insensati, non pertinenti o non rilevanti. L'ipotesi alla base di questo processo è che il paziente, trovandosi in uno stato di relativa comodità fisica (da qui l'introduzione del lettino in analisi) e lasciando vagare la mente, riduca la pressione delle difese che non permettono ai contenuti inconsci di venire alla luce.

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  4. Anonimo26/2/17

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    Psicodinamica

    La psicologia dinamica ha come fondamentale e originario punto di riferimento concettuale la teoria psicoanalitica di Freud. Occorre notare tuttavia che non è possibile far coincidere la psicologia dinamica con tutti i principi enunciati da Freud. Infatti, pur partendo dal paradigma freudiano, autori successivi hanno ad esso apportato modifiche di vario genere.

    Teoria di Janet è concetto di idee fisse
    Eventi traumatici possono incistarsi nella vita psichica dell'individuo sviluppando progressivamente nel tempo una serie di convinzioni e di comportamenti legati tra loro da una logica sotterranea che ha preso spunto dal fatto traumatico sepolto nella vita passata dell'individuo.
    Certi sintomi isterici sono collegati appunto alle idee fisse subconsce che hanno un'esistenza autonoma, come se fossero frammenti scissi della personalità del paziente. Recuperare la memoria dei fatti che hanno dato origine alle idee fisse è un'impresa assai complessa e non basta, secondo l'Autore, che i fatti traumatici vengano ricordati per eliminare le idee fisse e i sintomi, occorre che nel paziente si crei una convinzione opposta.
    A questo scopo il metodo prescelto è l'ipnosi perché durante lo stato ipnotico il paziente può risalire all'origine traumatica delle sue idee fisse, rivivere l'evento che le ha determinate e può recepire delle suggestioni finalizzate a cambiare il suo ricordo dell'evento.

    I sogni
    Freud ha compreso infatti che i sogni sono «la via maestra alla conoscenza della vita mentale inconscia»

    Anche il sogno, che è considerato da Jung, così come da Freud, la via regia all'inconscio, cioè il suo versante di maggiore accessibilità, per diventare effettivo spunto di cambiamento del soggetto, necessita di una disponibilità da parte della coscienza a confrontarsi con l'inconscio, che va al di là della semplice interpretazione riduttiva delle rappresentazioni di quest'ultimo.

    Jung ci offre una definizione molto semplice e chiara del sogno, richiamandone anche la differenza dalla teoria freudiana: «Di contro alla nota opinione di Freud sulla natura del sogno, che sarebbe un soddisfacimento di desideri», Jung lo considera infatti come «un'autorappresentazione spontanea della situazione attuale dell'inconscio espressa in forma simbolica», i cui vari elementi, come i personaggi che vi appaiono, rappresentano complessi, aspetti della personalità del sognatore e il cui scenario deve complessivamente essere ricondotto alla sua concreta e attuale situazione di vita. La fenomenologia del sogno è secondo Jung assai variegata, per cui risulta difficile ricondurre tutta la produzione onirica ad un unico aspetto, come ha tentato di fare Freud: i sogni possono esprimere desideri ma anche timori, possono dare un quadro della situazione di vita del sognatore, possono essere premonitori, profetici, di avvertimento o addirittura avere un carattere parapsicologico, possono avere un valore letterale o metaforico, tutti aspetti che invitano ad un'estrema cautela quando ci si accinge ad interpretarli.
    «affiorano in chi sogna, se non altro per allusioni, tutti i punti di vista che durante il giorno sono stati considerati troppo poco o non lo sono stati affitto, cioè quei punti di vista che erano relativamente inconsci» ovvero vengono individuate le intuizioni offerte dal sogno alla considerazione cosciente.
    «Il sogno ci trasmette quindi in linguaggio metaforico, ossia in un'evidente rappresentazione sensoriale, pensieri, giudizi, concezioni, direttive, tendenze, che a causa della rimozione o per semplice ignoranza erano inconsci»

    Un principio fondamentale è che per comprendere un sogno sono necessarie le associazioni che sul sogno vengono fatte dal paziente. Il terapeuta dovrebbe quindi evitare di assumere un atteggiamento onnisciente spiegando ciò che un sogno significa, senza prima ascoltare i commenti del paziente. È consigliabile quindi rimandare l'interpretazione finché il paziente non ne ha commentato i contenuti.

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  5. Anonimo26/2/17

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    Sogno ad occhi aperti

    Il sogno ad occhi aperti può creare molto più imbarazzo di quanto non lo creino i sogni notturni. La fantasia è uno dei mezzi principali a cui ricorriamo per adattarci alle delusioni della realtà. Essa ci fornisce gratificazioni sostitutive per i desideri che rimangono insoddisfatti nella nostra vita. Alcune fantasie sono consce, ed hanno una trama precisa. Spesso influenzano la nostra vita con modalità che possono sfuggire alla nostra comprensione. Altre fantasie, invece, sono inconsce e possono emergere solo attraverso il lavoro terapeutico.

    Le fantasie erotiche hanno un ruolo centrale nella vita della psiche umana e vengono esplorate in terapia perché contengono temi che vanno oltre la sessualità. Essi rappresentano finestre che si aprono su relazioni oggettuali interne, conflitti inconsci e traumi del passato. Poiché la fantasia è onnipresente, il terapeuta sarà immerso nelle fantasie del paziente in ogni momento della terapia. Esse sono strettamente connesse con quello che Luborsky ha indicato come "tema relazionale conflittuale centrale": esso coinvolge un bisogno o un desiderio in conflitto con una funzione di controllo dell'io o del super io.

    Per Freud invece il bisogno di fantasticare dell'uomo permane come residuo dell'onnipotenza infantile ma la fantasia allontana dalla realtà. La fantasia è per Freud un moto regressivo dietro al quale agisce il principio di piacere, è quindi una strategia difensiva volta ad eludere il principio di realtà. Freud scrive «l'uomo felice non fantastica mai; solo l'insoddisfatto lo fa. Sono desideri insoddisfatti le forze motrici delle fantasie, e ogni singola fantasia è un appagamento di desiderio, una correzione della realtà che ci lascia insoddisfatti»

    Il confronto con l’inconscio
    Come Jung ripete instancabilmente, solo dal continuo confronto dialettico con le compensazioni e correzioni dell'inconscio, solo attraverso la continua integrazione delle percezioni inconsce, che non sono entrate ancora nello scenario cosciente perché comportano modificazioni sostanziali di schemi e atteggiamenti coscienti, l'individuo può realizzare pienamente le sue capacità di affrontare situazioni di vita nuove e difficili e può evitare di entrare in conflitto con le richieste più sottili e meno visibili della vita o con quelle del suo inconscio. Alla tesi dell'attività compensatoria dell'inconscio, è complementare l'altra tesi fondamentale, cioè che quella attività sia orientata finalisticamente, abbia quindi come meta la trasformazione del soggetto, troppo centrato sulle sue certezze coscienti, in un soggetto più aperto alla modulazione dei suoi stati interiori e dei suoi orientamenti in relazione ai cambiamenti della realtà esterna e alla complessità delle sue esperienze di vita.
    Questa modalità di rapporto dialettico tra coscienza e inconscio fu sperimentata personalmente da Jung nel momento più difficile ma anche più creativo della sua esistenza.

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  6. Anonimo26/2/17

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    Proporre forme più mature di difesa

    Le azioni del terapeuta volte a modificare progressivamente il pattern di difese disadattive del paziente sono:
    a) Riconoscere il momento in cui il paziente entra in una sorta di atteggiamento automatico in cui agisce il meccanismo della difesa, quindi un atteggiamento che produce risposte automatiche prive di riflessione e non adeguate alla situazione.
    b) Stimolare nel paziente lo sviluppo di una funzione autoriflessiva, cioè l'attività di un Sé osservatore.
    c) Proporre risposte pensate e volontarie al posto di risposte automatiche.
    d) Proporre forme più mature di difesa.
    e) Aiutare il paziente a creare un più ampio repertorio di coping.

    Difese primitive: scissione, identificazione proiettiva, proiezione, diniego, dissociazione, idealizzazione, ACTING OUT, somatizzazione, regressione, fantasia schizoide.
    Difese nevrotiche: introiezione, identificazione, spostamento, intellettualizzazione, isolamento dell'affetto, razionalizzazione, sessualizzazione, formazione reattiva, rimozione, annullamento retroattivo.
    Difese mature: umorismo, repressione, ascetismo, altruismo, anticipazione, sublimazione.

    Autoipnosi
    Si deve intendere per trance autoindotta, anche definita come autoipnosi, uno stato di ipnosi che il paziente si induce da solo, mediante progressivi esercizi di rilassamento. Perché possa attuarsi è necessario che il soggetto sia capace di raggiungere una certa profondità di trance, che implichi almeno catalessia e qualche altro fenomeno ipnotico, mediante un processo spontaneo e attivo di immedesimazione riproduttiva, di monodeismo suggestivo e di ideoplasia controllata.

    L’autoipnosi spontanea'' è stata ritenuta un fenomeno di grande importanza terapeutica; dopo le autoipnosi spontanee di una paziente, durante le quali ella rievocava innumerevoli ricordi, avveniva la remissione di alcuni sintomi. Secondo lo stesso autore queste ''autoipnosi terapeutiche'' erano per qualche verso simili a quegli ''stati ipnoidi'', indotti da episodi più o meno traumatici, ai quali, a suo avviso, si poteva ricondurre l'origine della malattia.

    Partendo da questa considerazione, sostiene pertanto, che l'attivazione di un meccanismo di difesa, implicando comunque un processo di dissociazione, potrebbe comportare uno stato autoipnotico; egli sostiene, inoltre, che << un comportamento definibile come stato autoipnotico sia, quindi, il correlato esteriore di un'attivazione di processi interni. Questi possono avviarsi in due direzioni opposte: l'una motivata da esperienze dolorose e connessa ad esigenze di difesa, potrebbe avere effetti patogeni legati a meccanismi dissociativi; l'altra, viceversa, facilitata da stimoli rilassanti e da una relazione empatica.

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  7. Anonimo26/2/17

    COME INTERPRETARE I SOGNI
    La tecnica per interpretare i sogni e dare significato alla simbologia delle visioni oniriche attraverso la psicologia dei sogni teorica e pratica sia di Freud che di Jung.
    1. Scrivere il proprio sogno su un foglio bianco;
    2. Annotare le sensazioni lasciate dal sogno al risveglio;
    3. Cerchiare i simboli predominanti presenti nel sogno, es. animali, oggetti, persone, luoghi;
    4. Rileggere il sogno e annotare le emozioni che vi hanno pervaso nel sogno;
    5. Tentare di dare un proprio significato al simbolo cerchiato attraverso la tecnica psicoanalitica delle libere associazioni;
    La libera associazione consiste nel nominare la prima cosa che viene in mente […] pensieri, emozioni, ricordi che fluiscono alla mente liberamente, senza vergogna, né razionalizzazione.
    6. Rifletti sul significato della simbologia cercando un riferimento nella vita passata, presente o futura;
    7. Se la tecnica delle associazioni libere non ha portato risultati o pensi di non aver realizzato un'interpretazione soddisfacente, puoi aiutarti o confrontarti con www.sognipedia.it che contiene il significato dei simboli e l'interpretazione dei sogni dalla a alla z, sia oggettiva che generalizzata di molti dei sogni più comuni.

    PRIMA DI INTERPRETARE UN SOGNO - DA TENERE A MENTE
    Escludendo quelli più comuni, il significato dei sogni in generale è comprensibile solo con un'analisi soggettiva, attenta e minuziosa poiché i sogni sono correlati con la vita quotidiana del sognatore che guarda alle relazioni con se stesso, con le persone e con il mondo.

    COS'è UN SOGNO? - IL SIGNIFICATO DEI SOGNI
    Secondo Freud ogni sogno è un desiderio nascosto ma Jung ci ha dimostrato che non è così la maggior parte delle volte, infatti, il sogno può essere una rilettura di un episodio o di un evento della nostra vita, può costituire un punto di vista che il sognatore non aveva preso in considerazione nella sua vita cosciente riguardo una persona o un fatto, possono essere, anche se raramente, sogni premonitori, altre volte sono sogni archetipici, figure dell'inconscio collettivo rintracciabili non soltanto in tutti i tempi e in tutti i paesi, ma anche nelle fantasie, nelle visioni e nelle idee illusorie del genere umano.

    COME RICORDARE I SOGNI - IL DIARIO DEI SOGNI
    L'esercizio migliore per allenare la mente a ricordare i sogni è quello di tenere un diario dei sogni sul quale scrivere al risveglio il sogno appena fatto. Questo ci permette di avere un filo sequenziale delle visioni oniriche con la possibilità di monitorare interi periodi della nostra vita attraverso il significato dei sogni. Il diario dei sogni è utile non solo per noi stessi ma anche nel caso in cui dovessimo avere la necessità di una seduta con lo psicologo.

    Prendi nota anche:
    - i tuoi lapsus
    - se hai l'abitudine di fare disegni o altri lavori artistici, descrivili nel quaderno
    - i tuoi moralismi

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  8. Anonimo27/2/17

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    Psicoterapia Ericksoniana

    La Psicoterapia ericksoniana è una forma di psicoterapia che deriva dal lavoro clinico di Milton H. Erickson e che basa una parte significativa della sua operatività sull'uso di specifiche tecniche ipnotiche.

    L'ipnosi è un metodo che viene utilizzato anche in altre psicoterapie.

    L'ipnoterapia ericksoniana, o psicoterapia ericksoniana, viene definita anche "psicoterapia breve" (si deve proprio a Erickson il primo uso di questa locuzione).

    Si basa su alcuni assunti teorici:
    - Il paziente è un individuo unico e pertanto unico sarà l'approccio utilizzato per curare il paziente (tailoring).
    - L'inconscio di ciascun individuo è pieno di risorse per risolvere i problemi del vivere quotidiano; le persone sono considerate capaci di autoguarirsi e autocorreggersi, se riescono a sfruttarle.
    - Qualche individuo ha bisogno di aiuto per risolvere i propri problemi e guarire dai propri sintomi; per poterlo fare, qualche volta una persona deve prima imparare delle nuove abilità o deve orientare la propria attenzione verso nuovi modi di vedere le cose o di pensarvi.
    - I sintomi ed i problemi comportamentali sono frutto di un'inadeguata relazione tra mente conscia e mente inconscia.
    - L'attività psicoterapeutica dell'ericksoniano è principalmente orientata alla risoluzione dei sintomi o dei problemi comportamentali portati nel setting dal paziente.

    La Tabella Comparativa della Meta-Analisi di Smith, Glass e Miller, confermerebbe che la psicoterapia ipnotica ericksoniana sarebbe da considerarsi come una delle psicoterapie più efficaci:
    1. Psicoterapia ipnotica eriksoniana: media: 1,82 - dev. standard: 1,15 - punto z: 0,776 - percentile: 78
    2. Psicoterapia cognitivo-comportamentale: media: 1,13 - dev. standard.: 0,83 - punto z: 0,224 - percentile: 59
    3. Terapia psicodinamica: media: 0,69 - dev. st. 0,50 - p.z: 0,128 - perc.: 45
    (ho elencato solo le prime 3)

    Molti pensano che l'ipnosi sia pericolosa perché fa perdere il contatto con la realtà. A questo proposito potrebbe essere interessante chiedersi se "c'è qualcuno che vive nel mondo reale?" Non avete mai visto come le persone vivano in una loro trance? Come continuino ad esperire fenomeni ideodinamici (un'idea o un pensiero che si trasforma in azione)? Come proiettino contenuti interni sul mondo esterno? Come immaginano e rappresentano nello spazio le loro esperienze interne? Come siano schiave di monoideismi (comportamento di persona nella quale un’idea sembra imporsi sulle altre, restringendo il campo della coscienza; si ritrova in certe forme di suggestione, di isterismo, di depressione psichica, disturbi ossessivo/compulsivi, quando domina una sola idea, o ricordo, o immagine)? E le suggestioni post-ipnotiche come le profezie che si autodeterminano e gli schemi stimolo risposta delle fobie? E quante volte siamo regrediti davanti a qualche figura autoritaria? E come abbiamo osannato quel particolare leader politico o quel particolare cantante? L'ipnosi ci consente di superare un pregiudizio piuttosto radicato, ci consente di studiare il modo in cui il "mondo reale" viene costruito tramite i nostri processi neurofisiologici mentali e sociali. Tramite l'ipnosi possiamo utilizzare coscientemente tali "regole" per definire una nuova realtà condivisa in cui superare le limitazioni apprese.

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  9. Anonimo27/2/17

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    Tramite l'ipnosi inoltre è possibile risalire a vari tipi di memorie dissociate come i ricordi traumatici o le memorie coorporee. In genere per rievocare questo tipo di memorie, che non fanno parte della memoria dichiarativa, si chiede al soggetto di concentrarsi su una sensazione e risalire al primo momento in cui si è verificata (cercando quindi di aggirare la rammemorazione (ricordo) linguistica tramite un'ancora cenestesica (sensazione).

    La risoluzione di un trauma, di un sintomo, di una patologia, di un problema, di una nevrosi sembra essere il frutto di una rielaborazione che produce una nuova serie di associazioni che permettono di integrare in modo costruttivo anche le esperienze "negative".
    Se invece una esperienza non viene "digerita" l’informazione acquisita, completa di immagini, suoni, odori, sensazioni ed emozioni rimane come bloccata e il materiale resta conservato nella sua forma originale disturbante ed eccitatoria, non rispondendo al fluire del tempo.
    Si crea spesso una sorta di rete mnestica poiché il trauma non rimane isolato ma si lega a una catena di altri traumi simili o con episodi minori che traggono tutta la loro carica emotiva dal trauma originale.
    Spesso questa rete di associazioni può variare, non è necessario infatti che gli episodi siano simili basta un isomorfismo (corrispondenti), così il ricordo di un incidente di auto può associarsi con un aggressione sessuale, poiché alla base vi è lo stesso tipo di cognizione: "Sono impotente". Oppure possono essere simili le sensazioni provate o il tipo di emozione: il fallimento di un’azienda può essere legata alla stessa sensazione di disperazione provata all’abbandono da parte di un genitore.
    La risoluzione del trauma può avvenire quando l’informazione disturbante, precedentemente isolata, viene messa in contatto e si lega con altre reti neurali, con le informazioni adattative e le risorse attualmente possedute.
    Spesso nella catarsi (processo di liberazione da esperienze traumatizzanti o da situazioni conflittuali, ottenuto col far riaffiorare alla coscienza dell'individuo gli eventi responsabili, rimuovendoli dal subconscio) l’elaborazione dell’informazione si manifesta attraverso cambiamenti submodali su uno o su tutti i sistemi rappresentazionali e determina una ristrutturazione delle cognizioni negative.
    Ad ogni modo occorre ricordare che l’intervento Ericksoniano non si limita al piano intrapsichico perché per una perfetta riuscita la ristrutturazione deve essere ecologica, deve cioè tener conto anche della rete di relazioni nella quale l’individuo come nodo della rete autopoietica in cui si situa.

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  10. Anonimo27/2/17

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    Pensate a quella bambina che ha paura dei cani, una terribile paura dei cani, specialmente di quel cane marrone grande e grosso. Ha un vero terrore dei cani e del loro abbaiare. Voi senz'altro scoprirete tutto il possibile sulle sue paure e non ne screditerete alcuna. Dovete incentrare la sua attenzione sempre più su quel morso che quel cane marrone grande e grosso le ha dato al ginocchio; sul morso che le ha dato al viso; al fatto che il cane non abbaiava quando l'ha morsa al viso; non abbaiava quando l'ha morsa al ginocchio; che era un cane grosso, non un cane piccolo; che era un cane marrone grande e grosso, non un piccolo insignificante cane nero. E indirizzate costantemente la realtà della bambina verso il cane marrone grande e grosso che l'ha morsa; su quell'unico cane che l'ha morsa al viso e l'ha morsa al ginocchio. Prendete la sua reazione fobica totalizzante, globale verso i cani in generale e la restringete [sino al cane che l'ha morsa effettivamente]. Chiedendo alla paziente di chiarirvi la sua esperienza della realtà [state compiendo un passo importante verso la risoluzione del sintomo]. Nel momento in cui vi parla di quel cane marrone grande e grosso riduce il suo problema fino al punto di potervi dire che quel cane marrone grande ma dalle zampe corte è un bel cane, perché non è un cane marrone grande e grosso. [Gradualmente potete aggiungere ulteriori distinzioni sino a che la fobia generalizzata non sia ricondotta alla paura originale, che non è più un problema poiché nessuna realtà attuale può collimare esattamente col passato].

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  11. Anonimo27/2/17

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    Autoipnosi

    Le fasi di Instaurazione e utilizzazione in autoipnosi Tante persone che cercano di entrare in trance autoipnotica dicono a se stesse: "Adesso entrerò in trance autoipnotica, e genererò una anestesia della gamba perché mi fa male lì. Andrò in trance auto-ipnotica, e instaurerò anestesia". No, è del tutto sbagliato.
    Dovete innanzitutto instaurare la trance autoipnotica, e poi, dopo averla instaurata, passare alla sua corretta utilizzazione. Non dovete cercare di fare entrambe le cose insieme. Vi è sufficiente essere consapevoli a livello conscio che state per entrare in trance autoipnotica, e poi sapere che potete semplicemente aspettare passivamente e lasciar succedere le cose.
    Chi è affetto da insonnia sta a letto e dice: "Adesso devo addormentarmi — devo addormentarmi — devo riposare un po' — devo addormentarmi — devo addormentarmi — DEVO RIPOSARMI UN PO' -HO BISOGNO DI UN PO! DI RIPOSO! ". E che succede? Rimane del tutto sveglio. Rimane del tutto sveglio perché sta dicendo continuamente a se stesso che cosa deve fare. Invece la persona furba che vuole una buona notte di sonno dice: "Bene, eccomi a letto, e domattina mi sveglierà". Lascia semplicemente che sopravvenga il sonno. Ed è abbastanza certo che il sonno verrà.
    Se volete imparare l'autoipnosi dovete sedervi tranquilli in poltrona, sistemarvi comodamente, e poi dire a voi stessi: "Bene, eccomi qui. Ho a mia disposizione due ore almeno, e mi chiedo quanto tempo passerà prima che io sprofondi in una trance autoipnotica. Dev'essere interessante". E poi dovete aspettare passivamente, tranquillamente e comodamente, perché sapete che quando verrà il momento giusto vi sveglierete dalla trance autoipnotica.
    Cosi dovete essere molto tranquilli al riguardo. Non dovete fare come la persona che soffre di insonnia. Non dovete cercare di costringere voi stessi a uno stato di comportamento inconscio agendo dal livello conscio.

    Io di solito parto dal presupposto che il paziente instaurerà quel livello di ipnosi che gli è necessario. Il paziente di solito avverte questa fiducia e reagisce di conseguenza, ma quando non lo fa, mi rendo conto che forse ha bisogno d'un po' più di esercizio, perché ognuno di noi ha velocità di apprendimento diverse. E lo faccio anche notare al paziente che è un po' deluso, o che è moltissimo deluso, e che si lamenta con me: "Non ho ottenuto granché. A dire il vero, penso di non aver ottenuto un bel nulla". E la mia risposta è: "Be', sa, l'ipnosi è un fenomeno di comportamento inconscio. Io non mi aspetterei davvero che lei abbia piena consapevolezza conscia di ciò che ha ottenuto, perché buona parte di ciò deve rimanere del tutto nella sua mente inconscia'.
    Cosa ho fatto? Ho messo il paziente in un doppio legame: deve riconoscere che l'ipnosi è un fenomeno inconscio, e non può certo confutare l'argomentazione logica per la quale non possiamo essere consapevoli a livello conscio di ciò che facciamo a livello inconscio. E cosi faccio nascere in lui molti dubbi circa l'esattezza della sua valutazione conscia "Non ho ottenuto granché". Comincia piuttosto a chiedersi: "Quanto ho realizzato a livello inconscio?". Comincia a mettere in dubbio la sua propria valutazione, ma lo fa come conseguenza indiretta delle mie parole, non perché gli abbia detto direttamente di pensare quelle cose.

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  12. Anonimo28/2/17

    Sogni Lucidi per comunicare con l’Inconscio
    I sogni lucidi sono una splendida occasione per ottenere direttamente, “dentro” il sogno stesso, la risposta alla domanda che avremmo posto ad un sogno normale.
    Il sogno lucido infatti è l’unione di conscio ( la lucidità ) e inconscio e può darti una magnifica occasione per chiedere, direttamente all’inconscio, una risposta al problema che ti sta a cuore.
    L’unica difficoltà è quella di ricordarsi della domanda, perché il sogno consapevole offre un senso di libertà e di “potere” così grande, che spesso non ci si ricorda di altro. Inoltre la lucidità ha vari gradi, e non sempre è sufficiente a far ricordare gli intenti presi prima di dormire.
    Ad ogni modo i tentativi rafforzano l’intenzione e se insisti prima o poi riuscirai a porre la tua domanda direttamente nel sogno al sogno.

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  13. Anonimo28/2/17

    Come fare Sogni Lucidi?
    L’incubazione onirica è una tecnica che si può impiegare anche per indurre sogni lucidi (cioè sogni in cui si è consapevoli di stare sognando): basta sostituire la domanda chiave con una affermazione del tipo: “Stanotte avrò un sogno lucido” oppure “Diventerò consapevole mentre sto sognando”.
    Qualunque formula va bene, se è facile da ricordare. Soprattutto è importante che tu la ripeta fino a che ti addormenti, se ci riesci, perché questo aumenta le probabilità che tu abbia un sogno lucido.
    L’incubazione onirica era talmente diffusa nell’antichità che già nel secondo secolo A. C. erano quasi trecento i templi dedicati ad Esculapio, il dio della guarigione e della medicina. In essi il malato dormiva all’interno del tempio per ricevere un sogno con funzioni guaritrici. I sacerdoti interpretavano i sogni avuti dai malati e prescrivevamo i rimedi. Ci sono pervenute moltissime testimonianze scritte sull’efficacia di questo metodo: alcune iscrizioni parlano addirittura dell’apparizione in sogno del dio Esculapio, che guariva istantaneamente il sognatore dalla sua malattia. Certamente non possiamo pensare di ricostruire oggi gli antichi riti dell’incubazione, ma possiamo attualizzarli e “modernizzarli” senza togliere nulla della loro efficacia.

    Gayle Delaney ha adattato questa antica tecnica nel suo libro “Vivi i tuoi sogni”: si tratta di una tecnica per ottenere risposte ai problemi che ti stanno a cuore. Puoi chiedere al sogno di aiutarti con pochi semplici passi.

    1. Scegliere l’argomento che vuoi far sviluppare dai sogni: scegli il problema che ti sta più a cuore e segui le istruzioni che trovi qui di seguito. Non demoralizzarti se non ricevi subito una risposta: puoi incubare un sogno per due o tre volte, prima di abbandonare le speranze di una risposta . Tieni presente poi che il sogno si esprime per simboli e non sempre da una risposta letterale alle domande che gli vengono poste; occorre quindi cercare di capire il suo messaggio prima di ritenere fallito l’esperimento di incubazione.

    2. Per incubare con successo è importante scegliere la notte giusta. L’ideale sarebbe una notte in cui hai a disposizione parecchie ore di sonno, in cui non devi svegliarti troppo presto l’indomani, per darti il tempo di ricordare i sogni e di trascriverli.

    3. Prima di dormire dedica un po’ di tempo ad esaminare la situazione che ti sta a cuore, poi cerca una frase breve, semplice, chiara, ma nello stesso tempo molto specifica, in grado di sintetizzare le tue esigenze. Prova varie frasi finché non trovi quella che rende maggiormente l’idea. Scrivi questa frase all’inizio dei fogli e metti tutto vicino al letto.

    4. Mentre ti rilassi, prima di dormire , concentra tutta la tua attenzione sulla frase-chiave o sulla domanda chiave che hai scelto e ripetila varie volte : cerca di concentrarti solo su di essa. Se riesci ad addormentarti con quella frase in mente è altamente probabile che tu faccia sogni attinenti al tuo problema.

    5. Appena ti svegli cerca di restare a letto, immobile, con gli occhi chiusi, per recuperare tutte le immagini oniriche che ricordi e affrettati a scriverle per esteso prima di alzarti, perchè possono svanire in fretta. Includi tutte le sensazioni che ti vengono in mente, i pensieri, le associazioni; poi appena puoi esamina che hai scritto. Siccome sai già a quale argomento sui riferiscono i sogni della notte, probabilmente non sarà troppo complicato comprenderli e interpretarli.

    Leggi anche:
    https://it.wikipedia.org/wiki/Onironautica

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  14. Anonimo28/2/17

    Poco ci interessa di com'è stato il nostro ambiente nell'infanzia, perché il passato è passato e non possiamo cambiarlo, ma di certo possiamo cambiare il presente.

    Il paradosso: Più ti difendi, più sei vulnerabile (e non te ne rendi nemmeno conto)

    Quando qualcuno ci attacca, subentra un meccanismo di difesa totalmente automatico sul quale tendiamo a non avere controllo, ma questo meccanismo porta via tempo ed energie, pertanto occorre imparare a governarlo.

    La prossima volta che ci troveremo in una situazione in cui ci sentiamo costretti a difenderci, prima di agire fermiamoci un secondo e poniamoci questa semplice domanda:
    "E' veramente utile che io mi difenda o è più produttivo lasciar andare oltre ed impiegare meglio tempo ed energie?“.

    Impariamo a fare in modo che gli attacchi ci scivolino addosso. Occorre imparare a fregarsene totalmente del giudizio altrui, perché è matematicamente impossibile piacere a tutti.

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  15. Anonimo13/3/17

    "Rendi cosciente l'inconscio, altrimenti sarà l'inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino"
    Carl Gustav Jung

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  16. Anonimo17/3/17

    Imparare l’Autoipnosi
    L’Autoipnosi sta ispirando un interesse crescente. Oggigiorno c’è sicuramente una maggiore informazione di come la chiave per il benessere si trovi nella Mente Inconscia : si tratti di buona salute, amore, abbondanza, o realizzazione e successo …
    il permesso ci viene dato, o negato, da quella mente profonda e misteriosa che rappresenta, dicono studi sempre più accurati in proposito, dal 95 al 97% di noi stessi.
    Imparare quindi a comunicare autonomamente con la parte che gestisce la “stanza dei bottoni” sembra essere fondamentale!
    Certo una mente così grande e dal potere praticamente illimitato ci intimidisce, davvero è possibile comunicare con lei e indurla a fare quello che ci piacerebbe, o non sarà meglio lasciar perdere per paura di fare dei danni? Fortunatamente gli studi sull’Ipnosi ci dicono che è relativamente semplice ottenere la collaborazione dell’inconscio, a patto di conoscere le nozioni di base per comunicare con esso.
    Spesso si crede infatti che basti esercitare la volontà e sforzarsi di più per raggiungere il risultato sperato. Si è visto però che questo non funziona affatto … che non basta ripetersi lo stesso suggerimento, o fare dei buoni propositi per ottenere il cambiamento desiderato. La volontà infatti è appannaggio della mente conscia, che può ben poco contro l’enorme forza dell’inconscio.

    Autoipnosi: cos’è?
    Abbiamo già detto di quanto l’essere umano praticamente si trovi quasi costantemente in uno stato alterato di coscienza, o trance, ma non riconoscendolo, non sia in grado di avvantaggiarsene (vedi articolo perché l’autoipnosi funziona). Ciò che chiamiamo “trance” non è altro che quello spazio che si verifica quando l’attenzione del soggetto è raccolta all’interno e la mente conscia si rilassa e si distrae dai suoi abituali compiti di razionalizzazione e controllo. Allora le suggestioni impartite raggiungono direttamente l’inconscio e hanno un maggiore impatto nell’influenzare aree di noi stessi che abitualmente sono fuori dalla portata della mente logica.
    Gli stati di coscienza alterata corrispondono a varchi in cui la porta dell’inconscio è aperta. L’Ipnosi e l’Autoipnosi sanno come ricreare e utilizzare lo stato di trance per stimolare l’inconscio alla realizzazione dello stato desiderato, sia esso migliorare la salute, l’umore, espandere la capacità di rilassamento, trasformare comportamenti limitanti, o portare a termine con successo un nuovo progetto.
    Con l’Ipnosi si possono indurre cambiamenti di ordine fisico, chimico, psicologico ed emozionale. Nell’Autoipnosi colui che induce lo stato alterato di coscienza è allo stesso tempo anche il soggetto che ne fa esperienza. Questo pone qualche limite alle tecniche ipnotiche che possono essere utilizzate, in ogni caso rimangono ampie possibilità di stimolare l’inconscio nella pratica personale per la realizzazione di risultati stupefacenti: ad esempio si è a conoscenza di operazioni chirurgiche anche molto complesse eseguite con la sola anestesia indotta in autoipnosi, e personalmente posso testimoniare diverse auto guarigioni ottenute unicamente con l’autoipnosi.
    L’Autoipnosi può risultare estremamente efficace se è praticata bene. Se applicata male, invece, si rivelerà qualcosa di sterile, che non dà risultati. Ecco perché è consigliato imparare l’Autoipnosi ricevendo qualche sessione di Ipnosi;è più facile fare così esperienza degli stati alterati di coscienza, che di volta in volta possono essere sperimentati in modo più o meno profondo. Questa esperienza diretta sarà utilissima, perché andrà a far parte delle memorie inconsce del corpo-mente, e potrà essere facilmente riattivata tramite l’autoipnosi.
    Vediamo ora alcuni elementi di base dell’Autoipnosi, una materia vasta e affascinante, il cui approfondimento conduce a una migliore comunicazione con l’inconscio e a risultati che a volte possiamo definire incredibili.
    [CONTINUA]

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  17. Anonimo17/3/17

    Autoipnosi, come fare: concetti base
    Esistono una infinità di tecniche di autoipnosi, perché non ce ne può essere una che vada bene per tutti. Ognuno di noi è differente, per questo, una volta masticati i primi rudimenti di comunicazione con l’inconscio, è opportuno prendersi un certo tempo per sperimentare. Si potrà così scegliere la tecnica di Autoipnosi che si sentirà di gradire di più, e che mostrerà di essere più efficace. Personalmente prediligo e insegno le tecniche che perlopiù rispondono a due criteri principali: semplicità ed efficacia. A volte utilizzo anche procedure complesse e articolate che hanno mostrato di essere particolarmente efficaci in certi casi.
    Per quanto esistano così tante tecniche, possiamo affermare che tutte si basano su un solo concetto: la concentrazione su una singola idea, o monoideismo. La concentrazione su una sola idea, su una parola o immagine, e la ripetizione, sono le chiavi per far penetrare la suggestione desiderata nell’inconscio.
    Tutti noi percepiamo il mondo attraverso i cinque sensi e in ognuno di noi esiste in modo più o meno inconscio la prevalenza di un canale sensoriale sugli altri, mentre la sensibilità degli altri quattro è presente in percentuali minori. Per alcuni sarà la vista il canale predominante, per altri la percezione cenestesica (il tatto e il sentire), oppure l’udito. Per chi è prevalentemente visuale, è più facile visualizzare immagini interiori;chi avesse la prevalenza di altri canali sensoriali può comunque imparare a visualizzare.
    Saper visualizzare è estremamente utile per comunicare con l’inconscio, così come immaginare e usare la fantasia. L’inconscio è molto sensibile ai simboli, alle metafore, alle storie, proprio come un bambino piccolo. Visualizzare e immaginare possono conferire uno straordinario potere alla suggestione, specialmente se i simboli che scegli di usare vengono da dentro di te.
    Se vuoi puoi fare subito una prova: siediti, fai qualche respiro profondo, lasciati andare e rilassati un po’… poi cerca di alzare la temperatura delle mani, magari immaginando un bel fuoco nel camino … oppure di rallentare i battiti del cuore sintonizzandoti con la lentezza di una passeggiata al mare nell’acqua alta fino alle ginocchia.
    Le immagini ci mettono facilmente in contatto con l’inconscio e fanno parte del suo linguaggio. Imparare a produrre immagini e visualizzare renderà la tua autoipnosi molto più veloce ed efficace.
    [CONTINUA]

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  18. Anonimo17/3/17

    Autoipnosi, come fare: esercizio
    Ora un semplice esercizio di autoipnosi che può iniziare a darti un’idea di come funziona il contatto con l’inconscio nel rilassamento:
    Stenditi sul pavimento con le ginocchia piegate e le piante dei piedi appoggiate a terra. Inizia a respirare profondamente, invitando ogni tensione a scivolare via con l’espirazione, e il rilassamento a espandersi. Osserva il corpo: in certe aree la tensione è più evidente che in altre. Certe zone si fanno sentire più chiaramente con sensazioni precise, altre invece le avverti lontane, come in secondo piano. Quasi certamente la tua attenzione sta fluttuando: in parte sta osservando il corpo, in parte tende a partire con associazioni di pensieri. Per esempio potresti avvertire una tensione alla schiena o in qualsiasi altra parte di cui prima non ti eri accorto, e concentrare l’attenzione in quel punto per allentare la tensione;mentre fai questo potrebbe essere che arrivi il ricordo di una situazione spiacevole che ti è capitata oggi, o una fantasia. Prendine atto, poi lasciala andare e continua a guidare l’attenzione a stare su qualunque sensazione la attragga spontaneamente.
    Questo è il principio di base dell’osservazione consapevole: armonizzare la concentrazione con ciò che attrae spontaneamente la tua attenzione. Continuando a seguire questo flusso potrai facilmente sciogliere quella tensione alla schiena o qualsiasi altra (compatibilmente con la tua situazione generale), comprese le preoccupazioni che il malessere ti può suscitare. Nel rilassamento il corpo, che è l’inconscio stesso materializzato, può rivelare intuizioni profonde e informazioni di cui non abbiamo percezione conscia.
    Scienziati, musicisti, artisti di tutte le epoche hanno fatto tesoro per le loro scoperte e creazioni, di visioni e intuizioni emerse dall’inconscio nel rilassamento o nello spazio onirico. È noto che Archimede giunse in questo modo alla scoperta della leva, e Einstein a quella della relatività. L’inconscio ci parla spesso attraverso l’intuito o percezione di quello che viene chiamato “sesto senso”: spesso gli investigatori arrivano a scoprire la verità, al di là delle apparenze, perché si lasciano guidare dal loro “fiuto”, dalle loro intuizioni e percezioni sottili. La comunicazione corpo/mente può condurre a preziosi risultati in svariati campi.
    Una volta raccolta l’attenzione all’interno (questo corrisponde a entrare in uno stato di coscienza diverso dall’abituale, in cui le onde cerebrali da theta diventano alfa), pronunciare internamente le parole che descrivono ciò che desideriamo ottenere, utilizzando sempre termini positivi, ad esempio, in combinazioni che possono variare: Fiducia e Abbondanza, Creatività e Successo, Salute e Forza … La stessa procedura con le parole prescelte (al massimo due o tre per volta) va mantenuta per almeno un mese, o più.
    [CONTINUA]

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  19. Anonimo17/3/17

    L’Autoipnosi e la potenza della suggestione
    Che la suggestione possa essere un potente mezzo terapeutico è provato dal cosiddetto “effetto placebo”. Esperimenti in cui viene somministrato un finto farmaco, come per esempio semplice acqua distillata, compiuti in “doppio cieco” (né il soggetto né il medico sanno quale sostanza sia il vero farmaco e quale un finto farmaco) hanno mostrato di portare alla guarigione in percentuali molto alte, praticamente uguali a quelle raggiunte con farmaci reali.
    Perché una semplice compressa di zucchero o un po’ d’acqua dovrebbero alleviare i dolori lancinanti di un’ulcera o di un intervento chirurgico? Ora si sa che determinate aspettative positive hanno il potere di stimolare la produzione di endorfine. L’effetto placebo è in qualche misura sempre presente in tutte le situazioni in cui vi sia un medico, un guaritore, un medicamento, una convinzione o una fede capace di ispirare profonda fiducia.
    A questo proposito ricordiamo l’esperienza di Liébault, medico condotto che nella seconda metà dell’Ottocento era uno dei pochi a utilizzare l’Ipnosi nel suo ambulatorio non lontano da Nancy. Liébault offriva ai suoi pazienti l’alternativa tra cure tradizionali a pagamento o cure gratuite con l’Ipnosi. La maggior parte delle persone sceglieva quest’ultima offerta, ed egli ebbe così modo di sperimentare con una vastissima clientela il suo particolare metodo.
    Liébault fissava il malato negli occhi e in maniera autoritaria gli intimava di dormire, questo portava velocemente il soggetto nello stato ipnotico;allora il medico impartiva la suggestione che tutti i disturbi erano scomparsi. Il metodo, sempre lo stesso, funzionava sorprendentemente per ogni tipo di patologia. Furono questi risultati a richiamare l’attenzione del Dott. Bernheim, professore di medicina interna all’Università di Nancy, che più tardi insieme a Liébault fondò la famosa Scuola di Ipnosi di Nancy.
    La suggestione può quindi scatenare vere e proprie “tempeste” chimico-umorali che spesso mostrano di essere in grado di favorire veri e propri “miracoli”. Ippocrate parlava di vis medicatrix natura: la forza risanatrice è insita nella nostra natura umana.

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  20. Anonimo17/3/17

    Un'altra tecnica di autoipnosi potrebbe essere quella di lasciare emergere immagini spontanee e fissarne una cercando di capirne il significato.

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